La rassegnazione gli aveva quasi fatto appendere le scarpette al chiodo, poi quel provino col Napoli…

Da Frattamaggiore a Fuorigrotta il cammino è stato più lungo del previsto. Uno di quegli amori che fanno giri immensi ma poi ritornano, che danno senso ad un’intera carriera: È quello che è successo a Lorenzo Insigne, il talentuoso esterno del Napoli che con Sarri si sta affermando come uno degli attaccanti più forti d’Europa è ritornato in conferenza stampa su quello che è stato il suo passato e del periodo difficile vissuto ad inizio carriera.

Sì, perché non è sempre stato tutto rose e fiori, “Lorenzinho” ha condiviso un destino simile a quello di tanti grandi giocatori che si sono trovati in difficoltà a sbarcare nel grande calcio, uno sport fisico e per certi versi brutale che vuole solo i più forti: Insigne, come Messi d’altronde, faticava a trovare squadra perché “bravino, ma troppo basso“.

In un calcio che subordina la tecnica e l’intelligenza in primo luogo ad una forma fisica preponderante, Lorenzo ha avuto difficoltà ad imporsi, tanto da pensare di cambiare strada. Ma come solo nelle fiabe succede, il lieto fine era dietro l’angolo, il Napoli decide di dargli una chance, dopo il rifiuto dell’Inter, che lo riteneva bravo ma troppo bassino. Quel provino andò bene, il resto è storia.

Dalla prima esperienza con la Cavese Insigne passa nelle mani di Zdenek Zeman dove esplode prima in Lega Pro col Foggia e l’anno dopo col Pescara in compagnia del boemo, Marco Verratti e Ciro Immobile. Il Napoli lo riscatta e la sua esperienza è un crescendo fino all’arrivo di Sarri, che lo consacra nel trio delle meraviglie con Mertens e Callejon. Lo score parla di 42 reti tra Champions League, campionato, Coppa italia ed Europa League dal 2012 ad oggi, impreziosite dalle 19 presenze e 3 reti con la maglia della Nazionale Maggiore.

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