In occasione della Giornata mondiale dell’acqua 2025, Terre di Campania ha chiamato a raccolta giornalisti, scrittori, sacerdoti, medici, vari professionisti e studenti del territorio, invitandoli ad una riflessione libera e creativa sul tema dell’acqua come bene prezioso da conoscere e custodire. Ciascuno ha fatto dono della sua piccola goccia nel segno della gratuità, sincerità ed originalità. Il risultato è un mare di emozioni, suggestioni e spunti di riflessione molteplici, un incontro che si spera arricchente ed edificante con l’irriducibilità preziosa di un bene unico da riscoprire e salvaguardare.

Iniziamo con il contributo di Frate Francesco Piccolo, OFM, Convento di Sant’Antonio in Afragola, Na.

 

Laudato si’, mi’ Signore per sora acqua
la quale è multo utile et umile
e preziosa e casta

 

Francesco, d’Assisi, autore del Cantico di frate Sole o cosiddetto Cantico delle Creature, dopo aver contemplato le creature celesti, il sole, la luna e le stelle, scende verso la terra e incontra le creature più semplici e più vicine a noi come l’acqua. Il nostro autore invita alla lode di Dio altissimo l’acqua, che è un elemento comune, quotidiano, il cui valore è intrinseco al suo stesso essere. La lode di sorella acqua è di una delicatezza infinita. Il volto dell’acqua contemplato da Francesco, non ha nulla di minaccioso, non riflette alcuna angoscia, nessuna aggressività. L’acqua che cade dal cielo, la sottile pioggia che irrora e feconda la terra, la sorgente che ristora il viandante, il ruscello senza storia e senza gloria… l’acqua che scaturisce da profondità inviolate, da una fonte nascosta e viva.  È questa la vera «sora acqua» dotata dei requisiti specifici per il sevizio dell’uomo, e perciò «multo utile et umile e preziosa e casta». L’acqua loda l’Altissimo e serve l’uomo, come un’umile sorella, attraverso le suddette qualità. A modo suo, e come gli altri elementi cantati da Francesco, anche sora acqua «porta significazione» dell’Altissimo: parla di lui con gli stessi attributi che Francesco usa per cantarla.

 

 

L’acqua è «utile e preziosa». Di essa avvertiamo drammaticamente la preziosità quando ne soffriamo la mancanza e quando la vediamo ferita nella sua purezza: nella sete quotidiana, nell’arsura della febbre, nel cammino faticoso, nel non poterla utilizzare perché sporca o avvelenata. L’acqua è un elemento vitale; senza di essa non solo non possiamo vivere, ma non possiamo neanche lavorare. Ogni attività umana è impossibile senza l’ausilio dell’acqua, dall’impasto della farina per il pane alla costruzione di centrali nucleari. Noi uomini siamo fatti di acqua e sappiamo bene che senz’acqua moriamo.

Inoltre, l’acqua è essenziale anche per la vita del cosmo, infatti essa fa crescere ogni specie di alberi, di erbe, di fiori e di frutti. Dove manca l’acqua si espande il deserto. Purtroppo l’uomo solo di recente ha preso coscienza del dramma che scaturisce dalla mancanza d’acqua. Dramma che ha coinvolto intere popolazioni costrette a vere e proprie guerre per accaparrarsi l’acqua o ad abbandonare la propria terra, con esodi di massa.

L’acqua è poi «umile e casta». Umile, innanzitutto, perché la vita dell’acqua è un discendere continuo, è un donarsi pieno, un umile servizio in cui si annienta per la vita altrui. L’acqua si adatta a tutte le forme degli elementi naturali che incontra lungo il suo cammino di discesa. L’acqua scende, scende sempre. Nulla può fermarla, come ben sanno tutti coloro che vivono lungo gli argini di un fiume.

 

 

L’acqua è casta non soltanto perché non tollera alcun inquinamento, o perché purifica e lava, ma anche perché nella sua trasparenza è segno e simbolo dell’amore limpido del Creatore per ciascuna delle sue creature, un amore che senza ombre e senza maschere. L’acqua rimanda al Figlio di Dio che ha scelto la «kenosi», cioè l’abbassamento: «da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà». Dal vangelo sappiamo che Gesù scese nelle acque del Giordano per essere immerso e per riemergerne, segno di ciò che compirà con la sua morte e risurrezione, attraverso cui ci ha comunicato la sua capacità di amore e di salvezza per tutti gli uomini. Sora acqua, dunque, rimanda al sacramento del battesimo, mediante il quale Cristo ci ha fatti rinascere a vita nuova. L’acqua è il simbolo della nuova creazione, di una vita nuova, simbolo della risurrezione. Cristo è sceso nell’acqua e su di lui si è posato lo Spirito creatore, così come al principio, nel primo giorno della creazione, lo Spirito si librava sulle acque primordiali.

Il cristiano che entra ed esce nell’acqua del fonte battesimale, viene lavato, purificato, reso nuovo, come in una nuova creazione. Il cristiano torna ad essere bambino! Ri-nasce! Si tratta probabilmente di un’aspirazione profonda dell’anima. Con Francesco continuiamo a lodare l’Altissimo per sora acqua, rispettandola e custodendola come un dono prezioso. Dono per la vita umana e per la rinascita nello Spirito.

 

 

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