Venticano: un antico, piccolo comune avellinese, che oggi conserva i segreti di un’antica tradizione culinaria
Venticano è un comune che sorge lungo la valle del Calore a 370 mt. di altezza sul livello del mare. Il toponimo, che deriva dal latino Venticani, si riferisce al proprietario di un praedium presente in questa zona. Secondo lo scrittore Scipione Bellabona, invece, il nome, Castrum Venticani, ha due interpretazioni: 20 trionfi in battaglia riportati dai Romani, o un villaggio governato da 20 saggi. Un paese strettamente legato alle tradizioni fa sfoggio della propria attività agricola durante la Festa Patronale del 7 dell’8 settembre e durante la Fiera Campionaria denominata “Me Gusta”. Oltre all’agricoltura, di rilevante importanza è l’artigianato soprattutto riguardo la lavorazione del legno e della ceramica. Il territorio in epoca romana era legato alla colonia di Aeclanum che ne sfruttava le risorse agricole. Il Casale Venticano, però, si formò nell’815 e ne abbiamo notizia tra l’853 e l’856 quando viene citato in un precetto dell’Abate Giovanni di S. Vincenzo. Nell’881 il principe di Benevento Radelchi II donò queste terre al Monastero di Santa Sofia di Benevento. Nel 1165, invece, risulta sede dell’importante “cenobio” di S. Maria. Dal 1221 poi, Venticano è al centro di una contesa tra il Monastero di Montevergine e l’Abbazia di S. Sofia. Fino al 1300 grazie all’abate virginiano Guglielmo IV, Venticano possedeva un’abbazia, un monastero e dei propri beni. Dopo alterni passaggi di proprietà tra il Monastero e l’Abbazia, nel 1499 il feudo divenne proprietà di Giovanni Borgia e poi passò nella mani dei De Tocco fino al 1806. In quest’anno il Casale di Venticano fu distrutto e si salvò solo la Torre Campanaria, per questo fu denominato “Campanariello” fino al 1898 quando divenne frazione di Pietradefusi. Nel 1948 Venticano riuscì a conquistare la propria autonomia amministrativa grazie all’unione degli abitanti di Campanariello, Castel del Lago, Calore e Passo.
Risalente al 1300 è la Chiesa di S. Maria e S. Alessio fatta costruire come monastero da Guglielmo IV. Conserva la torre campanaria, l’altare in marmo, le statue recuperate dopo il terremoto e una tela seicentesca. Lungo via Del Mastro si può ammirare la Cappella di Santa Croce che conserva una scultura ottocentesca: la Crocifissione. Tra i Palazzi Signorili si ricordano Palazzo Petitto, Palazzo Colarusso, Palazzo Pascucci, ma in particolare Palazzo Ambrosini. All’interno di questo vi è la Chiesetta dell’Angelo dedicata alla Serva di Dio, con un chiostro in pietra e un pozzo centrale. Nel palazzo si può inoltre osservare il “Giardino delle Apparizioni” dove ci si dedica al colloquio personale con Dio in assoluto silenzio. Infine, una delle attrattive più importanti di Venticano è il Ponterotto che è meta annuale di un gran numero di turisti: i ruderi ben visibili del Ponte richiamano le antiche battaglie romane. A tal proposito è sorta una diatriba tra le città di Mirabella Eclano, Luogosano e Venticano poiché il ponte si trova al confine fra i tre comuni.
Venticano possiede un’antica tradizione culinaria ed è nota soprattutto per i salumi. L’allevamento di maiali, agnelli pregiati, capretti e conigli favorisce la produzione di carni e salumi, in particolare si ricordano i capocollo, le salsicce e le soppressate aromatizzate con ingredienti naturali. Rinomati sono anche i vini DOCG, (tra i quali l’aglianico) e il torrone lavorato con prodotti locali quali il miele, le mandorle, le nocciole e il cacao. Gustosi e artigianali sono i formaggi che provengono da allevamenti bovini della zona, in particolare dalle vacche Podaliche che producono latte di alta qualità. Da non perdere sono, inoltre, le paste a mano come fusilli, tagliatelle, laine, cecatielli e gnocchi. Infine, tra le pietanze principali vi sono la “minestra maritata”, il “mogliatiello” (carne di maiale con peperoni), la “pizza ionna”, il “fritticiello”, i panzerotti e la “Fagiolata”, il tutto insaporito con un ottimo olio extravergine di oliva locale, per il quale Venticano vanta il titolo di Città dell’Olio.