Ardea spiega cosa sono le fototrappole e il progetto Fototrappolaggio naturalistico nel Parco Regionale del Matese: un modo diverso di osservare la fauna
Studiare la fauna selvatica non è semplice. Le supposizioni vanno sempre provate scientificamente e un monitoraggio ben fatto è il risultato di molteplici appostamenti, di una precisa pianificazione, dello studio e della conoscenza degli habitat e delle abitudini di determinate specie. Ma soprattutto, per ottenere risultati, è necessaria una buona dose di caparbietà e perseveranza. Gli incontri programmati in natura non esistono, o meglio, possono essere il risultato di ore e ore di studio dato da prove ed evidenze. Alle volte però c’è anche chi si trova nel posto giusto al momento giusto e quindi possiamo ben dire si tratti di una gran bella fortuna.
Vi siete mai soffermati a pensare se i vostri passi hanno calpestato o saranno calpestati da chissà quale animale selvatico? Chissà quante volte avreste voluto essere al posto giusto, ma soprattutto al momento giusto per avere un incontro inaspettato. Ma come fare per sapere in nostra assenza chi possa o meno percorrere o frequentare o abitare determinate aree, percorrere determinati sentieri o giocare in determinate luoghi? In questo caso ci vengono in aiuto le fototrappole. Così, grazie al contributo del Parco Regionale del Matese, l’associazione Ardea ha attivato uno degli studi più innovativi nel campo del censimento e monitoraggio della fauna selvatica: un progetto di Fototrappolaggio naturalistico nel Parco Regionale del Matese. Il progetto, avviato già da fine inverno, vuole indagare un aspetto della fauna ancora non svelato. Nel Parco, infatti, la presenza di diverse specie è stata supposta grazie al ritrovamento di tracce e segni, ma non sono mai rimaste “impresse in un’immagine!”. Ma non si tratta solo di censire le specie presenti e valutare la dimensione della loro popolazione. Nell’era social, foto e video sono un mezzo immediato per arrivare alla popolazione, per far conoscere ai cittadini la natura, la fauna che li circonda e il valore di queste specie.
Il progetto denominato “Indagine Faunistica del Parco Regionale del Matese attraverso la tecnica del foto-trappolaggio naturalistico” è condotto dal dott. Giovanni Capobianco e si svolge all’interno dell’area protetta del Matese, al confine col Molise. Il Parco Regionale del Matese, istituito nel 1993 con LR n°33 è inserito nella rete dei Parchi nazionali, regionali e delle aree naturali protette della Campania ed è tra le realtà più importanti della regione. I suoi 33.327 ettari lo rendono, per estensione, la terza area naturale protetta più vasta della Campania. Ma la sua importanza non la si evince solo dalla sua estensione. La sua posizione geografica strategica, che segna l’inizio dell’Appennino Meridionale, e la presenza di cime montuose alte fino a duemila metri, determina un’alta diversità di ambienti: da quelli lacustri, a quelli di bosco, passando per i pascoli montani fino ai cipresseti. Una diversità ambientale che si traduce in un’alta biodiversità animale e vegetale.
E l’obiettivo del progetto è appunto proprio quello di rilevare la presenza/assenza di determinate specie elusive, difficilmente censibili e/o monitorabili a vista e delle quali non si possiedono informazioni sufficienti sulla distribuzione della popolazione. Grazie alle fototrappole si spera appunto di colmare questa lacuna e studiare specie come il Gatto selvatico (Felis sylvestris), il Lupo (Canis lupus), la Martora (Martes martes), la Puzzola (Mustela putorius), il Capriolo (Capreolus capreolus): tutte specie inserite in liste di tutela nazionale ed internazionale (Dir. Habitat, CITES, Red List IUCN). Grazie alle fototrappole, infatti, si possono registrare sia video, sia fotografie senza disturbare gli animali e con ottimi risultati. La macchina fotografica, infatti, si attiva grazie ad un sensore passivo (P.I.R.), un dispositivo ai raggi infrarossi che basa il suo funzionamento sul rilevamento termico o di movimento dello spazio inquadrato. Appena il sensore rileva una differenza di temperatura, come ad esempio un corpo caldo che attraversa il campo inquadrato, fa scattare la fotocamera. Inoltre le fototrappole sono dotate di un illuminatore IR che permette di registrare immagini e video di notte e in condizioni di scarsa luminosità mediante led infrarossi invisibili.
L’utilizzo di fotocamere a infrarossi è un metodo efficace e non invasivo, particolarmente adatto per lo studio di specie elusive, come lupi e gatti selvatici citati prima. Queste fotocamere permettono infatti di realizzare immagini e filmati di animali altrimenti assai difficili da incontrare, e risultano efficaci per diversi scopi: dal rilievo della semplice presenza di una specie, fino al riconoscimento individuale e alla stima del numero totale degli esemplari di una popolazione animale. Inoltre il fototrappolaggio rappresenta anche un ottimo strumento per valutare l’eventuale presenza delle cosiddette specie aliene invasive: un dato utilissimo per la gestione e la conservazione di un’Area protetta.
Grazie al progetto di fototrappolaggio, nel Parco del Matese, sono già state documentate tantissime specie in pochi mesi: capriolo, lupo, faina, lepre, cinghiale, tasso, gatto selvatico, volpe. Con questo progetto Ardea spera di arricchire, se non completare, lo status delle comunità di un luogo per costruire nuovi frammenti di conoscenza, utili e fondamentali per tutelare il patrimonio faunistico.
Articolo di Giovanni Capobianco