La storia di Napoli ha radici antiche i cui frutti si donano agli altri in qualsiasi angolo della città. Oggi vi raccontiamo, fotograficamente, la storia di Pallonetto di Santa Chiara
Lasciandosi trasportare dalle sensazioni, come un antico flâneur dell’Ottocento, può capitare di imbattersi in antiche zone di vicoli e gradoni, chiamate ‘Pallonetto’ oppure ‘O’ Pallonetto’ in lingua napoletana.
La storia di questo toponimo risale al XV secolo quando il ‘gioco del pallonetto’ fu creato per intrattenere la Corte Medicea; ben presto arrivò a Napoli e si iniziò a praticarlo all’aria aperta.
È Carlo Celano, avvocato, letterato e religioso napoletano (1625-1693) che, nella sua opera del 1692 “Notizie del bello, dell’antico e del curioso della città di Napoli’’, ci lascia la testimonianza di questo nuovo sport praticato in una struttura a piazza Bellini.
Il pallonetto può essere considerato un progenitore della pelota: si utilizzavano piccole palline fatte a mano contenenti una pallina di piombo coperta di gomma e lana e rivestita di cuoio; i giocatori dovevano colpire la pallina a mano nuda o coperta da un guanto.
Così come oggi, anche in passato il campo da gioco era la strada, dunque non essendoci una delimitazione vera e propria, anche gli edifici, gli oggetti e i passanti erano considerati parte del gioco.
La partita terminava nel momento in cui la palla smetteva di girare.
I Pallonetti a Napoli sono tre: Santa Chiara, San Liborio e Santa Lucia.
Di seguito alcune fotografie odierne del Pallonetto di Santa Chiara, sito in pieno centro storico, che ospita i lavori di alcuni street artist napoletani tra cui Gianluca Raro e i Makion Pangea.