Dall’antico stadium di Olimpia al contemporaneo Stadio San Paolo: quale la genesi dello Stadio? Quali sono state le tappe e gli sviluppi che lo hanno portato a divenire nuovo anfiteatro, cornice delle moderne battaglie … sportive?
Non c’è un altro posto del mondo dove l’uomo è più felice che in uno stadio di calcio.
(Albert Camus)
Ogni domenica in tanti ci si reca allo stadio. Chi al San Paolo, chi all’Arechi, chi al Vigorito, chi al Partenio e via discorrendo, ma si fa presto a dire stadio, come si fa presto a dire calcio o addirittura sport. La nostra serie A, la Champions, come i Mondiali, e le competizioni di qualsivoglia disciplina sportiva, sono solo la punta dell’iceberg, ma del resto così è la Storia. Quale la storia degli stadi? Come si sono trasformati nel tempo? Quali le discipline e le attività svolte al suo interno?
Lo stadio è notoriamente l’edificio in cui hanno luogo gli eventi sportivi. La sua costruzione ricalca quella degli edifici per le rappresentazioni dell’antichità classica, migliorata grazie all’applicazione di nuove tecniche costruttive e di materiali tecnologicamente avanzati
Già noto agli antichi greci, in principio fu luogo decisamente diverso da quello di cui noi abbiamo esperienza oggi.
Nel corso della 58°edizione dei Giochi, ad Olimpia, nell’estate del 548 a. C., cinquantottesima, migliaia di astanti accalcarono le tribune dello stadio. D’improvviso alcuni spettatori si alzarono, facendo largo attorno a un anziano, in fin di vita. Lo sciagurato? Talete, celebre matematico e filosofo. Proprio in quel istante il trionfatore della gara taglia il traguardo.
In tal modo, mentre un nuovo asso dello sport sbocciava, cadeva per sempre una “colonna” della civiltà greca. Ma perché? una tremenda insolazione. I colpi di sole non furono rari negli stadi dell’antica Grecia. I motivi principalmente due, sia perché le tribune non erano coperte, sia perché nel corso delle competizioni gli spettatori erano obbligati stare a capo scoperto, in segno di rispetto.
L’antico stadium di Olimpia in Grecia costruito nella zona sacra della città, era l’edificio in cui avevano luogo la corsa e altre gare sportive: deve il suo nome proprio alla misura della lunghezza del percorso della corsa, contraddistinto da una profilo rettangolare allungato, con un lato corto rettilineo e l’altro curvo dalla parte del traguardo.
Nei primi stadi gli spettatori assistevano alle gare da tribune situate su rialzi naturali del terreno, come nel caso di Delfi. Per ospitare un maggior numero di spettatori si passò a edifici con tribune rettilinee su ciascuno dei lati lunghi, come a Olimpia e Mileto; in epoca ellenistica poi si creò una tribuna anche sul lato curvo. I Greci nelle loro grandi opere architettoniche cercavano sempre di adeguarsi alle caratteristiche del terreno: in alcuni stadi (Atene e Olimpia) la pista rettangolare era costruita in una valletta, in cui si sfruttavano i due versanti collinari per le tribune. (Fabrizio Di Marco)
Onore agli dei: del resto i giochi antichi furono in primis una celebrazione religiosa, che solo più tardi divenne manifestazione sportiva. Lo stadio di Olimpia ne è una prova, il primo della Storia eretto nella zona sacra della città (chiamata altis), attorniato da palestre e alloggi per gli ginnasti, ma anche da templi, tra cui quello a Zeus, il signore degli dèi a cui le Olimpiadi erano consacrate. Il Colosseo, invece, non era uno stadio ma un anfiteatro ed era riservato ai giochi: fu sede anche delle nauromachie, sceneggiature di battaglie navali in acqua che però non ebbero la stessa verve dei giochi coi gladiatori.
Nell’antica Grecia, le competizioni fra atleti ebbero luogo all’interno di alcuni grandi santuari, come quello di Olimpia, per l’appunto, scenario dei Giochi Olimpici, uno degli “stadi” più frequentati del mondo classico. La passione fervente che animava gli antichi greci per le competizioni atletiche fu l’impulso per la celebrazione regolare di grandi giochi che attraevano sportivi di tutto il mondo ellenico. Il primo torneo si svolse a Olimpia nel 776 a. C., segnando l’alba dei Giochi Olimpici, rassegna sportiva che si terrà di lì ogni quattro anni. Contiamo, inoltre, altre tre competizioni panelleniche, i Giochi Pitici (santuario di Apollo a Delfi), i Giochi Nemei (santuario di Nemea) e i Giochi Istmici (santuario di Corinto). Le discipline? La corsa, il pugilato, il lancio del disco, le corse dei carri.
A Roma vigeva un binomio, ovvero giochi e pancia piena. Gli stadi potevano anche essere momentanei: le sporadiche sfide di atletica venivano disputate ad esempio in piccoli stadi di legno, allestiti per la circostanza e smontati al termine delle gare. Ricordiamo tra glia altri, quello fatto innalzare da Giulio Cesare nel 46 a. C. e l’altro richiesto da Augusto nel I secolo d. C.
A Roma, nell’86 d. C., l’imperatore Domiziano ordinò la costruzione, nell’odierna piazza Navona, dell’unico vero stadio dell’antichità fuori dalla Grecia, differente dai circhi e dalle arene (come il Colosseo) per la non presenza della “spina” (il muro divisore intorno al quale trottavano i cavalli) e per le dimensioni moderatamente ridotte (265 per 106 metri, con tribune in grado di accogliere “appena” 30 mila spettatori). Il modello edilizio dello stadio ispirò un altro edificio per spettacoli: il circo, impiegato per le corse dei carri (quadrighe). A Roma il più grande fu il Circo Massimo, che si ipotizza potesse ospitare oltre 250.000 spettatori. Ma la vera essenza di Roma protrasse a pronunciarsi nei combattimenti dei gladiatori e nei giochi delle arene.
I giochi gladiatori significarono folle in assoluto delirio. Inizialmente, nel 105 a. C., furono istituiti dallo Stato romano i munera, combattimenti gladiatori che, in precedenza, i privati predisponevano presso la tomba dei propri avi per placare col sangue l’ira degli dei e l’inquietudine dei trapassati. Gli imperatori compresero a pieno la loro valenza, i munera vennero regolarizzati, o meglio “nazionalizzati”. I pretori si assicuravano che si svolgessero almeno due volte l’anno, ma gli imperatori erano liberi di indirne molti altri straordinari, così da ingraziarsi quei tifosi ante litteram. I munera affiancarono così i ludi del circo e del teatro, questi gli svaghi a Roma.
L’anfiteatro Flavio, che poteva ospitare più di 50.000 persone) è l’esempio meglio conservato dell’architettura-tipo degli anfiteatri.
Gli spazi erano rigidamente suddivisi in funzione del censo. Si andava dalle tribune d’onore, contrapposte centralmente sul diametro corto dell’ellisse dell’anfiteatro, alle tribune numerate, ai settori riservati alle donne, alle popolari curve e all’ancor più popolare piccionaia. Ovviamente, ai posti centrali delle tribune d’onore sedevano le personalità: da una parte, imperatore e famiglia, dall’altra, prefetto e magistrati. I Gladiatori facevano il loro ingresso dalle arcate alle estremità dei lati lunghi dell’arena e raggiungevano lo spazio antistante la tribuna imperiale per rendere omaggio all’imperatore prima dell’inizio dei combattimenti. (Maria Baiocchi)
Il tramonto dell’impero romano segnò la fine, almeno momentanea, dello sport. Le precarietà del IV secolo, con l’Impero romano in progressiva decadenza, ebbe ripercussioni anche sportive. Teodosio, nel 392, bandì i culti pagani e con essi i giochi olimpici, che furono archiviati per 15 secoli. Bisognerà aspettare il diciottesimo secolo, solo allora lo sport rifiorirà in tutta la sua bellezza.
In un primo momento si riscattarono gli antichi valori dell’atletismo. In seguito, durante il XIX secolo, gli ambienti scolastici inglesi diedero impulso alla genesi dello sport moderno. Il prete anglicano Thomas Arnold, per dirne una, concepì giochi a squadre per i ragazzi indigenti del suo college, tanto da condizionare positivamente anche il barone Pierre De Coubertin, il fondatore delle Olimpiadi moderne.
Ecco sorgere i nuovi anfiteatri, cornice delle moderne battaglie, sportive, sia ben chiaro. Fu così che alla fine del secolo rinacque l’interesse per le grandi manifestazioni sportive ed ebbe inizio la costruzione di stadi moderni.
L’impianto di questi edifici si rifece non tanto a quello degli stadi antichi, quanto alla struttura ovale dell’anfiteatro: al posto dell’arena centrale vi è il campo da gioco, attorno al quale in alcuni casi si sviluppa la pista per l’atletica leggera, con gradinate e tribune a più ordini sovrapposti, che in alcuni settori sono dotate di copertura. Negli ultimi decenni del 20° secolo la scelta dei progettisti si è orientata verso il sistema di gradinate a strutture in elevazione a sbalzo, che permettono di sfruttare lo spazio sottostante per spogliatoi, palestre, sale per la stampa. (Fabrizio Di Marco)
Per disputare la prima edizione delle Olimpiadi, nel 1896 ad Atene, nacque il Kallimarmaro, il “papà” degli stadi di oggi. Poi il White City Stadium (1906), a pianta ellissoidale, capace di 150mila spettatori e provvisto di una elementare tribuna coperta, la prima della Storia. Il Novecento è un susseguirsi di sviluppi e progressi a suon di tecniche e soluzioni innovative, il XXI secolo è storia recente, nota, attualità. Mentre il futuro sembra auspicare ulteriori sorprese, ancora più formidabili: gli Arabi del Qatar per i prossimi mondiali di calcio (2022) hanno disegnato infatti dei veri capolavori architettonici. Cattedrali sportive ideate con al fine di rispettare l’ambiente (per esempio, contano sofisticati impianti di climatizzazione con emissioni contenute) e con una solennità indiscutibilmente faraonica.
Dallo stadio calcistico il tifoso retrocede ad altro stadio: a quello della sua stessa infanzia. (Eugenio Montale)
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