Una gallery incentrata sulla manualità, sulla ricchezza dei gesti nella cultura dell’artigianato napoletano.

La manualità degli artigiani napoletani è espressione di un “saper fare”, di un donativo tramandato di generazione in generazione per via familiare o per apprendistato e che ha un forte valore simbolico: l’oggetto prodotto non è solo materia ma anche portatore di valori, di identità locale, storia e cultura.

L’artigianato rispecchia uno degli aspetti fondamentali della cultura napoletana: la creatività. L’artigianato artistico è caratterizzato, sia dalla manualità, che dall’aspetto estetico della creatività, costituendo un’importante risorsa economica ed imprenditoriale del territorio. La realtà di questi mestieri tradizionali, spesso viene descritta in chiave folkloristica ma è importante non sminuire il valore ed il ruolo fondamentale che ha avuto l’artigianato nella storia economica di Napoli.

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Entrando nelle botteghe si respira quell’aria di vissuto, si riscoprono mestieri quasi perduti ma che attraverso queste piccole entità, che si diramano nei vicoli della città, nei paesini di provincia, riescono a sopravvivere. Questi piccoli artigiani, sono portavoce di una memoria antica che, in pochi istanti, attraverso quei gesti rapidi , quella manualità, diventa presente, palpabile.

E così entriamo nella bottega del signor Giuseppe, sarto su misura, l’ambiente è invaso dall’odore di stoffa e il lavoro dell’artigiano sembra quasi scandito dalle lancette del suo orologio da polso. Il sarto rifinisce la tasca di una giacca e nel mentre, con fierezza, ci racconta della sua felicità nell’aprire il suo piccolo negozio ogni mattino, da circa cinquant’anni e non mancando di un pizzico di orgoglio, mostra di riuscire ancora ad infilare il filo nella cruna dell’ago al primo tentativo nonostante la tarda età (83 anni).

La signora Rosa, ama ricamare al sole che entra dall’uscio della bottega, in silenzio e con perizia, segue il disegno tracciato sulle lenzuola, sono gesti rapidi che si ripetono da quando era solo una ragazzina, le sue mani sono segnate dal lavoro, da quello stesso movimento.

Passiamo alla bottega del calzolaio, l’aria è intrisa dall’odore di colla e vernice, l’ ambiente è buio, il signor Francesco, sotto una luce gialla fioca, ci mostra tutti gli attrezzi del mestiere che ha ereditato dal padre mentre prepara ciò che gli occorre per rifilare la suola.

Arriviamo al signor Giovanni, falegname ormai in pensione, che realizza mobili su misura solo per passione, qui il ritmo della lavorazione si rallenta, con la pialla rifinisce un pezzo di legno che andrà a comporre un mobile da cucina, un movimento lento accompagnato dal silenzio e dalla concentrazione.

Lento è anche l’approccio con cui il signor Antonio, orefice quasi in pensione, si appresta a realizzare il suo tennis (bracciale in oro bianco con brillanti), dopo aver scelto rapidamente di alternare a due pietre chiare, una di colore scuro, inizia con una precisione quasi impeccabile a inserire ogni pietra nel suo vano

Infine arriviamo a un gruppo di giovani ragazzi che lavorano per un’azienda specializzata nella lavorazione della pietra lavica, sono presi dalla decorazione di elementi in pietra lavica, il lavoro è lento e minuzioso, la gestualità, le tecniche sono quelle della tradizione ma la sensazione data dall’immagine è diversa, si respira aria di continuità.

 

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