Ci fa rabbia chiamarla Terra dei fuochi, ma mai come in questi giorni è l’unico nome che possiamo attribuirle. Cosa poter fare?

“Terra dei fuochi” è ormai l’espressione più incisiva e preoccupante che descrive lo stato della Campania, dai primi anni 2000 a questa parte. La nostra terra spesso e volentieri è bollata con questi termini, assumendo un triste aspetto.

Nella nostra “terra dei fuochi” sono stati registrati, negli ultimi giorni, 100 roghi tossici di natura dolosa.

Sembra un’eruzione”, queste le parole di coloro che hanno osservato l’incendio doloso attuato nel parco del Vesuvio l’11 luglio. Incendio che ha provocato una immensa colonna di fumo, la quale ha sovrastato il golfo di Napoli, raggiungendo perfino il Salento. Il comandante regionale della forestale Sergio Costa avverte che gli ettari del parco del Vesuvio colpiti dal rogo sono 100. Sono stati necessari tre Canadair, volontari, associazioni civili, vigili del fuoco, personale Sma, protezione civile e guardia forestale, per poter distruggere le fiamme.

Gli incendi degli ultimi giorni riguardano anche Ercolano, Ottaviano, Torre del greco e i paesi vesuviani. Si dimostrano profondamente addolorati i sindaci dei suddetti comuni. Il sindaco di Ottaviano, Luca Capasso, ha chiesto di proclamare l’emergenza nazionale, invocando l’aiuto dell’Esercito e del governo. Il presidente Federalberghi costa del Vesuvio, Adelaide Palomba, si dimostra preoccupata anche per il turismo. Gli incendi provocano infatti non solo problemi respiratori e di salute, ma incidono anche sull’aspetto economico della regione. In questa situazione, anche la provincia di Napoli e Caserta è martoriata dai roghi. La popolazione è indignata, e non mancano foto postate sui profili facebook degli stessi incendi. Questi possono essere, infatti, tranquillamente ammirati dalle proprie abitazioni.

È spontaneo chiedersi il perché di questa tortura ai danni di una terra splendida quale la Campania. Cosa può fare il cittadino, cosa possono fare le istituzioni a riguardo? Un’ottima educazione civile potrebbe aiutare quantomeno ad evitare uno spargimento di rifiuti sulle strade cittadine. Non è raro che si gettino rifiuti anche dalle macchine in movimento, e gli stessi “mozziconi” di sigaretta possono collaborare ad un incendio. Inoltre, abbracciare la raccolta differenziata (seguita attentamente) è una valida alternativa alle discariche a cielo aperto.

Tuttavia, il popolo campano urla a gran voce un sostenimento da parte delle “sfere alte”, delle istituzioni. A tal proposito, ad Acerra è stata fatta il 10 luglio una manifestazione-denuncia, alla quale ha partecipato anche il sindaco, Raffaele Lettieri. Per arginare un problema dal grande impatto ambientale come quello che stiamo vivendo, il presidente della regione Vincenzo De Luca ha sottoscritto un Protocollo d’intesa. Il suddetto è stato esteso al Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Tullio Del Sette. Il protocollo prevede una maggiore vigilanza ed attenzione allo sversamento illegale dei rifiuti, ai roghi dolosi. Per la regione Campania è molto importante finanziare strumenti che permettono in maniera pratica questa vigilanza, come i droni. Un’altra opzione volta al miglioramento della nostra terra sono le bonifiche dei territori.

La mano criminale che si cela alle spalle di questa distruzione ambientale necessita di essere fermata. La terra dei fuochi e la Campania tutta chiede un impegno universale. Impegno che deve essere adottato dai cittadini e dalle istituzioni sia regionali che nazionali. D’altro canto, i detti napoletani hanno accompagnato la saggezza della nostra regione per secoli. Pertanto, mai come in questi momenti dobbiamo ricordarci che: “o’ napulitan s’ fa sicc’, ma nun mor!”.

Un pensiero riguardo “Terra dei fuochi: la Campania brucia ancora. Cosa possiamo fare?

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