Benevento è città pulsante di vita, località di origine pre-romana, un luogo segnato dalla sua storia e dalle tracce della sua antichità: uno spirito che ancor oggi risiede tra le antiche vie della città, e che il visitatore non può non cogliere.

Poche province meridionali e sopra tutto poche città hanno monumenti così importanti e così degni di studio come Benevento. Capitale di un forte ducato, sede di principi valorosi, conserva ancora oggi nei suoi monumenti le tracce dell’antica grandezza. (Matilde Serao)

Sulla strada tra il Tirreno e l’Adriatico, alla confluenza di fiumi, il Calore e il Sabato, e di strade, la via Appia e la via Traiana, Benevento è città pulsante di vita.  Le dure prove a cui la storia la sottoposta, le hanno procurato rispetto e lodi: nel 369 d. C. in seguito ad un disastroso sisma Quinto Aurelio Simmaco, Corrector Campaniae, scrisse al Senato romano per celebrare l’abnegazione, lo slancio e la concretezza dimostrati dai beneventani nella immediata mobilitazione di ripresa. È questo lo spirito che ancor oggi risiede tra le antiche vie della città, e che il visitatore non può non cogliere.

È soprattutto il ricordo del passato che avvince il visitatore, passato che luoghi e monumenti rievocano ad ogni piè sospinto e che, nella sua fase più remota, sconfina nella leggenda. (Mario Rotili)

Straordinario per bellezza e austerità è l’Arco di Traiano, eretto, per volere del Senato, tra il 114 e il 120 d. C. sul luogo ove cominciava la via Traiana (variante dell’Appia, che accorciava il percorso da Roma a Brindisi). Quello di Benevento è da considerarsi appartenente al genere degli archi onorari romani:

Il termine normalmente utilizzato di ‘arco di trionfo’ non esprime in modo esauriente il significato di questa realtà architettonica; in effetti molti archi sono stati costruiti in occasione di, ed in relazione di vittorie militari … Spesso [però] le motivazioni della dedica di un arco non avevano niente a che fare con vittorie e trionfi: l’arco di Traiano a Benevento fu costruito dall’imperatore per celebrare il compimento della grande via di comunicazione verso Brindisium, la c. d. via Traiana (109-114 d. C.). (Tonio Hölscher)

Alto 15,60 metri, con fornice di circa 9 metri, vanta un’ossatura costituita da massi di calcare ed un rivestimento in marmo. Buona parte dell’arco è fregiata con scene e decorazioni in bassorilievo: i rilievi su entrambe le facciate celebrano la benemerenza dell’imperatore nei confronti della città e l’opera da lui compiuta per la pacificazione e lo sviluppo dell’area circostante. L’Arco fu inserito durante il Medioevo nella cinta di mura della città, della quale rappresentò la Porta Aurea. Nel 1856, però, l’imponente costruzione fu distaccata dalla città di mura di cui prima.

L’iscrizione sull’attico ha il medesimo testo da entrambi i lati.

IMP[eratori] CAESARI DIVI NERVAE FILIO
NERVAE TRAIANO OPTIMO AVG[usto]
GERMANICO DACICO PONTIF[ici] MAX[imo] TRIB[unicia]
POTEST[ate] XVIII IMP[eratori] VII CO[n]S[uli] VI P[atri] P[atriae]
FORTISSIMO PRINCIPI SENATVS P[opulus]Q[ue] R[omanus]

All’imperatore Cesare, figlio del divo Nerva, Nerva Traiano Ottimo Augusto Germanico Dacico, pontefice massimo, (rivestito della) potestà tribunicia diciotto (volte), (acclamato) imperatore sette (volte), console sei (volte), padre della patria, fortissimo principe, il Senato e il Popolo romano (posero).

Un altro monumento notevole è la cosiddetta Rocca dei Rettori. Con i suoi 191 metri di altitudine si situa sul punto più elevato della città ed è costituita da due edifici differenti: il castello vero e proprio, sulla sinistra, e la “Delegazione Apostolica”. Il maniero, a pianta poligonale, fu innalzato nel 1321 sulle rovine di una precedente rocca longobarda; delegato a difesa del sottostante monastero, divenne l’abituale residenza dei governatori di Benevento, adibito a carcere nel 1586. Oggi è sede della Provincia di Benevento e ospita la sezione risorgimentale del Museo del Sannio.
A tal proposito, vale la pena di soffermarci un istante.  Fondato nel 1873 dal Consiglio Provinciale di Benevento, il Museo fu sistemato da Almerico Meomartini nella trecentesca Rocca dei Rettori Pontifici. Il dinamico ampliamento del patrimonio e delle attività di ricerca convinsero l’ente proprietario ad acquistare nel 1928 il complesso monumentale dell’Abbazia di Santa Sofia soppressa durante il Principato di Talleyrand. Il Museo conta su:

  • una ricca sezione archeologica – ubicata al piano terra del chiostro – che documenta lo splendore della città in epoca romana (il patrimonio più importante è forse quello della Sala di Iside)
  • la sezione Longobarda, sempre al piano terra (Sale della Langobardia Minor)
  • al piano superiore, la Pinacoteca relativa all’arte locale dal XIII al XIX secolo.

Inoltre, l’amministrazione provinciale ha acquisito nuovi spazi (Palazzo Casiello) adiacenti al Complesso di Santa Sofia i quali ospitano manufatti d’arte relativi al XIX e XX secolo (da Ciletti a Paladino.

Il teatro romano fu aperto al pubblico nel 126 d.C. sotto l’imperatore Adriano, ampliato da Caracalla tra il 200 e 210. Conseguito in opus latericium, rammenta il Teatro di Marcello di Roma ed è testimonianza della prevalenza sotto Adriano di correnti artistiche elleniche che si avvicendarono al rigore della ormai trascorsa arte traianea. Il teatro, orientato verso il Taburno, misura 90 metri di diametro e può accogliere circa 10.000 spettatori; ricoperto di marmi policromi, con gli atri decorati con stucchi e mosaici. Abbandonato in epoca longobarda, fu impiegato come fondazione per alcune abitazioni e in parte interrato. In più nel XVIII secolo sopra un’estremità dell’emiciclo fu innalzata la chiesa di Santa Maria della Verità. L’archeologo Almerico Meomartini a fine XIX secolo ne favorì il ripristino. I lavori ebbero fine soltanto nel 1957; da allora il teatro è di nuovo attivo. Andato perduto gran parte del rivestimento marmoreo, possiamo ammirarne la cavea, la scena, il primo e parte del secondo dei tre ordini di arcate. In giorni recenti: nel 1990 ospitò la puntata finale di Miss Italia di quell’anno e nel 2001 fu palcoscenico per il Festivalbar 2001.

Nel 571 d. C. Benevento, logorata dalle incessanti e alterne incursioni dei Goti e dei Bizantini, fu conquistata dai Longobardi, che ne fecero la capitale del loro ducato meridionale. La prosperità che ne conseguì incrementò le mire straniere che ci concretizzarono in altrettante scorrerie, assedi e campagne militari, tutte a lungo respinte, come dimostra tangibilmente la robusta fortificazione perimetrale. Lo stato di conservazione può dirsi ancora discreto, ne rimangono oggi diversi tratti: uno, fiancheggia via Torre della Catena, delimitando a sud il quartiere medievale del Triggio; un altro, che segue l’andamento del viale dei Rettori, costituisce la parte nord del perimetro del Piano di Corte; mentre l’ultimo è l’orlo meridionale della collina del centro storico, in corrispondenza di uno strapiombo sotto il quale si estendono i nuovi quartieri di Benevento. La cinta si dipanava in otto porte: Porta Aurea (l’Arco di Traiano); Porta Somma (poi inglobata nella Rocca dei Rettori); Port’Arsa (l’ingresso al Triggio). A tale porta conduceva la via Appia Antica, transitando per il ponte Leproso. Le altre porte sono andate perdute. Sopravvivono alcune torri di avvistamento: la Torre De Simone (dal nome del palazzo che l’ha inglobata) e la Torre del Santo Panaro (così detta da un bassorilievo su di essa che raffigura un uomo con in mano un paniere), entrambe circolari e poste nella zona nord delle mura. Nella parte meridionale si situano invece due torri a base poligonale, di cui la più rilevante è Torre della Catena. Interesse particolare assume la tecnica muraria con cui fu realizzata la cinta muraria, evidentemente molto primitiva e malfatta: sopra un basamento in grossi blocchi di pietra calcarea e tufacea si innalzano le pareti in opus incertum, costituite essenzialmente da ciottoli di fiume legati a malta, ma si mostrano in modo alquanto irregolare laterizi e grandi pietre squadrate derivanti probabilmente da edifici romani.

Benevento. È una città molto antica: si vuole fondata da Diomede re degli Etoli dopo la guerra trojana. Il suo primo nome fu Malevento, e lo cambiò col nome presente tutto contrario, quando nel 268 di Roma divenne colonia de’ Romani. Era una città del Sannio e bisogna dire ch’era una città molto illustre, poiché prima di una tal epoca un patrizio romano della famiglia de’Fabi, prese in moglie una beneventana figlia di Numerio Otacilio. (G. M. Galanti, 1789)

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