A San Giorgio a Cremano, in Villa Bruno, di sera la biblioteca si trasforma in un laboratorio di danze popolari a cura di Enzo Tammurriello Esposito
Quando si pensa a una biblioteca vengono sempre in mente tomi e volumi tra gli scaffali e sicuramente, se si pensa alle attività che è possibile svolgere tutti considerano il leggere e studiare, il fare ricerca.
Ma da febbraio, a villa Bruno a San Giorgio di sera, al calar del sole, nella sua biblioteca è possibile ballare sul tamburo!
Avete capito bene: tra i romanzi e le lampade da tavolo, le paranze di Somma Vesuviana irrompono il silenzio dell’ambiente circostante e inondano la sala di una cultura diversa di quella elargita dai libri: la cultura popolare, fatta di Santi e Madonne, leggende e miti, tutti legati al culto della terra, che noi, gente del Sud, sentiamo sempre vivo.
Forse è per questo che i laboratori delle danze popolari riscuotono tanto il successo, richiamando l’attenzione che solo una proposta suggestiva sa risvegliare: la danza popolare, vive infatti di un nuovo splendore, grazie anche ai riflettori che si sono accesi su di essa, come ad esempio la famosa “Notte della taranta”.
Consapevoli di ciò, i ragazzi dell’associazione Cremano Giovani insieme al maestro Enzo Tammurrièllo Esposito, il tammurriaro Mario Guarino e i ballerini Maria Rosa e Gennaro Zeno (quest’ultimo anche suonatore di tammorra), hanno pensato di aprire le porte della biblioteca a un insolito orario, le otto e trenta, mettendo a disposizione il loro talento e la loro bravura, per dare vita a una serie di incontri durante i quali i piedi si muovono a ritmo di tamburo e il cuore e gli sguardi diventano allegri, imparando a ballare, a stare nel cerchio.
La danza popolare appartiene al popolo, creata ed eseguita dal popolo, è legata ai momenti di vita della comunità e viene accompagnata da strumenti musicali tipici delle aree di appartenenza e danzata da ballerini che sono attenti studiosi delle tradizioni specifiche delle loro zone di provenienza.
Così come lo è il maestro Enzo, che ci ha concesso una breve intervista:
– Enzo, tu sei maestro di danze popolari del Sud Italia e tieni regolarmente seminari, workshop e incontri in tutta Italia: come hai iniziato e da quanto tempo fai della tua passione un lavoro?
Sono 11 anni che danzo, canto e suono il tamburo. Ho cominciato per puro caso: quando mi portarono alla festa della Madonna delle Galline, una festa molto particolare che si svolge nel periodo di Pasqua. Quando andai lì per la prima volta avevo 9 anni. Restai stupito nell’osservare l’intera comunità in festa e nell’accorgermi che l’elemento sacro e profano si sposavano e si fondevano. Ma certamente la passione me l’hanno trasmessa i miei nonni: mio nonno discendeva da una famiglia umile e contadina, pertanto la cultura popolare era ciò che gli apparteneva di più e il suo grande patrimonio l’ho assorbito completamente, assieme a quello di mia nonna, è ancora forte in lei la devozione per le tradizioni popolari.
– Quanto dai alla danza popolare in termini di impegno e ore e quanto lei da a te?
Cerco di dedicare gran parte del mio tempo: ho sposato un tema che mi appartiene, che mi contraddistingue e ne ho fatto uno stile di vita, per cui anche la mia vita privata ne è coinvolta. Attraverso questo mio modo di sentire e percepire, vivo questo senso di “abbandono” verso la danza unita al canto e al suono ancestrale del tamburo. Tutti elementi in comunione tra loro, uniti nel cerchio della sinergetica alchimia. Sento viva l’appartenenza alle radici e per esse che il culto e il rito prendono vita prima dentro me e poi fuori di me.
– Cosa cerchi di trasmettere a chi ti segue durante le tue lezioni?
Cerco di trasmettere al prossimo questo amore che ho per la danza e anche il senso di appartenenza alle radici. Cerco soprattutto di tramandare il pathos che scaturisce dalla vibrazione che il nostro corpo assorbe dal ritmo costante e incessante, in continua trasformazione della Madre Terra, dall’origine, alla fine di tutte le cose, al loro ritorno. Sempre! Perché tutto si rigenera, come nel cerchio magico: la danza non a caso è circolare!
– Tieni corsi e seminari anche all’estero. Come viene accolta la nostra cultura fuori dall’Italia?
All’estero mi è capitato di osservare sempre risposte positive: gli stranieri si fanno coinvolgere dall’aspetto emotivo e ludico della danza, nonché dall’aspetto puramente culturale del fenomeno.
– Attualmente sei impegnato presso la biblioteca Villa Bruno. Come nasce l’idea del ballo sul tamburo in un luogo del genere?
La proposta di condurre il laboratorio in Villa Bruno mi è stata offerta dalla mia collega Maria Rosa Zeno. Ho subito accettato perché ho conferma da tempo che la danza, la cultura e il linguaggio popolare accomuna tutti indistintamente e a prescindere dal luogo. E poi nulla accade per caso: io parlo sempre di cultura delle origini, di danze e culti precristiani antichissimi che nascono dal mito e poi dalla storia. Tutte queste danze in origine erano rivolte alle divinità: il culto di Iside o di Demetra, il dio Bacco tramutatesi in danze contadine pastorali in onore delle Madonne, con l’avvento del cristianesimo. In biblioteca è possibile trovare moltissimi libri che spiegano questi miti. La cultura ha tante forme, che spesso si fondono: ballando a Villa Bruno noi facciamo cultura ne più ne meno di quanta ne fanno i libri.
I laboratori con il maestro Enzo Tammurrièllo Esposito e Maria Rosa e Gennaro Zeno continueranno per tutto il mese di aprile, mese in cui ricorre la Pasqua: periodo di fertilità e rinascita per la Madre Terra che si risveglia dopo il lungo inverno.