I Simple Mood partoriscono brani che gravitano nell’universo del R&B, per un ritorno ad una musica semplice, fatta di tonalità  malinconiche e parole taglienti.

Musica nera, musica vera. Questa la dichiarazione d’intenti del primo extended play della band campana Simple Mood, presentato domenica 7 maggio al Frequency di Pomigliano d’Arco. Il brano che apre il disco ne rivela, fin dalle prime note, l’approccio semplice e diretto, che consente di raggiungere il cuore di chi ascolta, attraverso un susseguirsi di immagini metaforiche, antitesi e contraddizioni armoniose, immerse in tonalità che variano dal blues al rock. Ascoltando Musica nera sembra quasi di sentire sulla propria pelle quella “carezza di marmo” di cui parla la canzone, mentre le parole di Raffaele Cerella scorrono, leggere e taglienti, accompagnate dalla chitarra di Luigi Merone, e sembrano graffiare delicatamente l’anima, come una “lama che trafigge l’ombra”. La sensazione che si prova è quella di una leggerezza malinconica, simile al riflesso di un pianto in uno sguardo. Qualcosa di quasi  ineffabile, sottile, ma in grado di suscitare forti emozioni.

Il disco, distribuito da Sounday Digital e registrato a Roma, presso lo Studio di Palestrina, nasce dalla comune passione per Eric Clapton, Otis Redding e Jimi Hendrix. Il titolo è naturalmente un richiamo alle origini della black music, che ha influenzato diversi generi musicali, tra cui jazz blues, swing e rock. Ma l’aggettivo nero acquista nel disco una particolare connotazione, perché diventa il colore dell’interiorità, simbolo di una musica in grado di attraversare i meandri più profondi dell’animo umano. Nero è il colore di chi ha il coraggio di guardarsi dentro.

Ciò che accomuna i cinque brani, il fil rouge che li lega è la straordinaria capacità di raccontare attraverso la musica emozioni, ricordi, inquietudini, con sempilcità e delicatezza, ma allo stesso tempo con grande forza espressiva e immediatezza, trasportando l’ascoltatore nell’universo delle canzoni. Si potrebbe dire, parafrasando una frase del grande Hemingway, che anche nella musica, così come nella scritture, ciò che conta maggiormente è la sincerità. E sicuramente ai Simple Mood questa caratteristica non manca. Forse è proprio la sincerità dei testi, unita ai suoni limpidi, a rendere i brani così vicini al microcosmo di ciascuno di noi. E così le parole colpiscono, come schegge taglienti, che svegliano dal sonno dell’indifferenza e dell’abitudine, nella canzone “Comodo”. Oppure diventano onde trascinate dalla corrente di un fiume (La prossima emozione). Fiume che simboleggia l’incessante scorrere della vita, che viene rappresentata in maniera quasi impressionistica, attraverso un continuo succedersi di istantanee musicali, frammenti,  immagini spezzate.

Questo senso di frammentarietà pervade tutto il disco ed è rappresentato anche dalla copertina, liberamente ispirata alle opere dell’artista Mimmo Rotella, fondatore della tecnica del seridecollage. Su un muro urbano, pezzi di manifesti pubblicitari, diversi per forma, grandezza, colore, sui quali si legge, in alto a destra, il nome della band e il titolo del disco. Frammenti che non costituiscono un’immagine unitaria, ma coesistono nel loro essere diversi e al contempo simili. L’insieme trasmette una sensazione di frantumazione, di caos necessario e armonioso.

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