Il 30 novembre i Costiera hanno pubblicato il loro primo album, “Rincorsa”. Nove tracce, il racconto di una vita in rincorsa con synth e arpeggiatori in sottofondo. “Una delle band da tenere d’occhio”, come li ha definiti Marie Claire.
La nostra vita è sempre in rincorsa. Rincorriamo persone, lavori, rapporti, sogni: maratone quotidiane verso traguardi incerti, attraverso ostacoli nascosti nella nebbia. E in questo clima frenetico e indefinito si diramano le nove tracce di “Rincorsa”, l’album di esordio dei Costiera. Definiti da Marie Claire “una delle band da tenere d’occhio”, Francesco, Rocco e Alfonso si stanno facendo strada nella scena musicale elettronica italiana con successo.
Shangai, un gioco dove ogni singolo movimento può compromettere l’incastro tra i bastoncini, dove anche soltanto un battito di ciglia può far crollare la loro unione. E così è anche un po’ con le relazioni, giochi di delicatezza, precisione, calma. Poi però si arriva al punto in cui aspettare e ponderare ogni decisione diventa stancante. E lì, in quel momento, si abbandona il gioco. Il nostro trio inizia la sua corsa con synth e arpeggiatori in sottofondo. Una voce cristallina e lieve li guida.
Mentre mollo la presa ha un’atmosfera più enigmatica, un flusso indefinito di pensieri che parte dalla testa e si espande nell’aria. L’immagine di questa enigmatica nebulosa di parole è data molto bene da drum machines dal ritmo più incalzante.
Dopo un brano dance molto energico, Karaoke, e l’interessante connubio di effetti e sonorità in Neanche immagini, è la volta di Mai stati in serie A. Il mood di questo pezzo è leggermente malinconico: la voce è flebile e quasi trascinata, a cui però si contrappone un ritmo sempre più animato. Una riflessione su chi è sempre stato in periferia, chi resta ai margini del mondo senza mai occuparne il centro. Ma, in fondo, ha senso desiderare sempre stare in serie A?
Da qui si passa a La fine della festa, una sinuosa relazione in bilico, e poi a Fidati, che ondeggia su sonorità hip hop. Qui le percussioni pian piano vanno a imporsi, fino a mostrare completamente il loro carattere in Le cose più strane. In questo brano infatti il ritmo sembra riprodurre il battito cardiaco, aumentandone sempre più l’intensità – in effetti come in una corsa. Piccola curiosità: è un omaggio a Stranger Things, nota serie tv statunitense.
E siamo arrivati K.O. alla fine della nostra (rin)corsa. Un iniziale gioco di ritmi introduce uno scenario molto diverso rispetto ai precedenti: un caldo sussurro si poggia su una ritmica sincopata, dando l’impressione di un ondeggiare sensuale e attraente. Senza dubbio uno dei pezzi più interessanti dell’intero album.
È un bel lavoro quello dei Costiera: pulito, armonico, intrigante. Non ci sono fronzoli né elementi molto distanti dall’elettronica in generale. La voce limpida e lineare si destreggia bene tra le varie atmosfere ricreate da synth, arpeggiatori e casse, l’ascolto è molto piacevole. Anche a livello musicale è stato fatto un buon lavoro: in alcuni pezzi, come Neanche immagini, i diversi effetti utilizzati danno molto colore al brano (forse si sarebbe potuto giocare di più su quest’aspetto).
Insomma, un ottimo esordio.