Diversi paesi dell’alta Irpinia si preparano ad accogliere la festività del Corpus Domini con l’ antico rito dell’Infiorata.

Se un turista venisse a fare una passeggiata per le campagne e le montagne dell’Irpinia, rimarrebbe colpito dalla quasi totale mancanza di fiori nelle nostre terre.

Da giorni, infatti, si aggirano furtivi per giardini e campi, signore, ragazze e uomini di tutte le età, in cerca di rose, ginestre e altri fiori da cogliere. Il 18 giugno sarà la domenica del Corpus Domini e si perde nella notte dei tempi l’usanza di preparare l’Infiorata per questa festività. L’infiorata è una manifestazione che prevede la creazione di quadri o lunghi tappeti di fiori o parti di essi, su cui  dovrà poi camminare la processione con l’ Ostensorio della Particula Consacrata.

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È una tradizione molto antica ed artistica che accumuna molte città del sud e centro Italia. Il primo a creare una decorazione floreale, fu Benedetto Drei, fiorista vaticano, nella I metà del XVII secolo. Egli creò dei quadri con fiori, per la festa patronale di Santi Pietro e Paolo del 29 Giugno 1625, nella basilica vaticana. Poi, suo figlio Pietro ebbe l’ intuizione di utilizzare “fiori frondati e minuzzati ad emulazione dell’opere del mosaico”. 

Successivamente, nel 1633, Stefano Speranza realizzò un altro quadro floreale, nei pressi dei castelli romani, fino a quando, a succedergli fu il Bernini che legò questa tecnica alla festa barocca. Solo nel 1778, in via Sforza a Genzano, vennero allestiti alcuni quadri floreali in onore della festività del Corpus Domini. Le due tradizioni, floreale e religiosa si fusero e d’ allora quest’usanza si diffuse in molte località italiane ed anche estere. Famosissime, nel sud, sono l’infiorate siciliane, di Cusano Mutri (Benevento) e quelle irpine, mentre all’estero si distinguono l’Infiorate dell’Oratova nelle isole Canarie e quella di Kobe in Giappone anche se non hanno un significato religioso.

Queste sono delle opere d’arte a cielo aperto. Da noi, a Montella, l’infiorata, meglio conosciuta come “Stradone”, é un appuntamento imperdibile. Si fa per casali ad anni alterni e le nonne tramandano ed insegnano alle nipoti questa tradizione. La preparazione comincia qualche giorno prima, quando si va in cerca di fiori che verranno “spenuliati”(si prendono i petali) e degli “arusci” ( foglie verdi). I petali vengono poi conservati al fresco, magari in cantine, per mantenerne intatta la vividezza. La mattinata della domenica è dedicata alla decisione di quali immagini o disegni riprodurre, naturalmente è tutto un trionfo e tributo al corpo e sangue di Cristo e al Calice Benedetto. Il pomeriggio, invece, si comincia presto ad inginocchiarsi sulla strada e a tracciare con i gessetti, le linee e i colori sulle quali bisognerà mettere i petali per creare queste bellissime decorazioni e questo coloratissimo tappeto profumato.

Il lavoro è quello degli artisti, in cui si fondono fatica, fantasia e passione. E cosa importante, si riscopre la capacità di cooperare tra persone di generazioni ed astrazioni molto diverse. Alla fine, il paese, le strade e i vicoletti diventano un unico stradone di petali, foglioline ed immagini sacre; una lunga macchia di colore, che armoniosamente unisce non solo simbolicamente i vari rioni, le persone che hanno collaborato a crearlo, quelli che vi passeranno con la processione e quelli che lo guarderanno da lontano, anche via web, come i tanti emigrati all’estero. L’ infiorata è un esempio di quanto sia artistica e pregiata la semplicità della natura. Di quanti bei doni ci siano se solo sapessimo coglierli. E da anni, con la semplice bellezza dei fiori, i nostri antenati riescono a dare un forte e prezioso tributo a ciò che hanno di più caro.

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