Pubblicato il 30 Aprile, ‘Senza difese contro il mondo’ è l’album d’esordio di Francesco Falco, in arte Guastavoce. Cantautorato puro sotto gli astri del rock e del folk, il tutto per raccontare storie concrete, tangibili, reali in questo mondo che si offre tutto, nel bene e nel male, a noi, che siamo senza difese.
Cantautorato ricco e ispirato, Rock e Folk suonati ottimamente, dieci brani – per un totale di circa quarantacinque minuti d’ascolto – che trattano narrazioni di varia natura, di soggetti diversi, di temi complessi. Sotto produzione della (ormai ben nota e assai citata su queste pagine) Apogeo Records, ecco il primo album di Guastavoce: Senza difese contro il mondo.
Sarò sincero: i punti che andrò a trattare non saranno molti, anche e soprattutto per non minare troppo la sensazione di scoperta che potreste provare ascoltando l’LP. Non racconterò dunque i singoli brani, ma al più potrò chiamarne in causa alcuni per avvalorare qualche mia considerazione su alcuni aspetti di questo interessante lavoro.
Parto con l’anticiparvi che, nell’insieme, quest’album è un bell’album. Sì, dritto al punto. Senza difese contro il mondo è frutto di un buon lavoro, con testi che offrono stimolanti spunti di riflessione, musiche ben composte e che trovano anche i propri momenti di apertura totale dove si percepisce distintamente che chi ha suonato si è divertito a farlo, e dove persino la durata è particolarmente azzeccata, non incappando nel rischio di risultare una produzione prolissa e tediosa.
Andando nello specifico, dico anzitutto che le storie narrate in ogni singolo brano hanno un chè di affascinante, con espressioni ed immagini che immergono le mani nella concretezza del nostro quotidiano per arrivare a raccontare storie più grandi, e comunque a noi così vicine, tra viaggi su e giù per l’asse mediano e storie di amori realizzati, e di altri impossibili, e ancora roghi tossici, viaggi della speranza e rabbia per chi di speranza ci è morto.
Le musiche, come detto, si comportano egregiamente, con momenti in cui le fasi strumentali si prendono il loro spazio e fuggono dalle facili etichette di Rock e Folk per naufragare in un mare di influenze (come attestano, per esempio, le importantissime tastiere nel terzo brano dell’album, Dalla radice dei tuoi capelli), e fighissime sono le reference, incastrate perfettamente tra i motivi originali del cantautore (e ribadisco: motivi, non versi; le citazioni sono in musica, e questa è una mossa brillante) a brani cult della musica italiana, come Con il nastro rosa di Lucio Battisti richiamato in Calma dentro e Vita Spericolata di Vasco Rossi citata in Il giro del cosmo.
È dunque tutto oro quel che luccica? No, non lo è mai, e non lo è nemmeno in questo caso. C’è, infatti, un piccolo difetto che nell’economia dell’album inficia particolarmente, poiché crea una sensazione di ripetitività e staticità che è in netto contrasto con le ben più variegate musiche che abbiamo elogiato prima. Questo piccolo difetto è il cantato. Attenzione: non la voce, ma il cantato. Francesco Falco (Guastavoce), che ricordiamo essere autore di testi e musiche del suo LP, ha anche svolto il ruolo di chitarrista (chitarre elettriche ed acustiche) e si è prestato come cantante dei suoi brani e, su carta, ha fatto più che bene. Falco ha una voce gradevole, e che mi è sembrata anche potente quanto basta per poter osare un po’. Il problema è tutto nel modo in cui questa voce (non) è sfruttata: tonalità identiche lungo tutto l’album ed una (ahimè) scarsa capacità interpretativa dei testi sono i due principali elementi che fanno subito pensare ad un cantato scolastico, impostato e poco naturale. La sensazione che si ha è che Guastavoce, al momento di registrare le linee vocali, non si sia sciolto a sufficienza ma anzi, sia rimasto sempre rigido, teorico, poco interpretativo nei confronti delle parole che lui stesso ha posto in versi (con un’unica eccezione: Nasser e il mare, dove Falco riesce a giocare un po’ di più con la voce restituendo un’idea di effettiva interpretazione, e non più di sola esecuzione).
In soldoni, l’idea che ci si fa di quest’album è chiara, forse già dal primo ascolto: piace, prende, e rimane in testa. Testi ricchi riescono ad imporsi con forza su questa controversa dicotomia fatta di musiche ben create ed una voce che non riesce a stare al passo. Il risultato è comunque positivo e premia lo sforzo creativo di Guastavoce, che firma un album d’esordio che ha l’onere e l’onore di mostrare tutto quanto ci sia di buono (e, d’altro canto, di migliorabile) nel cantautore campano.
Resta dunque consigliato il prestare orecchio a Senza difese contro il mondo, anche solo per il piacere di scoprire quale storia vi rimarrà più a cuore.