Festival Ethnos: la musica degli Arenaria, il Premio Ethnos a Ndileka Mandela, e l’omaggio a Nelson Mandela e Miriam Makeba

Ancora musica etnica nei Comuni Vesuviani che fanno parte del progetto musicale del Festival Ethnos XXIII Edizione 2018. La settimana del festival che si concluderà il 2 ottobre, è iniziata lunedì 24 settembre, a Casandrino, con gli Arenaria, il gruppo creato da Mario Crispi che vede protagonisti musicisti storici della scena world a Palermo come Enzo Rao e Maurizio Curci. Mario Crispi e Arenaria interagiscono con altri linguaggi musicali, con culture di altri popoli e di altre etnie in una perfetta fusione di stili ed emozioni musicali, un vero e proprio progetto che è riuscito a far viaggiare il pubblico tra il Mediterraneo e l’Oriente.

Il concerto è stato l’occasione per presentare al pubblico di Ethnos il loro primo lavoro discografico M.A.E.R.E.A.M. pubblicato alcuni mesi fa e che è una perfetta simbiosi tra il concetto di “musica ripetitiva” e “ciclica” e le varie fasi della vita soprattutto legate al concetto di maternità e di cura.

Martedì 25 due appuntamenti importantissimi del Festival. Alle 19.30 si è tenuta la presentazione e la consegna del Premio Ethnos a Ndileka Mandela, attivista sudafricana e primogenita nipote di Nelson Mandela. Dopo un breve discorso di Ndileka con il quale oltre a ringraziare Gigi Di Luca, Direttore Artistico del Festival, del premio assegnatole, ha ricordato, con molta emozione, le fasi salienti della vita pubblica e privata del nonno, soffermandosi sull’importanza di continuare i suoi insegnamenti e i suoi principi che lo hanno portato a vivere in prigione per 27 anni in carcere, 18 dei quali a Robben Island, in una piccola cella dalla quale continuò a credere e a lottare affinché l-apartheid venisse definitivamente sconfitto. Tanti i ricordi di Ndileka Mandela, anche quelli di momenti affettuosi che la legano al famoso nonno, soprattutto quelli degli ultimi giorni prima che morisse che lei porterà sempre nel suo cuore come gli stessi insegnamenti di suo nonno e i suoi valori che lo hanno portato a diventare dopo la liberazione ad essere un vero mito del mondo contemporaneo, adorato dal suo popolo fino alla nomina di primo Presidente nero del Sudafrica. Ndileka Mandela in questi giorni ha girato le varie scuole del Comune di San Giorgio, parlando ai ragazzi della sua vita e di quella di suo nonno, del suo impegno nella salvaguardia dei diritti umani e del rispetto delle donne, e della sua responsabilità a diffondere nel mondo il credo di suo nonno. “Nelson Mandela ci ha insegnato che attraverso il dialogo qualsiasi ostacolo può essere superato. Non abbiate paura di quello che non sapete e non capite, aprite un dialogo e potreste essere sorpresi da quanto c’è da imparare da chi credete vostri nemici. Mio nonno credeva nel trovare un accordo nel disaccordo”.

Il pubblico presente in sala sarebbe stato ore ad ascoltare le parole di questa donna coraggiosa e determinata, e ha salutato con un grande applauso sia il momento della consegna del Premio che le parole di saluto che Ndileka Mandela ha voluto dedicare loro: “C’è un Nelson Mandela in ognuno di noi, cerchiamolo, per noi stessi e per la vostra bella Italia”.

Il secondo appuntamento della serata è stato lo spettacolo “Ma.Ma. Le Voci di un Sogno” in scena a Villa Vannucchi a San Giorgio a Cremano, con la regia dello stesso Gigi Di Luca e che attraverso il teatro, la danza e la musica si omaggiano le figure di Nelson Mandela e Miriam Makeba facendosi portavoce dei loro messaggi di attivismo pacifista, rispetto dei diritti umani, diffusione dei valori della solidarietà e dell’accoglienza. Lo spettacolo narra delle emozioni, dei sentimenti, della vita dei due simboli del riscatto e della libertà del popolo africano, ma anche delle emozioni degli stessi attori/personaggi dello spettacolo, spinti dalla guerra o dalla povertà ad abbandonare la propria terra per poter emigrare in luoghi lontani, ed essere spesso vittime del mare nel viaggio che sono costretti ad intraprendere o dei soprusi o del razzismo con il quale sono costretti ad affrontare nella loro vita di migranti. Il pubblico, nonostante il freddo, è rimasto nell’Anfiteatro del Parco della Villa Vannucchi, ad applaudire non solo Abraham Narcisse Kouadio (Nelson Mandela), Sonia Aimy (Miriam Makeba) dalla splendida voce e grande personalità scenica che non ci fa rimpiangere la grande cantante africana, ma anche i tanti ragazzi e ragazze che diversi mesi fa accolsero l’invito di partecipare al progetto e si sono impegnati a portare le loro vite di emigranti in una terra difficile come quella di Castelvolturno per parlare, attraverso la musica, la recitazione e il canto, le loro difficoltà, le loro emozioni, i loro sentimenti e i loro pensieri e volontà di riscatto. E ci riescono perfettamente. Lo spettacolo è a dir poco emozionante, scritto, interpretato e diretto in maniera perfetta, tanto che ha ricevuto applausi a scena aperta da tutto il pubblico presente che ha partecipato, con enorme gioia, anche all’invito di tutto il cast di ballare sulle note dell’ultimo brano dello spettacolo che ha visto tutti sul palco a scatenarsi, compresa Ndileka Mandela che aveva assistito in prima fila allo spettacolo, emozionandosi nel vedere la storia di suo nonno cosi ben raccontata ed interpretata.

Lo spettacolo sarà portato a novembre proprio a Castelvolturno negli stessi luoghi che videro l’ultimo concerto della stessa Makeba e che ha visto nascere il progetto stesso, e speriamo, anche in giro in altri teatri e piazze non solo di Napoli e provincia perché lo spettacolo è davvero da non perdere.

 

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