Marigliano, dall’11 al 19 gennaio 2025, Chiesa dell’Annunziata, Collegiata Santa Maria delle Grazie
Maddalena Venuso
La fede non toglie nulla al genio artistico, anzi lo esalta e lo nutre. Lo “incoraggia a varcare la soglia e a contemplare con occhi affascinati e commossi la meta ultima e definitiva, il sole senza tramonto che illumina e fa bello il presente”. (Discorso di Benedetto XVI agli artisti, 21 novembre 2009).
Richiamando all’attenzione dei fedeli queste significative parole del Papa emerito Benedetto XVI, il Parroco della Collegiata Santa Maria delle Grazie, Don Lino D’Onofrio, inizia la novena in onore di San Sebastiano, patrono, insieme a San Vito e San Rocco, della città di Marigliano, inaugurando anche la quarta edizione di FenomeNOVENart, un percorso creativo nell’ambito del quale alcuni artisti, sensibili al tema della fede, propongono la propria personale visione del martirio di San Sebastiano, alto ufficiale dell’esercito romano sacrificato alla Fede cristiana sotto Diocleziano, il 20 gennaio 288. Certamente dal XVII secolo il Santo è assurto al ruolo di Patrono di Marigliano, anche se mancano notizie e dati certi prima del 1656, come riporta il Ricciardi (Marigliano e i Comuni del suo Mandamento, ristampa anastatica), scrivendo che la città fu liberata dalla peste per intercessione dei Santi Patroni. La devozione ai patroni resta oggi un attestato della consapevolezza che i Santi sono passati nella Storia umana, lasciando segni ed eredità di fede che ci aiutano a ricordare che ciascun uomo o donna può essere uomo o donna di Dio, chiamando la comunità cristiana e civile ad operare per il bene collettivo.
In questa ottica, sabato 11 gennaio Prisco De Vivo ha inaugurato la Collettiva, con un dittico, parte di un più ampio trittico che chiude il discorso rappresentato dall’artista, che è anche studioso dei testi sacri. Introdotto brevemente da Claudio Bozzaotra, De Vivo ha presentato due acquerelli, il primo dei quali mostra il giovane Sebastiano trafitto e completamente abbattuto dalle frecce, totalmente abbandonato nelle braccia della Santa vedova Irene che lo sorregge nel tentativo di non lasciarlo cadere. Nella seconda immagine Sebastiano è come seduto in grembo a Santa Irene, con il braccio destro alzato quasi ad indicare il Cielo e l’aureola definita che emana Luce. De Vivo riflette sul tema della ferita, leggendola come un tramite per il passaggio da una dimensione puramente umana ad una più compiutamente spirituale, nella quale il dolore è mezzo di comunicazione con il Divino e dunque strada per la Salvezza. Vi si legge, come ha affermato lo stesso artista, un richiamo alla Michelangiolesca Pietà Rondanini, dove la figura di Maria che sorregge il Figlio è archetipo materno di tutte le donne che sostengono la sofferenza dell’Uomo. Un lavoro che comunica immediatamente un pensiero, un’opera che, esposta insieme alle altre durante l’intera collettiva, indurrà sicuramente alla riflessione chi asseconderà il desiderio di soffermarsi a riflettere sul senso profondo della testimonianza cristiana.
Da domenica 12 gennaio si succederanno, nella Chiesa Maria SS.ma Annunziata annessa alla Collegiata parrocchiale, nell’ordine, Anna Colmayer, Riva GLDF, Mina Di Nardo, Mary Pappalardo, Pietro Mingione, Giovanni Ruggiero, Angelo Guaglione, Generoso Spagnuolo. Un’occasione per ripensare al nostro percorso umano, alla ricerca di testimoni credibili di una Fede di cui avvertiamo il bisogno ma dalla quale spesso ci allontaniamo perché non siamo capaci di leggere i segni che essa incide nella nostra vita. E l’Arte, con la sua caratteristica di saper parlare al cuore dell’uomo suscitando emozioni, può essere una strada da percorrere alla ricerca dell’Infinito.