“Mezza fetta di limone” è la storia dell’alter ego di Mattia Labadessa, l’uomo-uccello, raccolta in un graphic novel pubblicato da Shockdom.
Mattia Labadessa è un giovane napoletano, classe 1993. Già da adolescente è un amante dell’arte. Frequenta il liceo artistico a Napoli, e poi l’Accademia delle Belle Arti, nella città partenopea, approfondendo lo studio nell’ambito del graphic design. Mattia Labadessa è diventato iconico in poco tempo. Mattia disegna utilizzando strumenti quali iPad, a soli 22 anni, Labadessa riesce a lavorare con marchi come Ferrero, Fifty Three e Moleskine.
Dal dicembre 2015, Mattia mostra ai social il suo talento: apre la pagina “Labadessa”. Il suo uomo-uccello, dai tratti definiti, è il suo alter-ego. In brevissimo tempo, Mattia conquista una enorme fetta di pubblico, Labadessa vanta tuttora ben 430 mila mi piace sulla sua pagina fb. Ma dove ha avuto inizio tutto ciò? Mattia ha affermato, in passato, che ha avuto un’ispirazione del tutto improvvisa. Specificando che è stato anche un caso la scelta sia dell’animale, che dei colori. Semplicemente, i colori stessi (giallo, nero, rosso) creavano un accostamento gradevole. Mattia lo ha già ammesso: l’uomo-uccello è proprio lui, con le sue paranoie, le sue ansie. Problemi, paure, condivisi da una fetta di pubblico inaspettata.
“Mezza fetta di limone”, è il secondo lavoro de Labadessa per i tipi di Shockdom pubblicato il 28 settembre 2017 per Shockdom: una storia completa e inedita dopo la prima raccolta di vignette.
Con “Mezza fetta di limone”, Mattia non perde il suo stile originario già constatato tramite i social, e lo tramuta su carta. Il protagonista uomo-uccello e i suoi amici, Wilson e Franco, caratterizzati dai colori iconici dell’artista, giallo, bianco, rosso, blu, nero, si muovono tra le pagine dell’opera, delineati da tratti semplici ma incisivi.
La trama di “Mezza fetta di limone”, è molto semplice, lineare. L’uomo-uccello, perso tra “pensieri” filofosico-mistici, e uno spleen quotidiano impossibile da mettere da parte, finisce addirittura per avere un dialogo con un Dio “un po’ triste”. Ad interrompere il flusso di coscienza arriva la chiamata del suo migliore amico Wilson, un coniglio nano. Alla fatidica domanda “che si fa stasera?”, l’uomo-uccello non ha dubbi: si fa il solito. Solita pizza da “Pappa e pizza”, solito drink con mezza fetta di limone.
In questa graphic novel l’uomo-uccello è in costante attesa. Attesa di un “eterno ritorno”, che, quasi per miracolo, lo tiri via da quella bolla di apatia e malinconia in cui si trova. Tra i temi trattati, trapelano per l’appunto l’apatia, la malinconia del non vissuto, il rimpianto per ciò che non si fa, perché l’audacia viene a mancare. Il protagonista è compresso nelle sue stesse abitudini. Non cambia, ma gli sta bene così. Viene da chiedersi il perché. I suoi amici condividono con lui questo aspetto, non sono poi così dissimili dal protagonista. Wilson, un coniglio nano, è ancora più disilluso dell’uomo-uccello, trascorre i suoi giorni come se non si aspettasse più niente. Vive in uno stato di negatività che solo l’alcool e le droghe riescono ad alterare, rendendo più semplice e confusa la sua vita. E poi c’è Franco, l’amico che sa di non poter cambiare nulla, e lo accetta. È quello ottimista, più o meno. Pur tuttavia non si impegna a sconvolgere le proprie abitudini, anche se accusa l’uomo-uccello di far sempre le stesse cose. Predicando bene e razzolando male.
Lo stato dell’uomo uccello è “ghiacciato”. Ghiacciato perché il protagonista è bloccato. Nota che tutti attorno a lui aspirano ad altro, al meglio, senza ottenerlo, forse senza nemmeno provare a farlo. Vorrebbe cambiare, è consapevole del suo blocco, ma la mezza fetta di limone sul solito drink, il tipico sabato con gli stessi amici, è troppo rassicurante.
“Mezza fetta di limone” è scorrevole, le sue 194 pagine si leggono tutte d’un fiato. La scorrevolezza è però intralciata dall’alternarsi costante di voli pirandici in cui il protagonista si perde, rendendo poco forte la trama, quasi assente. “Mezza fetta di limone” si incentra su dialoghi all’apparenza semplici, ma che nascondono profondità e senso di malessere. L’assenza di una trama, della storia dei protagonisti e delle sfaccettature dei loro caratteri non aiuta. L’uomo uccello e i suoi amici sono percepiti nell’unica dimensione negativa in cui vengono rappresentati. Sarebbe interessante conoscere più lati del loro essere, ma per questo si attendono altri lavori dell’artista. L’uomo-uccello non si discosta da quello già letto su Facebook. Il che è giusto, del resto Labadessa ha tratteggiato il suo alter-ego secondo le caratteristiche di un’ironia sottile, cinica. In particolare, Labadessa continua il filo già delineato: il suo personaggio si pone tantissime domande, riflette costantemente. Come se il suo io fosse inglobato quasi dai suoi stessi pensieri e paranoie. Una delle cose che mi piacerebbe riscontrare, ripeto, magari nei prossimi lavori, è proprio l’evoluzione del protagonista. Senza mai snaturarlo, ma approfondendo un po’ la sua personalità. “Mezza fetta di limone” può dare quindi l’impressione di essere troppo simile, per temi, a quanto già visto sulla pagina. Tuttavia, è un’opera interessante, quasi “pungente”. “Pungente” perché tratta temi scomodi, anche se in modo evidentemente troppo sommario. La lettura è consigliata a chi sente il bisogno di avere uno sprono per riflettere sui propri problemi, e capire quanto un uomo-uccello riesca a rappresentare parte delle problematiche umane in “poche” pagine dal disegno un po’ troppo scontato.
Labadessa rappresenta il male del secolo in questa sua opera: l’apatia. “Mezza fetta di limone” è per chi aspetta, ma forse non sa nemmeno più cosa.