Si trova nella provincia di Caserta il piccolo borgo dove tutto è colore, armonia e storie raccontate sui muri. Valogno è il paese dei murales.
La storia di Valogno poteva essere come quella di tanti altri borghi italiani, piccolissimi, disabitati e per questo man mano che il tempo passa sempre più abbandonati e sconosciuti. Invece il destino per Valogno ha avuto un’altra strada. Quella ridisegnata dal progetto di Giovanni Casale, che da Roma è tornato nel suo amato territorio d’origine per intraprendere il visionario sogno di “Risveglio di Valogno“.
Sarà stato per i suoi precedenti come psicologo, Giovanni insieme alla moglie Dora, ha deciso di dare una svolta alla sua vita. Così ha chiuso le porte della casa di Roma ed è tornato nel paesino arroccato tra le montagne e tufo vulcanico per aprire quelle della casa di famiglia. Un ultimo tentativo per dimostrare che chiunque può dare una diversa impostazione della vita. Così ha chiamato a raccolta una serie di artisti a ridare anima e vita al piccolo borgo, frazione di Sessa Aurunca.
E gli artisti sono arrivati. Dapprima pochi, poi tanti e anche internazionali. Così oggi a Valogno ancora non ci sono supermercati, non ci sono farmacie, non ci sono bar, ma ci sono tre chiese e 42 murales che rivestono i muri dei vicoli e delle arcate, delle case, dei palazzi storici e dei ruderi e parlano di fate, eroi ed eroine, briganti in fuga, l’Unità d’Italia e spaccati di vita dei riti della campagna e degli antichi mestieri.
Ora, nel piccolo borgo, 90 anime in tutto, con una media di 65 anni, tutto è colore, armonia, storie raccontate sui muri. E il paesino grazie all’arte e ai colori ha ricominciato a popolarsi. Non solo gli “emigranti” che tornano per le vacanze, ma anche turisti, semplici curiosi o amanti del genere. Anche le case finora rimaste disabitate, sono divenute oggetto d’interesse per qualche prode avventuriero che immagina investimenti e attività commerciali.
Il piccolo borgo si sta affermando come nuova meta turistica, soprattutto per gli appassionati di quel turismo lento, fatto di incontri, due chiacchiere con il prossimo, osservazione, degustazione di chicche non convenzionali e condivisione.
Valogno è anche il paese delle porte aperte. Qui non ci sono ristoranti. C’è la “pratica” del Pranzo condiviso. Letteralmente i turisti sono invitati a pranzare a tavola con i padroni di casa. Le persone arrivano per assaporare opere d’arte a cielo aperto e si ritrovano in casa degli abitanti. Perché ci sono porte e portoni sempre aperti e qualche signora impegnata in cucina, pronta a servire un pranzo caldo e familiare.
Praticamente Valogno è un paesino sospeso in un’altra dimensione dove le favole narrate sui muri, anche storie moderne si intrecciano con le storie raccontate dalle pietre dei palazzi del Settecento e dell’Ottocento o i resti delle abitazioni colpite dal terremoto dell’80 e le narrazioni di qualche vecchietta del luogo pronta a far conoscere la sua di esperienza.
Una formula originale e autentica che sembra essere premiata dall’interesse pubblico.
Come tutti i “risvegli” anche quello di Valogno è un “risveglio” lento. La luce comincia ad entrare ed illumina l’ambiente circostante di mille colori e sfumature, dove, nonostante la preziosità artistica del posto, la bellezza più grande la danno sempre le mille sfumature delle persone che ci accolgono.