Inserita nella quarta edizione dell’evento “Alla Corte del Gusto”, la mostra di Giuseppe Ottaiano, Campania Bellezza del creato, mostra il buono della nostra regione.
«Campania bellezza del creato» è una necessità, un bisogno dell’uomo di raccontare le proprie radici e di squarciare il velo dell’indifferenza per porre l’accento sulle peculiarità della Campania attraverso una narrazione immaginifica che non si limita a riprodurre i paesaggi, colori e persino i sapori della Terra ma rivela allo spettatore le arti, le melodie e la vivacità del creato, del nostro creato, perché la mera riproduzione, per quanto perfetta, non può eguagliare il sentimento dell’originale, ma può invogliare le coscienze a scoprire la bellezza che circonda questa nostra terra unica.
La raccolta fotografica è un racconto a trecentosessanta gradi della Campania e delle sue innumerevoli sfaccettature che vanno dal folklore alla paesaggistica, dal passato al futuro in un connubio che introduce lo spettatore a nuove esperienze di cui aveva solo sentito parlare e che riscrive ed amplia narrazioni già famose come il cratere del Vesuvio o la veduta del Golfo di Napoli in chiavi mai esplorate, seguendo il filo conduttore della “condivisione delle emozioni”, ovvero la trasmissione di queste esperienze allo spettatore che si appropria del messaggio, donando alla regione una dimensione metafisica, che trascende il luogo geografico e diventa parte di tutti.
Un messaggio di bellezza onnicomprensiva, che non lascia nulla al di fuori di essa e coniuga mari e monti con tutte le loro contraddizioni, una bellezza che non ha il timore di manifestare espressioni sublimi come il Vesuvio, magnifico gigante che instilla timore e reverenza, che con la sua furia riversa su Pompei ha lasciato un segno indelebile nella storia. Una bellezza che non manca di nulla, così che io non manco di nulla, perché la Campania è quel crogiolo unico di tradizione e natura, che riunisce possenti architetture medievali come il Maschio Angioino a meraviglie naturali quali i faraglioni di Capri, prelibatezze della terra come i pomodori del Piennolo e una fauna ittica che va dal capitone al baccalà, ai frutti di mare.
Questa onnicomprensività, proprio perché non ci priva di nulla, chiede in cambio solamente la stessa attenzione e dedizione, che va ripagata da tutti quelli a cui arriva il messaggio, perché la “bellezza del creato” non è un affare per pochi e non è legata ad una sfera unicamente cristiana ma universale, dove il creato non incarna solo l’idea della divinità generatrice di bellezza ma quella di una madre natura benevola, che dona ai suoi figli i propri frutti.
L’importanza di questa “custodia” è stata sottolineata anche da Papa Francesco, che nell’enciclica “Laudato Sì” ha posto il punto sul dovere non solo cristiano ma prettamente umano del preservare l’ambiente, invitandoci ad essere “custodi dei doni di Dio”. Per farci promotori di questa “ecologia integrale” bisogna capire che la natura è un insieme complesso, che per essere preservato va innanzitutto conosciuto, e per far ciò c’è bisogno di conoscere la verità della realtà naturale. C’è dunque compenetrazione tra natura e bellezza, una relazione che già San Francesco D’Assisi osservava – prosegue il Papa – in quanto nella natura c’è Dio.
Nell’enciclica, la parola “bella” riveste particolare importanza perché è usata per descrivere la terra donataci appunto “bella”, quindi pura, successivamente plasmata dall’intervento sconsiderato dell’uomo diventando “meno” bella, per poi ritornare ad una bellezza vicina a Dio tramite il rispetto e la cura che gli uomini possono avere verso la natura. Il messaggio è racchiuso in questo ciclo che spiega come anche le opere dell’uomo possono essere belle, perché bella è anche una città che impara a convivere con la natura, valorizzandone gli spazi verdi e non danneggiandola per avidità.