I due napoletani sono tra le poche note positive da salvare della Nazionale che ha la necessità di voltare pagina e ripartire da zero.
Sono tante le immagini, i ricordi personali che vengono in mente ad ognuno di noi quando si parla dei mondiali di calcio: Il rigore di Di Biagio e quello di Baggio, il salvataggio di Zoff su Oscar e quello di Buffon su Zidane, le urla di Tardelli e Grosso, la staffetta Mazzola-Rivera , l’avvicendamento Totti – Del Piero, le sviste dell’arbitro Moreno in Corea e Giappone o semplicemente i ragazzi che studiano per la maturità e si incontrano davanti uno schermo tra una pausa e un’altra: le fontane affollate da persone che non si conoscono e le grandi tavolate di amici e parenti, i maxi schermi nei villaggi turistici. Queste sono solo alcune delle emozioni che i mondiali di calcio ci hanno trasmesso e che dopo 60 anni l’Italia non giocherà.
Un momento buio della nostra storia, che deve far riflettere. Il nostro mister ha sicuramente le sue colpe, tra le quali il non essersi adattato ai giocatori che aveva sfruttandone a pieno le potenzialità, nonostante abbia avuto più di un anno e più di un passo falso per capire che la sua idea di gioco non era adatta a quello che il nostro panorama calcistico gli poteva offrire.
Queste potenzialità potevano essere espresse al meglio in un 4-3-3, modulo con cui si poteva provare a creare un’identità di squadra già dopo l’Europeo dato che gli uomini più rappresentativi della nazionale sarebbero stati esaltati da questo modulo.
A partire da Insigne, uno degli azzurri più in forma della scorsa stagione, attaccante esterno che con l’avvento di Sarri al Napoli si sta affermando tra gli attaccanti più forti d’Europa, lasciato inspiegabilmente fuori da Ventura nei due match più importanti delle qualificazioni. Al pari di Insigne c’è El Sharaawy, l’esterno destro della Roma autore di una doppietta al Chelsea in Champions, un Gabbiadini che ha dato il meglio di sé nel Napoli potendo giocare a destra per poi accentrarsi e far partire il suo sinistro micidiale analogamente a Bernardeschi, distintosi prima nella Fiorentina e ora alla Juventus. Immobile e Belotti, i due perni di Ventura hanno caratteristiche diverse, ma hanno sempre dato il meglio di loro stessi giocando da soli al centro dell’attacco. Una bella novità è stata il brasiliano naturalizzato italiano Jorginho, il regista di Sarri che recentemente ha avuto grandi complimenti da Guardiola (non l’ultimo arrivato) e sta dando il meglio di sé con due mezz’ale, lo stesso vale per Verratti nel Psg.
Il 4-2-4 o ,meglio dire, un 4-4-2 offensivo è il modulo che ha portato Ventura a distinguersi col Bari in Serie A nel 2009, raggiungendo un onesto 10° posto con una squadra decisamente meno accreditata. Ma il Bari non è la Nazionale. L’ultima grande squadra che ha giocato con questo modulo è la Juventus di Capello pre-Calciopoli, per intenderci quella di Nedved e Camoranesi sugli esterni di centrocampo, Vieira ed Emerson in mediana e il duo Thuram – Cannavaro in difesa. Insomma giocatori con altre caratteristiche e di un altro livello rispetto agli azzurri.
Ma Ventura ha sorpreso tutti schierando una terza variante tattica, del 3-5-2 proposta in questi due match per le qualificazioni ai mondiali oltre non essere adatta ai giocatori che l’Italia ha in rosa, non era adatta all’avversario Scandinavo.
Sia chiaro, l’Italia è riuscita a dominare la partita solo a San Siro, dove ha fatto la partita facendo il suo massimo, non permettendo quasi mai di respirare alla Svezia che aveva preparato una partita difensiva per 90 e più minuti. L’errore è dunque concettuale : I giganti della difesa Svedese andavano attaccati non cercando la superiorità numerica sulle fasce per eventuali cross, ai quali erano ben preparati, ma tramite uno – due in velocità e inserimenti centrali che avrebbero messo sicuramente in difficoltà la retroguardia Scandinava, e a questo proposito i due palleggiatori del Napoli Jorgino e Insigne sarebbero stati perfetti.
Questo K.O. deve essere il punto di partenza per la Federazione italiana per dare vita ad un nuovo corso, basato sui giovani come Insigne, Jorginho, Immobile (i migliori in campo a Milano ) e Donnarumma, il portiere dei prossimi 20 anni della Nazionale italiana pronto a raccogliere l’eredità di Gianluigi Buffon, sono questi i giocatori dai quali si deve ricominciare.
La Spagna e la Germania hanno avuto dei periodi simili di crisi agli inizi del 2000 e sono riusciti a voltare pagina alla grande tramite un piano infrastrutturale e di metodologia di gioco, passando soprattutto per la promozione dei propri centri giovanili. L’Italia avrà capito finalmente la lezione ed sarà pronta (obbligata) a ricominciare da zero?
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