Da Capodimonte a Pompei, il viaggio di Picasso in Campania
Inaugurato nella giornata di venerdì 7 aprile l’allestimento consacrato a Picasso il quale dipinse il sipario ed i costumi del balletto “Parade” dopo un viaggio avvenuto esattamente un secolo fa.
Quand’ero piccolo, mia madre mi diceva: “Se farai il soldato, sarai generale; se diventerai monaco, sarai Papa”. Ho voluto fare il pittore, e sono diventato Picasso!
Una mostra che omaggia un’icona artistica del XX secolo che seppe ammirare l’immenso valore della cultura popolare partenopea. Il 7 Aprile, presso il Museo di Capodimonte a Napoli, è andata in scena la cerimonia d’apertura del “Picasso a Napoli: Parade”, allestimento dedicato al celebre pittore spagnolo che dipinse il sipario ed i costumi del balletto dell’impresario russo Sergej Djagilev a seguito di un viaggio in Campania compiuto proprio cento anni fa.
Pablo Picasso (Malaga 1881 – Mougins 1973): uno dei più grandi artisti del Novecento, tra i più influenti e rivoluzionari pittori di tutta la storia dell’arte. “Inventa” (con l’amico Braque) il Cubismo, una sorta di elaborazione finale di tutti i rivolgimenti stilistici che stavano avvenendo nella pittura a cavallo del Novecento (si pensi a Cèzanne, agli Impressionisti, ma anche all’arte “primitiva” che veniva riscoperta e imitata). Nel 1917 segue in Italia la compagnia dei Ballets Russes di Sergej Djagilev, al fine di realizzare le scene e i costumi di alcuni balletti, e “scopre” l’arte classica e rinascimentale. Sviluppa una nuova riflessione sul Classicismo, che si ritrova nella serie di ritratti ad amici, attori, musicisti e soprattutto alla moglie Olga Koklova e al primo figlio Paul. Negli anni Venti si accosta al Surrealismo, il movimento nato nel 1919 per opera di André Breton e Paul Eluard. Negli anni Trenta s’impegna politicamente schierandosi pubblicamente contro la dittatura fascista di Francisco Franco in Spagna. Nel 1937 dipinge Guernica, il suo più grande capolavoro.
I due realizzano quadri nei quali la molteplicità dei punti di vista dell’oggetto rappresentato è portata alle estreme conseguenze: le immagini si compongono di schegge di realtà, viste da angolazioni diverse e ricomposte in una sintesi del tutto originale. I quadri cubisti non hanno prospettiva né profondità; non distinguono lo sfondo e il primo piano, le forme sono appiattite e i colori sono esclusivamente grigi e bruni. Il pittore cubista dipinge cose quotidiane: bottiglie, tavolini, strumenti musicali che non sono più inquadrati su una scena, come lo sono stati per secoli.
Una bottiglia su un tavolo, che un artista del passato avrebbe rappresentato solo nella parte frontale, viene ora raffigurata in tutta la sua interezza, mostrando così che le cose hanno più di due dimensioni, che si compenetrano l’una con l’altra. Questo originale modo di dipingere è contemporaneo alle scoperte scientifiche dei primi anni del Novecento, alle riflessioni filosofiche sui concetti di tempo, spazio-tempo, massa. I pittori cubisti tentano di introdurre nelle opere la quarta dimensione, ovvero quella temporale, superando le codificate tre dimensioni dello spazio euclideo.
Il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, ha espresso il suo piacere:
Dopo Van Gogh è per me un piacere tornare in questo luogo per dare lustro ad un grande artista del Novecento come Picasso. Napoli con eventi di tale portata si sta riaffermando come capitale culturale europea, proprio come accadde già nel Settecento. Grazie anche a questa esposizione che unisce due siti importanti come Capodimonte e Pompei (una delle due sezioni è ubicata presso l’Antiquarium degli Scavi), la Campania si sta ponendo sempre più in Italia come una delle realtà più dinamiche dal punto di vista dell’arte e del patrimonio.
Il direttore del Museo di Capodimonte, Sylvain Bellenger, pone poi l’accento sul contenuto innovativo del sipario dipinto da Picasso:
Illuminato dai consigli del poeta Cocteau il pittore spagnolo dà vita con quest’opera ad un nuovo manifesto nel quale intende divulgare un messaggio straordinario, cioè che la vera arte è quella che trae ispirazione dalla realtà popolare. Non è stata dunque casuale la scelta della Sala da Ballo della Reggia per la collocazione di tale capolavoro perché è qui che a nostro avviso si può meglio identificare il luogo di raccordo tra la poetica di Picasso e la cultura partenopea.
Carmine Romano, tra i curatori dell’allestimento ha affermato:
Giungendo a Napoli nel 1917 Pablo Picasso trovò terreno fertile per preparare il sipario e i costumi per lo spettacolo “Parade”. La città all’epoca brulicava di teatri, di marionette e guarrattelle. Oltre che da una cartolina che rappresentava una grande tavolata all’interno di un’osteria, sembra che l’artista abbia tratto preziosi spunti dalla recitazione di alcuni attori di strada che gli fecero riscoprire una forma di teatro depurato, arcaico, come quello di Scarpetta.
Nella prima sezione, collocata al Museo di Capodimonte, la mostra propone, oltre al grandioso sipario, alcune opere che documentano l’intima relazione tra Picasso ed il teatro italiano e napoletano: dall’ “Arlecchino” dietro il quale si cela il ritratto dell’amico Leonide Massine alla preziosa gouache contenente lo “studio” per la scenografia del balletto “Pulcinella”, realizzato tre anni dopo “Parade”. Nella seconda, invece, allestita presso l’Antiquarium degli Scavi di Pompei, alcune antefisse romane a maschera teatrale campeggiano sulla gigantografia di una foto che ritrae Picasso e Massine dinanzi ad un’antica fontana pompeiana mentre i costumi bianco-azzurri degli “acrobati”, del “Manager di New York” e del “Manager a cavallo”, unitamente ad un filmato audiovisivo, contribuiscono a rievocare la suggestiva atmosfera del balletto di Djagilev.
“ Parade”sarà visitabile in entrambe le sue location sino al prossimo 10 luglio, e allora da non perdere nelle prossime settimane visite guidate a tema, concerti ed ulteriori eventi in onore del grande pittore spagnolo consultabili sul sito www.museocapodimonte.beniculturali.it
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