Luogo di incontro per i bambini di tante diverse generazioni, oggi la torre continua ad essere il simbolo della città
La Torre dell’Orologio: da sempre simbolo della città di Avellino, alta trentasei metri, svetta su Piazza Amendola ed è visibile da lontano, persino dalla fine di Via Francesco Tedesco ad est e del Corso Vittorio Emanuele II ad Ovest, che costituivano l’asse viario che da Napoli portava il grano in Puglia.
Incerti sono il suo anno di nascita, la sua originaria funzione, le ricostruzioni negli anni, nonché il tanto discusso intervento dell’architetto bergamasco Cosimo Fanzago. Il prof. Scandone sostiene che la Torre venne ricavata da un’antica torre d’angolo appartenente al sistema difensivo dell’Avellino Longobarda. Tuttavia, non tutti sostengono questa ipotesi: il prof. Montefusco, infatti, sostiene che, su quel suolo, c’era stato l’insediamento del complesso monastico di San Benedetto, con chiesa, chiostro, monastero e campanile. Tale complesso, quando nel 1452 l’abbazia venne soppressa, fu acquisito dal Capitolo della Cattedrale: della chiesa si hanno notizie fino al XVII secolo, mentre il resto delle strutture fu lottizzato e venduto in parte ai privati cittadini.
E’ probabile che nel ‘500 il campanile venne ceduto alla contessa Maria de Cardona, perché venisse impiegato “in opera di pubblica utilità”: fu infatti ristrutturato in “Torre dell’Orologio” e dotato di campane, anche con lo scopo di chiamare a raccolta i cittadini in caso di particolari esigenze.
Un consistente progetto di restauro si ebbe nella secondo metà del Seicento, ed è in questo momento che si colloca l’intervento del Fanzago, presente in Avellino come consigliere di Francesco Marino Caracciolo, per il suo perfetto inserimento nell’immagine della nuova città: tuttavia, a riguardo, non esistono dati certi, ma solo alcune delibere dell’Ottocento in cui si legge “realizzato su disegno del celebre Cavaliere Cosmo”.
Dopo i terremoti del 1688 e del 1694, la Torre dell’Orologio subì ingenti danni alle strutture portanti e, allo scopo di intervenire con opere di consolidamento, fu chiamato l’architetto Nauclerio: dell’impianto originario sopravvisse solo il piano di fondazione, in blocchi di tufo, mentre i due ordini superiori furono realizzati in piperno, proveniente dalla cave del “Gaudo” di Monteforte Irpino. L’orologio e le campane dovevano trovarsi al secondo livello, mentre, finestre, dovevano avere il compito di illuminare l’interno.
Nel 1728 fu acquistato un nuovo e più moderno orologio, mentre l’altro “con la sua campana a sfera e con la mostra ad ore per comodo del pubblico, de passeggeri,e maggior decoro della città” fu sistemato sul campanile del Monastero di San Francesco sito, allora, a Piazza Libertà.
Più consistenti furono i lavori eseguiti nel 1782, quando a capo del comune c’era il sindaco Pietro Rossi: un’epigrafe testimonia questi interventi e, in essa, oltre al nome del sindaco, compare anche quello dell’architetto, Luigi Maria de Conciliis.
E’ solo nel 1830 che la Torre dell’Orologio acquista il suo attuale aspetto: nel 1823, infatti, viene approvato un progetto di soprelevazione di un piano, con lo scopo di renderla più elegante e più imponente e Agli inizi del ‘900 non mancarono ulteriori interventi di consolidamento e restauro ma, tuttavia, essi non furono sufficienti a resistere alla furia che colpì la città quel famoso 23 Novembre 1980: per anni la popolazione ha dovuto convivere con l’immagine di un “gigante squarciato”, che ricordava costantemente quei momenti tragici che radicalmente hanno cambiato la vita del popolo e della città stessa. I restauri eseguiti dalla Soprintendenza, comunque, hanno dato nuova luce alla Torre degli avellinesi che, oggi, continua a campeggiare sulla città, segno tangibile della storia e punto di riferimento per i cittadini.
Come arrivare
IN AUTO: percorrendo via Francesco Tedesco, proseguire su Corso Umberto I e seguire Via Duomo.
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