Piazza del Gesù accoglie l’estate con un grande concerto gratuito ricco di artisti campani:  la festa della musica a Napoli

Il 21 giugno Napoli ha accolto l’estate con un benvenuto speciale: la Festa Europea della Musica, una grande festa popolare dedicata alla musica in tutte le sue forme e aperta a tutti, non solo professionisti affermati ma anche appassionati, amatori, artisti emergenti, appartenenti ai più diversi generi e alle più diverse correnti musicali, che hanno avuto un palcoscenico d’eccezione: Piazza del Gesù, scrigno d’infinita bellezza, ricco di fascino e mistero, in cui arte, fede, storia e antiche leggende si fondono insieme. Si potrebbe dire che la piazza abbia la musica nell’anima, e che sia costituita essa stessa da piccoli mattoni musicali. Infatti, non molti sanno che i simboli incisi sulla maestosa facciata della chiesa sono lettere aramaiche che, lette in sequenza, compongono una partitura musicale.

Il solstizio d’estate si è colorato dei suoni della canzone partenopea, uniti alle sonorità più moderne e innovatrici, in uno straordinario incontro tra generi  musicali e professionalità diverse, tra passione e mestiere, che dimostra la straordinaria vitalità e varietà del mondo musicale campano.

L’evento è stato realizzato in collaborazione con il comitato per la Festa Europea della Musica e promosso dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo. Uno degli scopi principali della festa europea della musica, nata in Francia nel 1982, è quello di promuovere la pratica e l’ascolto della musica, offrendo un palcoscenico ai giovani artisti, che diventano protagonisti dei luoghi più importanti delle città.

Una festa in perfetta simbiosi con il popolo napoletano, legato alla musica da un rapporto quasi ancestrale, ben espresso da una frase di  Luigi Bovio, cantore della prima metà del Novecento:

Je so napulitan e si nu canto moro

Il concerto, gratuito e aperto a tutti, è stato un meraviglioso viaggio culturale, alla scoperta dei diversi percorsi che la ricchezza del panorama musicale partenopeo offre. A guidare gli spettatori in questo viaggio c’erano Giovanni Chianelli, giornalista e autore de La Parola Mala e Giovanni Block, cantacompositore e ideatore del Be Quiet.

Numerosi gli artisti che hanno calcato ieri il palco di Piazza del Gesù, a partire dalle 21.00: la festa della musica europea ha rappresentato una vetrina di visibilità, offrendo l’opportunità di esibirsi non solo a professionisti affermati, come Gnut, Diversamente Rossi, Epo, Nero Nelson, ma anche a numerosi cantanti e band emergenti.

Una serata all’insegna del divertimento e della condivisone, in un’atmosfera serena e piacevolmente distesa, quasi “leggera”, come il vento di giugno che sembrava danzare insieme alle note delle canzoni e riempire la piazza di sinfonie capaci di suscitare emozioni e creare ponti tra le persone. è una magia che solo la musica può consentire, soltanto se viene praticata con amore. E questo, ieri sera, si percepiva a pieno: in ogni brano, in ogni melodia, in ogni nota si sentiva l’amore degli artisti per la musica, che si trasformava in energia vitale per esprimere l’amore per la propria terra, declinato in forme musicali e modi diversi.

Partendo dal repertorio classico della canzone partenopea con Giosi Cincotti e Francesca Romanelli, passando per l’originale esperimento dei South Designers, che hanno proposto una rielaborazione dei brani del repertorio tradizionale partenopeo, rivisitati in chiave swing-house.

Un altro artista che sicuramente è riuscito a stupire per il suo sperimentalismo è stato Maurizio Capone, che dal 1999 si esibisce con i Bungt Bangt  usando esclusivamente strumenti fatti con materiali riciclati. Il suo non è uno sperimentalismo contorto, eccessivo, esasperato, al contrario è basato proprio sulla semplicità degli strumenti utilizzati. Alla festa della musica europea Maurizio Capone si è esibito senza la sua band, servendosi unicamente della sua voce e della scopa elettrica, uno strumento formato da una comune scopa, suonata con l’ausilio di un filo da sarta. In pochi istanti le sonorità elettriche e il virtuosismo dell’artista riescono a conquistare il pubblico, incantato da quello  he sembra un piccolo miracolo musicale: la trasformazione di un oggetto comune in strumento d’arte, in grado di produrre suoni gradevoli e di notevole qualità.

Un crescendo di coinvolgimento emotivo, la creazione di un rapporto empatico tra cantante e pubblico, che è stato qualcosa di assolutamente spontaneo e naturale.

Lo stesso coinvolgimento che sono riusciti a suscitare in tutta la piazza i Batà Ngoma, gruppo eclettico che spazia dal jazz al reggae, al pop e al funk. Impossibile non lasciarsi travolgere dal ritmo afro-reggae-beat e dalle sonorità ricche di energia, che ci trasportano  in luoghi distanti. Così, nel tempo di una canzone, è possibile, partendo da Napoli, raggiungere Cuba. Anche questo è stata la festa della musica europea a Napoli.

Molti sono stati anche i brani dedicati a luoghi  della città, come “Al centro storico”, del cantautore Simone Spirito, canzone che tratteggia la realtà di un vicoletto napoletano, accostando il rimpianto per un amore perduto e la vitalità delle strade di Napoli.

Qui nulla sembra statico, anche il dolore è elastico
e tutto serve a non dimenticare quanto questo posto è pieno d’energia e d’amore.
Ma pagherei per averti ancora qui nel mio quartiere.

Anche Fede’n’Marlen hanno presentato un brano legato alla città, in particolare ispirato a un uomo, detto ‘o Barone, che aveva scelto di stabilire la sua casa senza pareti a Piazza del Gesù.

Si o’ munno girà e va ‘sta casa mia a ‘ca adda passà

La musica si trasforma in grido di rabbia e in protesta sociale  nelle parole di Pierpaolo Iermano, che ha interpretato, insieme alla band Bandarotta, Bagnoli Babylon, una ballata moderna che racconta la storia recente di Bagnoli:

” Politica e camorra s’ann spartut o litoral”

La serata si è conclusa con l’esibizione degli Slivovitz, un collettivo musicale nato nel 2011, che fonde ethnical jazz e rock: una lunga, emozionante performance interamente strumentale, caratterizzata da uno stile che lascia ampio spazio all’improvvisazione. Un’ulteriore dimostrazione di quello che sembra essere il messaggio portante della festa europea della musica, cioè l’universalità e l’immensa forza comunicativa della musica.

 

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