Alla riscoperta di antichi giganti di pietra, testimoni della Storia e custodi dell’identità del territorio
Sabatino Fatigati
Disseminati per il Vecchio Continente, inerpicati su colli o rocciose montagne, immersi in vigneti o nel verde di lussureggiante vegetazione, affacciati sul tavolato blu del mare, stretti nella morsa della rete asfaltata cittadina pullulante di auto, persone, vita, avvolti nell’abbraccio dei tetti di caseggiati e di edifici pubblici ben più giovani di loro, antichi giganti di pietra resistono all’inesorabile scorrere del tempo che tutto trascina con sé, poco per volta, e con la loro monumentalità silenziosa, talora diroccata e abbandonata, talvolta in fase di restauro, testimoniano un passato glorioso plurisecolare e custodiscono al loro interno un ricco sistema di saperi e valori di cui ancora oggi c’è traccia, anche oltre il perimetro murario.
Si tratta di rocche, castelli e borghi fortificati, che costellano una continentale via di straordinaria bellezza. Una via che affonda le sue radici nell’ultima parte del secolo IX e nei primi decenni del X, quando il fenomeno dell’incastellamento pervade le campagne europee, non solo in risposta alle invasioni di Saraceni, Ungari e Normanni, e alle lotte intestine tra i vari potenti locali, ma anche alla luce di esigenze economiche, ingeneranti l’esigenza di poli attrattori demografici ed elementi di controllo delle rotte commerciali. In continuità, almeno in principio, con la tradizione latina del castrum (accampamento dell’esercito di Roma), nel caso italiano, la medioevale fioritura di fortezze e castelli vede nei Longobardi, nei Normanni e negli Svevi, oltre che nelle successive dinastie Angioina e Aragonese, i principali artefici.
Palizzate lignee a difesa di edifici interni in legno e torri di pietra, spesso frutto della ricostruzione di vecchie fortificazioni romane, cedono presto il posto ad uniche torri centrali in pietra o a fortificazioni in pietra a pianta rettangolare, prive di scarpata e apparato a sporgere, comprendenti il mastio, residenza privata del signore e dei suoi cortigiani, ultimo baluardo difensivo in caso di attacco, e spesso un intero borgo abitato dal popolo. Un microcosmo cinto da mura e sorvegliato da alti torrioni, che dinamicamente s’evolve in risposta alle innovazioni tecnologiche che cambiano il volto della guerra, con l’introduzione di armi sempre più performanti: torri quadrangolari divengono torri circolari prima, bastioni poligonali poi, antistanti le mura di basse rocche “di transizione”, con torrioni abbassati a livello delle cortine murarie ben presto prive dei tradizionali merli.
Una realtà attraverso età storiche che, più in generale, in quanto prodotto della Storia, diviene specchio di una ben più ampia, continua evoluzione che permea ogni ambito della vita associata. Nel loro incessante evolversi, questi giganti di pietra, argine alle terribili incursioni nemiche e custodi di beni, passando di padre in figlio raccontano le sorti di varie casate, guerre, saccheggi, assedi, battaglie, oltre che battute di caccia, feste, lauti banchetti, intrighi di corte e tresche passionali, conquiste in campo agricolo, pastorale e artigianale (tradizioni nate all’ombra delle loro alte mura di pietra), vicende personali e comunitarie, piccole e grandi storie, spesso intrecciate col fascino delle leggende; nel progressivo farsi eleganti dimore signorili rinascimentali, manifestazione di straordinarie ricchezza e potenza, accolgono innumerevoli personalità della letteratura, dell’arte e della musica, e con esse il gran fermento culturale dell’Italia dell’epoca, testimoniando così l’evoluzione della lingua, della letteratura e delle arti che nell’ambiente di corte trovano terreno fertile per la conquista di vette inesplorate ad altissime quote.
Queste plurisecolari architetture hanno segnato indelebilmente la storia dei luoghi che li ospitano, custodendone ancora oggi l’identità incarnata in tesori materiali ed immateriali d’inestimabile valore, specificità uniche e preziose meritevoli della nostra tutela.