“Da Giùnapoli al Vomero”, l’ultimo libro di Mauro Giancaspro, racconta l’evoluzione del Vomero tra gli anni ’50 e ’60.

“Da Giùnapoli al Vomero” (2017) è il titolo dell’ultimo libro di Mauro Giancaspro, edito da Alessandro Polidoro nella collana “Altro parallelo”. Il libro è un’occasione per fare un tuffo indietro nel tempo e (ri)vivere la storia del Vomero a cavallo tra gli anni cinquanta e i primi anni sessanta. Sfogliando le pagine di questo romanzo breve si sbircia nella vita della persone del “Post bellum resurgo“, condominio “realizzato in economia” ma ubicato nel centro del Vomero vecchio:

Post bellum resurgo. I suoi padri fondatori erano consapevoli che si trattava di un edificio realizzato in economia, tirato su sostanzialmente forte e robusto ma trascurato nelle rifiniture: una casa insomma decorosa per la quale erano tutti devoti e riconoscenti al ministro Salvatore Aldisio grazie al cui piano il fabbricato era stato realizzato. Si sentivano orgogliosi di trovarsi nel cuore del Vomero vecchio dove c’erano ancora i segni di storiche masserie e le tracce dell’antica eleganza di un posto residenziale per pochi privilegiati con grandi ville citate nelle guide storiche della città. Pazienza per i bassi che affiancavano la calata e per certi caseggiati un po’ malandati.

Il condominio rappresenta il fulcro del romanzo non solo per la sua centralità geografica, ma soprattutto perché lì l’autore si trasferì con la famiglia ai primi di novembre del 1954. Il romanzo, infatti, rientra a pieno nel genere della diaristica per il suo mix tra memorie personali dell’autore e testimonianze storiche, sociali ma soprattutto urbanistiche.

“Da Giùnapoli al Vomero” ben mescola il pubblico e il privato raccontando i cambiamenti che hanno investito quella parte di quartiere attraverso una narrazione biografica che vede come protagonista l’autore da bambino con brevi incursioni da parte dell’autore stesso. L’io narrante è l’autore che cerca, con l’ausilio del sè-bambino, di rievocare i ricordi e le emozioni della sua infanzia. Tramite questa rievocazione anche il lettore, affacciandosi da una finestra del Post bellum resurgo, segue le avventure del piccolo Giancaspro nel cortile del condominio, nella scuola e nelle sue escursioni in giro per il quartiere con la madre. 

Il movimento è una componente essenziale del racconto e il titolo stesso è un forte richiamo a questo aspetto. L’autore ci porta idealmente in giro per quello che era il Vomero ormai ben sessanta anni fa, ci fa visitare posti che non esistono più o che sono stati trasformati nel tempo, ci fa fare conoscenza con tabaccai, salumieri, ciabattini e tantissime altre figure che hanno colorato la zona intorno al Post bellum resurgo nel dopoguerra. Una lettura che andrebbe fatta con l’ausilio di una cartina per capirne meglio gli spostamenti ma, soprattutto, per comprendere a pieno la portata della modernizzazione che ha spazzato via importantissimi edifici e moltissimi “bassi” tipici di quella zona.

E la calata al Vomero vecchio? Adesso percorrendola col fiatone dell’ultra sessantenne ex fumatore, ripenso a quell’insanabile contrasto tra i miei genitori sulla decrepitezza o sull’antichità. I bassi non ci sono più: adesso sono appartamenti monolocali o bilocali a piano terra, chiusi ermeticamente con portoni colorati. Quasi tutti sono dotati di una cassetta postale della stessa tinta del portoncino: il postino non bussa più alla porta per consegnare una busta e scambiare due chiacchiere.

Un racconto del genere non può che abbandonarsi un po’ alla nostaglia, soprattutto nei capitoli dedicati alla musica degi primi anni ’60, ai primi balli, la prima macchina, la prima televisione, a un periodo insomma in cui tutto sembrava essere più autentico e genuino. Purtroppo questa nostaglia è solo illusoria in quanto proprio quegli anni hanno svolto una funzione di “incubatrice” per molti degli scempi urbani (e non solo) compiuti in seguito.

Tutte le vie tracciate dal racconto tra passato e presente, tra ciò che non c’è più e ciò che resiste si incontrano nel capitolo dedicato alla Villa Floridiana, «posto che ha segnato implacabilmente lo scorrere della vita di chi vive nel quartiere». In questo capitolo l’autore, ormai sessantenne e solito passeggiare nel parco per motivi di salute, racconta la vita “moderna” della Floridiana e, immancabili, ritornano come un’onda sul bagnasciuga, i ricordi di lui bambino, i giochi, le cadute, i primi amori e le passeggiate con le ragazze. La Floridiana diventa un luogo di conciliazione tra i ricordi e la realtà, tra il bambino e l’adulto.

Il libro di Mauro Giancaspro è, quindi, un’ottima occasione per lasciarsi brevemente trasportare indietro nel tempo e curiosare tra le cose passate. Per chi ha vissuto gli anni ’50 e ’60, non necessariamente a Napoli, sarà una piacevole immersione tra i ricordi dell’infanzia. Per chi come me quegli anni non li ha vissuti, rappresenta sicuramente un’importante memoria storica per comprendere meglio il presente e, soprattutto, per conoscere una fetta di Napoli che ormai non esiste (quasi) più.

Commenta