Lo splendido porto del Granatello, un luogo in cui il tramonto s’immerge nel mare portando con sé tutti i pensieri
Ogni porticese sa che c’è un luogo nella propria città nel quale poter lasciar correre via i pensieri abbandonandosi semplicemente alla bellezza del momento presente.
Questo luogo è il porto Borbonico del Granatello le cui origini risalgono agli anni del Regno delle Due Sicilie.
Il nome di questa zona deriva dalla presenza di una piantagione di melograno che si estendeva da Villa Menna fino al convento di San Pasquale.
Il re Carlo di Borbone dopo aver fatto costruire, nel 1738, la Reggia di Portici, ossia il palazzo reale per la propria dinastia, ordinò nel 1740 la costruzione di un fortino, chiamato ‘Fortino del Granatello’, per impedire gli attacchi esterni dal mare.
Il Re Ferdinando IV, successore di Carlo, continuò a soggiornare spesso a Portici e difatti nel 1773 si dedicò ad un progetto molto lungo e ambizioso ma anche molto esoso (si dice che la somma totale fosse di 30.000 ducati). Il suo piano era quello di costruire un porto con due moli.
I lavori durarono dal febbraio del 1774 fino al 1780 circa. Alla caduta dei Borbone, il porto divenne uno scalo commerciale con magazzini e depositi. Negli anni della Seconda Guerra Mondiale e in quelli successivi, l’area assunse i tratti di una vera e propria zona industriale tanto che il porto cominciò ad essere considerato secondo per importanza solo a quello di Napoli.
Dal punto di vista morfologico quest’area ha subito importanti modifiche a seguito delle eruzioni del Vesuvio, in particolare quella del 16 dicembre 1631.
Oggi il Granatello può essere considerato il cuore della movida porticese, tante sono le persone attratte dai bar e dai locali sul mare. Si può però affermare che nonostante gli inevitabili cambiamenti che questo luogo ha dovuto assecondare, è ancora possibile respirare la storia passata grazie alle testimonianze architettoniche che abbiamo ereditato, come ad esempio il palazzo settecentesco Villa d’Elboeuf.