Le Fontane d’Irpinia: Zampilli, rivoli e cascatelle, da scoprire passeggiando in Irpinia ascoltando la musica dell’acqua, dal cuore della regione geografica ai confini con la Puglia

“Bastano le fontane a giustificare un viaggio in Irpinia”, si potrebbe affermare, parafrasando il poeta Shelley, che così scriveva del suo viaggio a Roma. In Irpinia, l’acqua è l’elemento che può segnare significativamente le tappe di un percorso, accompagnando le soste e identificando luoghi dove è piacevole fermarsi a riposare. Del resto, quale adulto non ricorda almeno una fontanella pubblica nel proprio paese intorno alla quale si svolgeva una parte della vita sociale della comunità? Seguendo le rotte di antiche strade che conducono agl’incantevoli borghi dell’Irpinia, si incontrano architetture d’acqua monumentali e più modeste fontane destinate ai bisogni di cittadini e animali, ma sempre contraddistinte da getti vividi, deliziosamente freschi in estate. Il territorio dell’Irpinia genera numerosi corsi d’acqua: il Calore Irpino che nasce nel territorio di Montella, l’Ofanto, in Alta Irpinia nei pressi di Nusco, il Sele da Caposele “dissetano” la Puglia e parte della Basilicata, ed alimentano, grazie anche al Sabato e all’Ufita, affluenti del Calore, le tante fontane che da secoli mormorano la canzone dell’acqua.

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Da Cosimo Fanzago nel ‘600 al contemporaneo Pietro Cascella scultori illustri hanno imbrigliato in capolavori lapidei le acque locali, progettando fontane che si affiancano senza alterigia alle creazioni di valenti artigiani, tutte però dotate del fascino che la storia e la tradizione ha scritto sulle loro pietre. Presenti nei centri abitati fin dall’epoca romana, numerose nel medioevo, luogo di ristoro per i viandanti, in special modo per quelli diretti in Terrasanta, le fontane assumono anche una valenza religiosa, sancita dal ruolo che fonti, piscine ed acque in genere hanno sempre avuto nelle storie sacre. Alla scoperta di almeno qualcuna delle tante fontane irpine, partiamo da Ariano, la città dei tre colli, incrocio nodale fra Tirreno e Adriatico, fra Appennino e Tavoliere delle Puglie. All’ingresso del paese, ci accoglie la Fontana della Maddalena, restaurata ed abbellita nel 1757 da Carlo III di Borbone, che ne fece realizzare molte altre, quali quella simile di Monteforte. Andando verso la Valle del Miscano, Savignano abbellisce la piazza centrale con la Fontana detta Angelica, a ricordare che le acque sgorganti dalla bocca delle tre papere in ghisa provengono dal Monte Sant’Angelo. Progettata dal maestro artigiano Federico Castelluccio di Monteleone di Puglia, fu completata nel 1912 sostituendo quella antica, presso cui si celebrava il rituale dell’approvvigionamento d’acqua. Le donne la trasportavano in anfore e brocche poste sul capo, che proteggevano con un fazzoletto detto “sparra”, e approfittavano delle lunghe file alla fontana per scambiare quattro chiacchiere con le comari. Le più anziane si facevano aiutare dall’acquaiolo, che così si guadagnava da vivere. Casalbore, il “paese delle cinquanta sorgenti”, da Porta Fontana, così chiamata per la presenza di fontana e lavatoio, fino alle strade extraurbane e ai boschi limitrofi, ospita varie fontane, dotate o meno di vasche per abbeveratoi e lavatoi, ancora oggi usate. Notevole quella detta della Schiavonesca. In Alta Irpinia Aquilonia, che domina la Valle dell’Ofanto, conserva una suggestiva fontana – lavatoio con vasche in pietra collegate fra loro per caduta, situata a mezza strada tra il centro attuale e il vecchio insediamento di Aquilonia, posizione che chiarisce subito la sua funzione di servizio. Sistemata nel 1792, è dotata di tre cannelle inserite in altrettanti mascheroni, di cui solo uno rimane integro, ed è affiancata da un abbeveratoio. La piazza di Rocca San Felice, oltre al tiglio secolare (piantato nel 1799), vero e proprio luogo di raduno dei paesani, ospita una bella fontana monumentale del 1749, che nel 1866 fu smontata dall’originaria posizione in Contrada Fontana Crescenzo e rimontata nel pieno rispetto della severa architettura classicheggiante. Funzionale su quattro lati, ospita bocche sorgive, lavatoio e abbeveratoio per gli animali, ed iscrizioni che celebrano le virtù delle sue acque. A Torella, in prossimità del Castello Candriano, la Fontana Monumentale rappresenta un capolavoro di ingegneria idraulica della metà del 1800, costruita per utilizzare l’acqua delle sorgenti limitrofe. Progettata su due livelli, al primo ospita quattro lavatoi sotto un’area coperta da volte a botte, al livello superiore bocche con mascheroni che riforniscono d’acqua le vasche. Con il suo Castello domina la piccola Valle del Fredane Gesualdo, il cui nome è legato al Conte Carlo, madrigalista protagonista di una fosca storia d’amore. Sul lato destro della scalinata che da Piazza Neviera (da un’antica neviera destinata a conservare la neve per mantenere gli alimenti), conduce al Cappellone, si trova la bella Fontana dei Putti del 1605, sovrastata dallo stemma dei Gesualdo, cui fa da più rustico contraltare il caratteristico portico della fontana del Rione Canale. Insieme agli spruzzi d’acqua che la forza del getto fa arrivare di tanto in tanto, in questi luoghi si respira un’aria capace d’indurre la nostalgia di rituali che nella metropoli partenopea e nella sua provincia sono ormai sempre più destinati ad essere solo ricordi d’altri tempi.

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