Il Brigante si fa eroe nella memoria collettiva. Recensione di Briganti Emigranti, del progetto musicale Cantalocunto

Il Progetto musicale Cantalocunto ci racconta il mondo del brigantaggio così come lo vogliamo ricordare. I lati oscuri e luminosi di questo universo vengono plasmati da Pietro Rainone che confeziona ad arte l’album Briganti Emigranti. Un inciso di dodici brani che immergono l’ascoltatore nelle controversie della storia del nostro meridione. Il viaggio nelle lontane origini di questa lacerata comunità era iniziato nel 2003 quando Rainone realizzava insieme a Pietro Damiano il CD Storie di Briganti.

Il Brigante è considerato dai suoi conterranei un eroe, una sorta di martire delle radici. Eppure all’epoca era un truffaldino, un fuorilegge. Il paradosso della venerazione per il Brigante rispecchia i torbidi occhi della gente del Sud che spesso vuole vedere come il giusto lì dove non c’è. Colui che si dedicava alla prime attività illecite nel territorio abbandonato dello Stivale si vede un giorno costretto a lasciare la sua casa insieme ad altri conterranei. Fuggire all’estero, oltre l’Oceano, sembra l’unica possibilità data a questa gente lasciata nell’angolo dell’economia dall’avido governo italiano della famiglia Savoia.

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O’ cunt d’ ‘o barbiere è una tammorra sulla storia del popolo napoletano. Il mestiere del barbiere a Napoli è inaffondabile, attraversa dominazioni e carestie. Il barbiere protagonista della canzone però smette di avere fame solo il giorno in cui emigra. “So barbiere a Cleveland e nun tengo ‘chiu famm”. In America la Fortuna aiuta gli audaci.

Nel frattempo la Madre del Sud piange i suoi figli Briganti Emigranti. Accantonare le origini, bruciare le radici è quasi un obbligo. Per poter essere un emigrante a tutti gli effetti bisogna conservare la propria natura di Brigante e tenere alto l’onore della terra a cui si appartiene.

Copertina Album Briganti Emigranti

Tutto è cagnato è il racconto di un nonno che ha visto crescere all’estero i suoi nipoti. L’eredità del Brigante è quasi impossibile da tramandare per chi viene considerato esclusivamente un emigrante, per chi è nato e cresciuto all’estero. Braccia forti assuefatte al lavoro donano sicurezza mentre il malinconico ritornello è composto da una voce accorata e dal lento pizzicato delle corde di una chitarra.

È turnato ‘o Brigante accende un momento di festa da celebrare in tutto il paese. Peripezie e ricchezza contraddistinguono la sua storia. Il ritorno è segnato dalla visita ai suoi cari sepolti al cimitero e dal racconto delle vicende vissute all’estero.

Le origini ci raccontano chi siamo, ci danno la certezza di ciò che saremo. Essere un Brigante è la tradizione del ricordo, la testimonianza di uno spirito comunitario. Nel Bene o nel Male siamo tutti Briganti. E chi non si sente Brigante forse non è mai appartenuto al Sud.

 

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