Bungaro: il poeta della musica italiana contemporanea
Dopo il successo della prima serata con il concerto di Toquinho, la rassegna musicale dell’Associazione I Senzatempo di Avellino ha presentato uno dei poeti più interessanti della musica italiana: Bungaro.
Per l’occasione, il musicista salentino ha presentato, insieme ai suoi “compagni di viaggio” come lui stesso preferisce definirli, Antonio Fresa (piano), Stefano Iorio (violencello), Antonio de Luise (contrabbasso), Marco Pacassoni (Vibrafono, percussioni e batteria) e Armand Priftuli (violino e viola),il nuovo progetto “Mare Dentro Tour” che ha letteralmente conquistato il numeroso pubblico presente nella sala dell’Hotel De La Ville, che ospita la rassegna stessa.
Bungaro (vero nome Antonio Calò) ha saputo, sin dal suo arrivo sul palco de “I Senzatempo” mettere in scena la poesia e la dolcezza in versi e musica che solo un’anima sensibile e delicata come la sua può fare.
Di origini pugliesi, fiero del suo essere uomo del Sud, ha saputo parlare al cuore dei soci ed ospiti avellinesi e non presenti in sala non solo con le sue note meravigliose e i suoi testi che parlano di vita vera, di sentimenti, di amore, di passione e di dolcezza pura, ma anche con una serie di racconti sugli inizi della sua carriera artistica, sui suoi ricordi di bambino che voleva ad ogni costo fare musica, su tutto ciò che lo ispira e lo appassiona come il suo amore per il cinema ed infatti ha composto colonne sonore meravigliose, una su tutte quella di “Perfetti sconosciuti”, film che ha avuto un enorme successo di critica e di pubblico qualche anno fa.
Nella sua carriera Bungaro ha scritto e cantato bellissime canzoni sia per se stesso come nel caso di “Sarà forte” con il quale vinse il Premio della Critica nel 1988 e “Noi Qui” del 1991, che per “Guardastelle” del 2004 con il quale vinse il Premio Vlare Migliore Musica e il Premo Lunezia per il valore letterario del testo.
Allo stesso tempo riscuote enorme successo anche per i brani che Bungaro ha scritto per altri artisti come “Senza confini” portato a Sanremo nel 1998 da Eramo & Passavanti che si aggiudica il “Premio della Critica Mia Martini”, i brani del disco “Una bellissima ragazza “ di Ornella Vanoni nel 2007 (con la quale poi si presenterà nel 2017 sempre a Sanremo con un’altra bellissima canzone che meritava davvero di vincere “Imparare ad amarsi”) , nel 2011 ha scritto “Il mare immenso” portato da Giusy Ferreri sempre a Sanremo, e diversi brani per il disco di Fiorella Mannoia “Combattente” , con la quale ha intrecciato una solidissima collaborazione, firmando brani straordinari come “Io non ho paura” che è diventata una vera e propria hit di successo della canzone italiana.
Nel 2017 ha deciso di dedicarsi ad un suo progetto personale pubblicando il disco live “Maredentro”.
Un giorno mia figlia mi disse:
Papà, sai che secondo me il poeta è un tuffo nel mare fatto al rallentatore”. Aveva nove anni e mi disarmò con quella visione illuminante. Un attimo dopo decisi di costruire uno spettacolo e poi un disco live dal titolo “Maredentro.
Maredentro è pura poesia. Il concerto è stato di una bellezza straordinaria, sin dalle prime note dei primi brani si è creata una totale sinergia tra il musicista e il pubblico, letteralmente affascinato dalla sua musica come dalle sue parole.
Il concerto è iniziata con un bellissimo brano solo strumentale eseguito dai cinque musicisti sul palco per poter poter accogliere in sala, su un lunghissimo applauso del pubblico, Bungaro, il quale a volte accompagnato dalla sua inseparabile chitarra a volte solo voce ha presentato brani di straordinaria bellezza come “Il Deserto” (cantata con Fiorella Mannoia) “Agisce” (scritta per Patrizia Laquidara, Premio della critica Musicultura nel 2002), “Apri le braccia” (la versione italiana di Once in a life time” di David Byrne dei Talking Heads, e “il mare immenso” che con la voce di Bungaro ritrova un’anima diversa, molto più intima rispetto alla versione, seppur bellissima di Giusy Ferreri.
Visibilmente a suo agio nella bella atmosfera che si era andata a creare in sala, Bungaro ha instaurato un particolare feeling con il pubblico, presentando i brani in scaletta e ricordando le sue emozioni di ragazzo quando decise che la Musica sarebbe stato il suo lavoro da “grande” semplicemente guardando un film al cinema sulla storia e la musica dei suoi miti di allora i Talking Heads e soprattutto del loro leader David Byrne, idolo che poi Bungaro incontrò molti anni dopo per presentargli e proporgli la versione italiana di una delle sue canzoni più famose e che poi è stata incisa anche da lui, e che oggi è nel disco “Maredentro” come appunto “Apri le braccia”.
Emozionante anche l’omaggio alla canzone napoletana con “Passione” che, come lo stesso Bungaro racconta, è un omaggio alla passione di suo padre per Napoli e la sua musica, e una versione in lingua salentina di “La donna riccia” , ricordando le parole della mamma che lo ammoniva a non innamorarsi delle donne con i capelli ricci perché piene di voglie e di capricci.
Con “Se rinasco” racconta la sua passione per il cinema con le citazioni di alcuni dei suoi film preferiti come “Mare dentro”, “Fino all’ultimo respiro”, “le notti di Cabiria”, “la passione e la vergogna” e “I racconti del cuscino” e con “Perfetti sconosciuti” celebra l’amore di coppia che a volte può essere doloroso e difficile, brano con il quale vinse il Nastro d’Argento e il Ciak d’Oro e che fu candidato ai David di Donatello per la Migliore Canzone Originale.
Gli applausi più calorosi li riscuote, a giusta ragione, con i brani “Io non ho paura” (scritto per Fiorella Mannoia) , “Imparare ad amarsi”, e “Guardastelle” che lo hanno consacrato come il poeta della canzone italiana.
Il pubblico gli chiede altri brani e lui non si tira indietro a tale richiesta. Ormai in un dialogo di complicità totale con il pubblico gli dedica una delle canzoni a lui più care “Come la pioggia”, seguito da una bellissima interpretazione di “A me non devi dire mai” scritta a quattro mani con Chiara Civello, per chiudere con un’inaspettata versione in dialetto brindisino di “L’Ombelico del mondo” di Jovanotti che diventa “Lu viddiccu di lu mundu” che è un’assoluta esplosione di energia e di ritmo.