Marigliano, Chiesa dell’Annunziata, dal 20 giugno al 3 luglio.

Davide de Vincentis

È approdata anche a Marigliano l’esposizione “Il Mare e la Fede – Per Grazia Ricevuta”,  ospitata nella Chiesa dell’Annunziata adiacente alla Collegiata di Santa Maria delle Grazie a partire dal 20 giugno 2025 fino al 3 luglio prossimo. Nata dalla “visione” del fondatore di Terre di Campania, Giuseppe Ottaiano, di raccontare il mare come veicolo di fede e mezzo fluido di coesione della comunità cristiana e umana in generale, l’iniziativa riunisce un collettivo di 104 opere e 52 artisti, che hanno espresso questo tema comune interpretandolo, ciascuno attraverso la propria sensibilità, su una sagoma lignea dalla forma di pesce che è l’originale icona dell’ “ichthýs” paleocristiano, un grafema fortemente simbolico del senso di appartenenza che ha mantenuto coese le prime comunità cristiane in territorio ostile, e che non a caso è legata al mare, come lo è Cristo “pescatore di uomini”.

Già allestita per la prima volta il 22 febbraio al Santuario Madonna dell’Arco di Sant’Anastasia col patrocinio del Priore Padre Giampaolo Pagano e dell’ordine Domenicano, l’iniziativa è stata accolta con grande entusiasmo dal parroco Don Lino D’Onofrio e il 20 giugno, dalle 20:00 alle 21:00, si è tenuto il vernissage d’inaugurazione della mostra.

L’istallazione fa ampio uso della tridimensionalità e della prospettiva: un unico grande sudario bianco sulle panche della navata suggerisce l’idea delle onde del mare, su cui guizzano i pesci realizzati dagli artisti, diversi nell’aspetto e nelle idee ma riuniti in un solo “banco” nelle difficoltà della “tempesta” e nella fede che le fa superare; alle spalle, visibile da ogni angolo, il gruppo di vele issate davanti all’altare con la rappresentazione mariana che sempre veglia sui suoi figli. Completa il significato della mostra una selezione di tavolette raffiguranti viaggi, scene tempestose e salvataggi miracolosi offerte in voto al Santuario Madonna dell’Arco, un’usanza in vigore sin dal Medioevo tra i marinai scampati al naufragio, e un precedente storico che tramite il mare ci unisce anche attraverso il tempo. Infine, a rendere suggestiva l’atmosfera, l’illuminazione delle luci blu soffuse e dei numerosi ceri accesi sotto l’altare a rappresentazione delle offerte votive dei pellegrini giunti via mare al Santuario.

Durante l’evento inaugurale hanno preso la parola alcuni degli esponenti principali di questo progetto, a cominciare da Don Lino D’Onofrio, che ha espresso approvazione per la capacità e spirito d’iniziativa di Giuseppe Ottaiano e Maddalena Venuso nell’unire uomini e donne d’arte, che spesso si trovano ad essere isolati e necessitano di opportunità per aggregarsi, confrontarsi ed esporsi al mondo. Il parroco ha paragonato la mostra ad un laboratorio, che nasce da un’idea di partenza su cui si costruisce insieme e in maniera globale.

A seguire Maddalena Venuso, presidente dell’Associazione Terre di Campania, che ha raccontato le idee ispiratrici del progetto. «Il mare non è solo culla della civiltà, ma anche un ricettacolo di speranza e di salvezza. La Madonna dell’Arco, da cui la mostra nasce, è una delle più intrinsecamente legate all’iconografia dell’acqua e alle preghiere dei marinai e il simbolo dell’ “ichthýs” rievoca sia il mare che il senso di comunione reciproca e col divino. Il telo bianco steso sulle panche non è solo una simulazione delle onde, ma anche un omaggio all’iniziativa “Un sudario per Gaza”, portatore di un messaggio di empatia universale che trascende le barriere».

Padre Giampaolo Pagano, è intervenuto confermando la condivisione dell’iniziativa, in quanto la Madonna dell’Arco è un simbolo di speranza e di salvezza a cui i marinai si votavano, un faro di benevolenza nel mare tempestoso, e il Santuario è un crogiolo di arte popolare dell’uomo ispirato dalla fede. A testimonianza del concetto di coesione rappresentato da questa “Madonna delle acque”, il Padre ha raccontato un aneddoto risalente al 1630: un viaggiatore di nome Mustafà, arabo e di fede islamica, portò due ceri in pellegrinaggio assieme ai marinai napoletani e procidani con cui si era imbarcato per la grazia di aver avuto salva la vita in mare.

Ha preso infine la parola Sabatino Fatigati, giovane studente di astrofisica dalla sensibilità artistica, che Terre di Campania ha scelto come commentatore per offrire all’evento un’ulteriore prospettiva laica oltre alla già intrinseca connotazione di fede. Secondo Fatigati «l’identità di ciascuno si delimita e si definisce grazie al contatto con altre identità. I cristiani, nella loro comunità, hanno però anche l’aspetto filiale come substrato comune che li unisce e guida il loro stare insieme. L’amore cristiano è discreto, altruista e umile nella comune natura di peccatori imperfetti, che proprio per questo possono forgiare la propria identità nell’umiltà della loro condizione.
Sin dall’antichità l’acqua è il mezzo che trasporta le risorse, le persone e le idee, e quindi il tramite che unisce tutti in un’identità condivisa, il “mare nostrum“. L’identità al contempo individuale e collettiva si costruisce e si preserva con l’impegno e la partecipazione attiva nella fede e nella comunità». Ha concluso affermando che il simbolo del pesce segna oggi il passaggio dal sentirci “pesci fuor d’acqua” a far parte di un “banco” che naviga insieme.

La mostra sarà aperta al pubblico fino al 3 luglio 2025 e il 2 luglio, ricorrenza della Madonna delle Grazie, si terranno i saluti finali. Maddalena Venuso conclude con l’invito a ciascuno a leggere e interpretare personalmente le opere, costruendo sulla visione originale dell’artista qualcosa di nuovo con il proprio contributo individuale.