La Sala di Rappresentanza del Comune di Cava de’Tirreni, ospiterà il 17 maggio, l’evento intitolato “Le Vite di Villa Galise”.
Possiamo leggere, dalla ricerca all’interno del quale è stato presentato un dipinto inedito del pittore cavese Matteo Apicella, dal titolo “Ersilia la ricamatrice”, opera su legno di proprietà Ferrara:
Molte vite ruotavano all’interno della residenza appartenuta a Pia Galise, artisti (Matteo Apicella, Clemente Tafuri, Luca Albino), poeti, militari, fattori.
La villa, sita in un luogo strategico e affascinante dal punto di vista naturalistico, nella vallata dove sono adagiati gli antichi casali di Alessia, Dupino, Rotolo che giunge nella zona comunemente definita oggi della Molina di Vietri. Il vallone, è bagnato dal primo dei torrenti (Cavaiola, Citola e Solofrana) che aveva inizio dai fianchi di Monte Sant’Angelo, a ovest della Città di Cava, percorreva un burrone, detto Gargarallo, il quale attraversava la Strada Regia (attuale Strada Statale 18), che portava a Salerno, sotto il ponte in località l’Epitaffio e, tenendosi a breve distanza dalla stessa.
Rosario Pinto, ci informa dell’interruzione dell’attività artistica di Pia Galise nel 1929, decidendo di dipingere non più per il pubblico ma per se stessa.
Si dedicò alla pittura, nel periodo della villeggiatura, alternata tra Ischia e Maiori, dopo quelli del periodo giovanile tra Amalfi e Pozzuoli prima del 1927, al mare e a Rotolo.
Partecipò alla mostra ospite a Cava de’Tirreni che si svolse nel 1948, in occasione della quale esposizione, ebbero modo di confrontarsi differenti artisti di tutta Italia.
Clemente Tafuri probabilmente conobbe Pia Galise, nel contesto del circolo artistico Salernitano.
Nel 1948 alcuni suoi quadri furono esposti alla “Prima Annuale Nazionale d’Arte”, un’occasione di confronto e di incontro fra artisti di diverse generazioni e di diversa provenienza culturale e geografica, da Carrà a de Chirico, da Vera de Veroli a Mario Carotenuto, da Isabella Greco a Olga Napoli, da Guttuso a Pasquale Avallone.
La morte del fratello Domenico nel 1927 segnò notevolmente Pia e l’intera famiglia.
Il padre perse definitivamente la speranza di far ereditare la toga e Pia rinuncia al suo posto nel circolo artistico salernitano “Gaetano Esposito”.
In seguito a quest’evento, Gennaro Galise concesse l’approvazione al matrimonio tra Pia e Paolo Santacroce, compagno della pittrice da diversi anni.
– Rosario Pinto, Doveri familiari e attività artistica di una donna del primo Novecento, in Archivio per la storia delle donne, vol. 2, 173-180, Napoli, D’Auria Editore, 2005.
Nell’incipit, è stato fatto riferimento alle differenti vite che si sono incontrate all’interno della Villa, in particolare questo elaborato, intende far luce, sul rapporto tra l’artista Matteo Apicella ed Ersilia, la figlia dei fattori Manzo, dedita nella residenza di Rotolo, all’attività di ricamatrice.
Matteo Apicella, pur mantenendo il suo negozio in Via Municipio Vecchio, si dedicò alla pittura e alle arti plastiche.
Ancora oggi è possibile ammirare il suo Redentore, nella Cappella di San Giacomo; la tematica dei suoi lavori esposti in Italia ed all’estero rifletteva l’immediatezza e la varietà dei soggetti, da quelli di umili popolani a quelli aristocratici fino alle rievocazioni storiche e di costume, generoso, umano, solare, spontane”.