Al Museo Mann di Napoli, l’omaggio allo stilista Gianni Versace
“Non sono interessato al passato, se non per il fatto che è la via per il futuro.” parole di Gianni Versace.
Nel ventennale della sua scomparsa (15 luglio 1997-15 luglio 2017) il Museo Archeologico Nazionale di Napoli ha deciso di ospitare “Dialoghi-Dissing – Gianni Versace Magna Grecia Tribute”: una kermesse e un meeting a cura di Sabina Albano. La prima andrà in scena il 13 luglio, mentre la mostra e gli eventi saranno aperti al pubblico dal 14 luglio al 20 settembre.
Grazie alla raccolta di abiti e oggetti della collezione privata dello stilista compiuta negli anni da Antonio Caravano, potranno essere analizzati e approfonditi gli intensi legami e le sentite relazioni del grande Gianni Versace con la Magna Grecia.
Mi piace il corpo. Mi piace disegnare tutto ciò che ha a che fare col corpo.
La cornice prescelta sarà la sala del Cielo Stellato, la quale con il suo giardino adiacente esporrà numerosi abiti, oggetti, video che racconteranno di questo genio indiscusso della moda italiana, che ha il solo nome di Gianni Versace. In giardino, inoltre, sarà possibile ammirare tre sculture di Marcos Marin, realizzate da Manuela Brambatti, Bruno Gianesi, Marco Abbamondi e Ilian Rachov, e l’abito olfattivo opera dell’azienda partenopea Mansfield. “Ho in mente questo progetto davvero da molto tempo” queste le parole della curatrice ed ideatrice della mostra Sabina Albano, che, per l’occasione, si è avvalsa della collaborazione scientifica di Maria Morisco.
Mi ha ispirato la convinzione che le parole della moda possano leggere la storia. Il linguaggio della moda è per me un linguaggio storico, un codice che può decifrare tutto. Parlare di Gianni Versace e della Magna Grecia significa andare alle radici della nostra cultura. In fondo sono un’archeologa con la passione per la moda. Un abito degli anni ’90 non è altro che un reperto, figlio di iconografie artistiche, anch’esso un pezzo di storia: la nostra.
L’abbigliamento degli antichi Greci e degli antichi Romani differiva e non poco, e il caso di dirlo, da quello delle culture moderne occidentali per il suo rapporto con il corpo umano. Presentava stoffe di forme semplici, con poche cuciture, appoggiate o appese al corpo e fissate con pochi strumenti come cinture, spille e fibie. Non vi era un elaborato lavori di cucitura per tagli specifici; raro era imbattersi in maniche; mancavano aggiunte di tasche e di biancheria intima.
A vent’anni dalla sua scomparsa, il prossimo 15 luglio avrà luogo un Gala Dinner a scopo benefico presso il complesso turistico Averno Damiani, una raccolta di fondi da devolvere alla Fondazione Operation Smile Italia onlus presieduta da Santo Versace. Il titolo dato alla mostra non è frutto della casualità. “Un nome come Gianni Versace all’Archeologico è un grande contrasto, ma è anche un dialogo, una sfida che il direttore del M. A. N. N. Paolo Giulierini è stato pronto ad accogliere” conclude Sabina Albano.
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