Al MANN, visitatori assoluti protagonisti nell’anno dei record: tutte le loro emozioni e le loro sensazioni immortalate in cento ritratti. Un dialogo, una relazione tra opere e persone, tra passato e presente che revoca diversità e distanze.

È l’anno dei record al MANN. I prossimi assoluti protagonisti i saranno i visitatori, che, assieme alle loro emozioni e sensazioni, saranno raccontati in cento ritratti. Scatti che immortaleranno turisti provenienti da ogni parte del globo (dalla Cina all’Australia, dall’America al Sud Africa oltre che da tutta Europa) dinanzi ai capolavori della classicità e facendo coincidere le più svariate espressioni ai volti delle statue. La “campagna fotografica” presenta e certifica il Rapporto annuale del Mann (con i numeri del 2017, tra i quali 529mila ingressi, +17,2%, +60% di mq di nuovi spazi aperti al pubblico) ed si è trasformata anche in un video proiettato dal direttore Paolo Giulierini in un giorno di festa per il MANN. Esposti del resto anche tre nuovi allestimenti: il progetto espositivo “Alla scoperta dei tesori del Mann” (primo approfondimento su ‘Il metallo dei Gladiatori’), una teca che fa brillare la Tazza Farnese e l’atrio rivisitato per meglio disporre il pubblico. Nella circostanza dell’inaugurazione del Rapporto annuale, a cura di Ludovico Solima ed edito da Electa, Giulierini e la direttrice del Colosseo Alfonsina Russo hanno comunicato una progressiva e sempre più affiatata collaborazione e un imminente progetto a tema Gladiatori. Itinerari in comune sono in cantiere anche con i Musei Vaticani, che sono ben rappresentati da Giandomenico Spinola, responsabile delle antichità greche e romane.

Giulierini

Da oggi nulla del Museo sarà come prima – dice Giulierini – L’eleganza, l’accoglienza, l’accessibilità e un modo diverso di vivere gli spazi museali connoteranno il nuovo corso. La comodità di sedersi in un atrio pieno di stendardi con racconti ‘emotivi’ sarà la premessa di una fruizione lenta, meditata; il wi-fi permetterà una connessione costante alle tante app e notifiche. La vetrina della Tazza Farnese (presentato anche un volume di Valeria Sampaolo e Luigi Spina, 5 Continents Editions, ndr) esalterà al massimo uno dei capolavori del museo. Gli uffici, abbelliti di statue e nuova grafica, comunicano la volontà di accrescere il benessere dei dipendenti del Mann e di rilanciare l’importanza dell’istituto. Le t-shirt per il personale esprimono la volontà di creare una nuova, forte identità. La cura del particolare e l’esaltazione della bellezza saranno l’obiettivo dei prossimi anni”. La campagna fotografica riservata ai fruitori è targata Paolo Soriani. Le grandi opere al via e le neo aperture sono rivelate anche tramite la campagna social #Mannatwork.

Dopo il progetto fotografico 2017 offerto ai dipendenti, l’obiettivo vira allora sui suoi visitatori in occasione della presentazione del report annuale. “Le linee guida sono ‘Il senso’ e ‘I segni del tempo’” spiega Paolo Soriani, curatore del progetto fotografico. Soggetti e statue sono stati immortalati usufruendo della particolare luce naturale del Museo, divenendo affermazione del presentein un luogo dove il passato rivive negli sguardi delle statue, dei personaggi dei mosaici e degli affreschi, in un continuum temporale dato dall’incontro con questo flusso di visitatori attenti, curiosi, pieni di meraviglia” continua Soriani. Un dialogo, una relazione tra opere e persone, tra passato e presente  che revoca diversità e distanze.

Ecco dunque che la bellezza delle statue è anche la bellezza dei volti dei suoi visitatori, nella forza di questi sguardi “nudi”, e per questo di una incredibile intensità. In un’epoca di plastic people, di selfies stereotipati e spesso ritoccati e trasformati in maschere senza espressione la bellezza dei segni del tempo in questi volti li rende classici, unici nel loro essere, qui ed ora. In quattro giorni abbiamo incontrato più di cento persone da tutto il mondo; abbiamo parlato con loro, abbiamo chiesto loro di dirci in due parole le loro sensazioni, e poi li abbiamo ripresi utilizzando la luce naturale ed un punto di vista diretto, senza pose particolari. Il risultato è questo reportage dove i volti compongono un affresco di una umanità bella nel suo esistere nello spazio, finalmente libera dalla schiavitù delle apparenze. Una umanità che per qualche ora, in questo Museo, si fa opera d’arte”.

Conclude il curatore.

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