Il 29 settembre è stato dato il via alla 4° edizione della fiera “Ricomincio dai Libri”. Con sede in Via dei Tribunali 227 a Napoli, nella prima giornata sono stati molti gli autori ospitati. Tra quest’ultimi vi è Gabriele Aprea, scrittore umorista napoletano.

La quarta edizione di “Ricomincio dai Libri” è iniziata. La fiera, che nelle sue precedenti edizioni si è svolta a San Giorgio a Cremano, quest’anno cambia sede e si sviluppa nel centro storico di Napoli, precisamente nell’Ex Ospedale della Pace (Via dei Tribunali 227). Il suo obiettivo è quello di avvicinare sempre più le persone alla lettura e mostrare loro il valore inestimabile che la cultura possiede. Un valore che, spesso, viene lasciato in sordina.
Nella prima giornata dell’evento ci sono stati molti ospiti: tra questi Gabriele Aprea, che abbiamo incontrato.

Gabriele Aprea, copertina di "Ho cenato da Dio, cucina benissimo"Ironia, assenza di un dialogo e no-sense sono i punti cardine della scrittura di Aprea. Con la stesura di questi racconti, vuole descrivere la relazione che esiste tra l’uomo e i problemi della sua esistenza, basandosi su esperienze vissute in prima o in terza persona. Il suo ultimo libro s’intitola “Ieri ho cenato con Dio, cucina benissimo” ed è una raccolta di “venti racconti umoristici, battute secche e storielle brevi”, dove la realtà narrata non rispecchia quella reale, ma subisce un capovolgimento.

Lo scrittore del libro, Gabriele Aprea, è al contempo il narratore interno alle vicende esposte. Alla richiesta di mostrare alcune differenze tra le due figure, questa è stata la sua risposta.

Il narratore e lo scrittore vanno poche volte d’accordo, spesso litigano tra loro, come successe, ad esempio, con Balzac. Per lavorare alla stesura de “La Certosa di Parma”, si rinchiuse per 52 giorni in una casa col suo scrittore; alla fine si picchiarono selvaggiamente.

In questa giornata si è tenuto, inoltre, un incontro con l’umorista: in questo frangente sono stati letti alcuni suoi racconti, potendo così conoscere in maniera diretta l’ironia sottile di cui si serve Aprea nella scrittura e nella vita quotidiana.

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