In occasione della Giornata mondiale dell’acqua 2025, Terre di Campania ha chiamato a raccolta giornalisti, scrittori, sacerdoti, medici, vari professionisti e studenti del territorio, invitandoli ad una riflessione libera e creativa sul tema dell’acqua come bene prezioso da conoscere e custodire. Ciascuno ha fatto dono della sua piccola goccia nel segno della gratuità, sincerità ed originalità. Il risultato è un mare di emozioni, suggestioni e spunti di riflessione molteplici, un incontro che si spera arricchente ed edificante con l’irriducibilità preziosa di un bene unico da riscoprire e salvaguardare.

A due giorni dall’attesa celebrazione, l’interessante contributo di Gimmy Devastato, architetto.

 

Dalle origini della vita l’acqua conosciuta è quella dei mari, dei laghi e dei fiumi, ma più di tutte, le sorgenti e le cascate hanno colpito la fantasia di artisti ed architetti. Le fontane, originariamente funzionali per l’approvvigionamento idrico, si trasformano nel tempo in simboli decorativi che, integrando arte, scultura e architettura, diventano anche un “strumento” sonoro che arricchisce l’ambiente urbano e naturale. Il suono dell’acqua, come quello di una cascata o di uno zampillo, contribuisce a creare un’atmosfera rilassante e simbolica, spesso associata a concetti di vita e rinnovamento.

            Nella casa pompeiana, l’impluvium era un elemento centrale dell’atrio e talvolta decorato da sculture, come nella Casa del Fauno, dove l’acqua piovana, raccolta in cisterne per gli usi domestici creava, al contempo, riflessi dinamici sull’architettura. Lo stesso avverrà nei Monasteri, nei cui chiostri forma e funzione saranno concentrate nelle “vere” da pozzo con relativi portali di sostegno delle carrucole. Nel Chiostro di Monreale (sec. XXII), una colonna riccamente intagliata, con acqua che sgorga da dodici bocche leonine, è collocata in un angolo e ritma le passeggiate dei silenziosi frati in lettura.

            A Roma, nelle ville imperiali come quella di Adriano a Tivoli, l’acqua e l’architettura si combinano con straordinaria eleganza, come nel Canòpo circondato da archi e statue il cui modello è il Nilo.

            In seguito architetture ben più famose ne ripeteranno il senso. Basti pensare ai rivoli d’acqua utilizzati negli ambienti arabi come nella sala del Trono del Palazzo della Zisa (1175) a Palermo e all’Alhambra (1232) di Granada, o ai larghi invasi del Parco della Reggia di Caserta (1773) con i fragorosi salti di quota e le cascate. Ma poi, come non citare il Taj Mahal (1632) che senza lo specchio d’acqua antistante perderebbe non poco del suo fascino.

            Nell’arte dei giardini l’acqua è fondamentale, dai laghetti del tipo “natura naturale” del giardino inglese, al giardino all’italiana in cui la fontana obbedisce a rigorose linee geometriche, al giardino Zen dove il gorgoglio dell’acqua ha un ruolo spirituale. L’acqua, come nella Reggia di Caserta, diventa componente essenziale nell’estetica del paesaggio, con cascate e fontane scultoree che riflettono il potere e la grandezza di chi governa.

            Il tema della fontana urbana è storicamente sviluppato a Roma, ove ad ogni angolo di strada o piazza se ne sente lo zampillìo. Esempi famosi sono la Barcaccia a Piazza di Spagna o il Tritone a Piazza Barberini o quella dei Quattro Fiumi a Piazza Navona.  In altri casi, le sorgenti si fondono con l’architettura tipo le Quattro Fontane sull’omonima via al San Carlino di Borromini e, prima fra tutte, la Fontana di Trevi (1732-62) che celebra il Trionfo di Oceano mare, muscoloso e altezzoso su di un cocchio a forma di conchiglia trainato da due cavalli alati. Questa fontana nasce letteralmente dal retrostante Palazzo Poli, per diventare scenografia urbana e colonna sonora della piazza.

            Esempio più recente di fusione con l’architettura è l’Altare della Patria (1885), con le fontane che simboleggiano i mari che bagnano l’Italia.

            A Napoli la Fontana del Carciofo (1952) in piazza Trento e Trieste è  solo uno spartitraffico, bella e irraggiungibile; la fontana dell’Esedra, moderno Canòpo nella Mostra d’Oltremare (1940), è scenografia fra le architetture della Triennale del Mediterraneo (1937), mentre la più antica Fontana del Nettuno (1601) non ha mai trovato pace, smontata e rimontata più volte, passando dall’Arsenale del Porto, a Piazza del Plebiscito, poi a Santa Lucia, via Medina, Piazza Borsa, poi di nuovo a Via Medina, ed oggi (finalmente?) in Piazza Municipio (2015).   

            Nel XX secolo, nuove tipologie di fontane emergono. La Fontana Magica di Barcellona (1929) è un esempio di spettacolo coreografico che unisce acqua, luce e musica, mentre fontane a raso, come quella recentissima di Piazza San Giovanni a Roma, creano effetti visivi sorprendenti, con zampilli che emergono dal pavimento.

            In Cina, fontane aeree nebulizzano acqua per offrire sollievo dal caldo, mentre il Blur Building (2002) sul lago di Ginevra crea nuvole artificiali che avvolgono l’edificio, utilizzando l’acqua come elemento atmosferico.

            Le fontane sonore, come l’organo marino di Nikola Basic a Zara (2005), sfruttano il movimento delle onde per generare suoni che variano in base all’intensità delle acque. Questo incontro tra arte, musica e natura permette di creare un’esperienza sensoriale unica. L’organo marino di Zara, con le sue canne di pietra disposte lungo il molo, produce una sinfonia naturale, unendo visione e suono in un’esperienza unica che esplora le potenzialità espressive dell’acqua.

“…sciacqua, sciaborda, scroscia, schiocca, schianta, romba, ride, canta, accorda, discorda” — L’onda di G. D’Annunzio

 

 

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