Il nuovo evento dedicato ai libri e all’editoria, Napoli Città Libro, ha animato la città.
Napoli Città Libro è il nome del Salone del libro e dell’editoria di Napoli, che si è tenuto nel complesso monumentale di San Domenico Maggiore, nel centro storico della città, dal 24 al 27 maggio. L’iniziativa è nata grazie al Comitato Libera@Arte, composto dai tre editori campani Alessandro Polidoro, Diego Guida e Rosario Bianco. Francesco Durante è il direttore artistico.
Il tema di quest’anno era in realtà un programmatico auspicio: Back Home. A tornare a casa è il libro, con tutto ciò che il suo universo contiene. Sono passati infatti ormai nove anni dall’ultima edizione della Galassia Gutenberg, la vecchia fiera del libro napoletana. E si sentiva, forte, l’esigenza di un evento che si ponesse come punto di riferimento per il mondo del libro e dell’editoria, in grado di rappresentare le forze che attraversano non solo la città di Napoli, ma tutto il Meridione, collocandole in un orizzonte nazionale e internazionale.
L’impressione è che l’obiettivo sia stato raggiunto. Hanno preso parte a Napoli Città Libro centodieci espositori, case editrici napoletane o nazionali. Oltre duecento gli eventi, tra presentazioni, reading, dibattiti, incontri con gli autori, firmacopie, veri e propri spettacoli e i laboratori per bambini. Impossibile citare tutti gli ospiti: Maurizio de Giovanni (che è stato anche uno dei principali sostenitori del progetto), Fortunato Cerlino (noto per aver interpretato il personaggio Pietro Savastano nella fortunata serie tv Gomorra, adesso autore per Einaudi del romanzo Se vuoi vivere felice), i The Jackal, Silvio Muccino, Chiara Francini, Giancarlo de Cataldo, ecc.
Ha presenziato a Napoli Città Libro anche il presidente della Camera Roberto Fico, che è intervenuto all’incontro con la Rete dei festival del sud, un’aggregazione dei promotori di venticinque manifestazioni letterarie organizzate in questi anni nelle regioni meridionali. In quest’occasione ha sottolineato l’importanza dei movimenti organizzativi che cercano di promuovere la cultura facendo sistema e ha ribadito la necessità di una lungimirante politica di investimenti nella cultura, volta a favorire la crescita e la formazione delle persone.
La fiera, come detto, si è svolta nel complesso monumentale di San Domenico Maggiore. Gli stand espositivi erano ubicati negli ambienti del chiostro antistante la famosa basilica. La logistica di Napoli Città Libro può essere vista come la sintesi dell’identità che quest’evento vuole ricercare. Evidentemente, non si può fare un paragone con il Salone del Libro di Torino, che si avvale dei moderni spazi del Lingotto, abbastanza lontani dal centro cittadino. A Napoli era importante collocare la fiera nel centro storico, e proporla anche turisticamente ai visitatori, magari attratti casualmente mentre passeggiavano per le consuete gite. Un qualcosa di molto simile è avvenuto con Ricomincio dai Libri, tenutasi a settembre nell’ex Ospedale della Pace, in via dei Tribunali.
Una fiera divisa tra il localismo di una città che è anche un intramontabile topos letterario – ben riconoscibile al netto degli abusi e dei luoghi comuni – e il globalismo delle aspirazioni e della stessa necessità di comunicazione e interscambio insita in ogni letteratura. Per addentrarsi nel labirinto della fiera, lasciandosi sedurre dalle perle che l’editoria grande e piccola dissemina qua e là, c’è bisogno di curiosità, di una disposizione d’animo più leggera e ondivaga. Bisogna scoprirla poco a poco.
Troppo diversi gli spazi, le risorse, gli ospiti e la storia recente del Salone del Libro di Torino da quelli di Napoli Città Libro. Ma lo spirito del visitatore è forse lo stesso, ed è anche quello che maggiormente stimola l’amore per la lettura, la passione che anima l’atto rivoluzionario di leggere. Napoli Città Libro crescerà, acquisirà una nuova identità e una nuova risonanza, ma per il momento una piccola rivoluzione è stata fatta.