Matilde Serao aveva scritto un galateo napoletano. Quarta lezione: il ballo.

Matilde Serao torna a spiegarci come saper vivere: oggi, nella quarta lezione del suo galateo napoletano, studiamo le feste da ballo.

Non siete già pronti a prendere appunti?

In effetti, bisogna tener presente che la Serao scrive per la società alto-borghese napoletana di inizio Novecento, o diversamente anche questa lezione diventerebbe anacronistica. Oggi, infatti, non siamo certo abituati ad organizzare balli propriamente detti – pur se, con scenari catastroficamente diversi, anche nelle nostre occasioni mondane la danza continua a far da padrona. Con la differenza che invece di dover subire la trafila di inviti e controinviti, visite e salotti mondani, a noi oggi tocca vedercela con prevendite, guardaroba e buttafuori.

matilde serao Ma noi, che non ci facciamo abbattere da minuzie temporali, e che vogliamo conoscere e scoprire attraverso le parole ammonitrici della Serao le abitudini e lo stile di vita dei nostri bisnonni e giù di lì, iniziamo la nostra lezione dalla pagina numero uno: un’avvertenza.

Infatti la scrittrice, prima di entrare nei dettagli tecnici, non risparmia un paio di premesse. Innanzitutto, economiche: «prima di dare una grande o piccola festa da ballo bisogna pensarci, pensarci assai! Piccola o grande che sia, essa costa […] sempre troppo».
E magari fosse questo l’unico problema di chi organizza una festa da ballo! La fonte maggiore di preoccupazione, infatti, è un’altra:

Per uno strano fenomeno psicologico, i vostri invitati, coloro che voi avete chiamati a divertirsi in casa vostra […], vi diventano acerrimi nemici. Tutto è pessimo, per essi, da voi: i fiori odorano troppo; le piante, ve le siete fatte prestare; i gelati puzzano di petrolio; la luce elettrica è volgarissima; il the sa di paglia; la cena è meschina e scarsa; […]

E via discorrendo. Insomma, non c’è niente da fare: le malelingue, anche in questo contesto, costituiscono un bel problema. Ma, per fortuna, interviene la Serao in nostro soccorso, a spiegarci le regole per una perfetta festa da ballo.

Gli inviti e gli invitati

matilde serao

 

Mettiamo subito le cose in chiaro: «le signore sono il clou di ogni festa: bisogna invitarle un mese prima […] e non bisogna dimenticar nessuno: quando volete dimenticar qualcuno, bisogna esser pronti a subirne l’odio mortale».

Con una premessa del genere, non ci sarebbe poi molto da aggiungere; eppure, la Serao ci tiene a specificare una cosa. Resta vero che nessuno va dimenticato: tuttavia, più specificamente, non va dimenticato nessuno d’importante. Infatti, così come c’è una lista di persone che devono assolutamente essere invitate, c’è allo stesso modo una lista di persone da non invitare per nessuna ragione al mondo: i goffi, gli inceppati, quelli che non sanno e non vogliono ballare, per non rischiare di trovarsi una platea d’invitati annoiata e pigra.

Insomma, l’incubo di chiunque organizzi una festa, nel ‘900 come oggi.

Prima regola: non divertirsi

…O meglio, non se siete i padroni di casa! Dovrete accogliere gli ospiti, assicurarvi che trovino posto, che individuino il tavolo del buffet, che lo apprezzino, che siano in buona compagnia, che si stiano divertendo. Dovrete fare avanti e indietro tra sala, salone e anticamera, continuamente, assicurandovi che tutti siano soddisfatti e felici, e – come se non bastasse – con un tatto supersensibile.
Non dovrete infatti pesare sugli invitati intenti a flirtare e a chiacchierare e, non voglia il cielo!, non dovrete dare mai l’impressione di essere stanchi.

I padroni di casa che non si sentissero le gambe infrante, la testa piena di ronzii e pesante, che avessero ben cenato, che si fossero divertiti, insomma, alla propria festa, sarebbero degni, l’indomani, del pubblico disprezzo.

Fanciulli e signore, i consigli di Matilde Serao

Dopo una breve digressione sulle scelte da fare per un buffet che si rispetti, la Serao passa però a una questione spinosa e allo stesso tempo fondamentale: la presenza di fanciulle ai balli. Infatti, bisogna fare in modo che questa giovanile categoria sia presente, anche se non in quantità eccessive, per non inibire le ospiti più anziane; e che soprattutto venga rappresentata da signorine a modo, aggraziati, capaci di dar brio alla serata e allo stesso tempo di non renderla volgaraccia.

La signora maritata, se è furba, non teme la presenza delle fanciulle ai balli; infatti, «il gaio sciame di ragazze forma un fondo umile e gentile alla maestà piena di grazia, alla eleganza piena di fascino, alla raffinatezza irresistibile delle giovani signore».

matilde serao

La danza, luogo per eccellenza dei flirt – ahimè, meno invasivi di quelli di oggi – permette alle fanciulle del Novecento di fare le prime esperienze del bel mondo, sorvegliate quietamente dai propri genitori, che ovviamente devono figurare tra gli invitati.

Ebbene, le signore, in tutto ciò, ci guadagnano anche un secondo, sottile vantaggio, che siano maritate (o meglio, soprattutto se lo sono…) o che siano zitelle:

per potersi affermare più belle, più attraenti, più irresistibili, ed anche più libere nella folla, nella confusione del ballo, di esercitare, con tutta innocenza, io credo, le loro seduzioni.

 

 

 

 

 

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