Pubblicato dalla Shockdom, “Il treno di Dalì” è un fumetto che nasce dalla collaborazione tra il disegnatore Fabio Iamartino, cui peculiarità sono linee e forme che richiamano fortemente il mondo onirico e le distorsioni che lo caratterizzano, e Salvatore Vivenzio, scrittore, sceneggiatore e giornalista, nonché ideatore dell’opera.

Se sei perso, le cose perdono le loro forme, e se si perdono le forme, si perde ogni più piccola parvenza di controllo sulla propria mente.

Il treno di Dalì nasce dalla perdizione di Salvatore Vivenzio e dal suo far fronte ad una realtà che può spesso far smarrire la via, far vacillare il senso dell’orientamento. Proprio come l’investigatore Dalì, protagonista della storia, che trovatosi a Città Nuova si sente perso e non riesce a fare progressi sul complesso caso a cui sta lavorando, allo stesso modo Vivenzio ha vissuto quella trascinante – e, se vogliamo, sprofondantesensazione di disorientamento. In Dalì c’è un po’ di Vivenzio, e viceversa.

Sono sicuro che per alcuni avrò sottolineato l’ovvio, e lo ritengo anch’io. Tuttavia, non posso esimermi dall’evidenziare quanto queste informazioni di base siano in realtà strumenti fondamentali per una più corretta interpretazione dell’albo.

Fondamentali sono poi i disegni di Fabio Iamartino, disegnatore al suo esordio per Shockdom, che con delle influenze ben definite (dal Dalì cui fumetto fa riferimento, passando per Magritte e De Chirico, finendo alle sperimentazioni contemporanee di Cornellà, Robbie Trevino, Brecht, Vandenbroucke, Eric Lambé) e un proprio carattere, forte e deciso, ha garantito al fumetto una notevole potenza espressiva, che è perfetta sintesi delle idee (e delle emozioni) originarie di Vivenzio e al tempo stesso della forte personalità di Iamartino stesso, che come artista non si è risparmiato, attribuendo alle proprie tavole simbolismi più intimi e propri.

Il treno di Dalì offre al lettore un breve spaccato della vita del giovane investigatore Dalì, in viaggio per Città Nuova a causa di un lavoro, un lavoro assai complesso. Dalì è sì giovane, ma disilluso e per niente spensierato. Sembra costantemente provato, e la ricerca infruttuosa del suo obiettivo lo porta a gettarsi ulteriormente nello sconforto. Non vado oltre nella descrizione, né del personaggio e benché meno del suo background. Accenno solo, in ultima istanza, a incontri interessanti (tanto quanto casuali) ed eventi inspiegabili (tanto quanto affascinanti).

L’opera, sebbene conduca lo spettatore ad un costante (e voluto) senso di spaesamento man mano che si accinge a proseguire lungo le tavole, risulta in realtà chiara e leggibile, con una storia che si apre alle più disparate interpretazioni e che vuole bussare alle porte dell’interiorità di ognuno di noi. I disegni risultano ispirati (come accennato pocanzi) e, soprattutto, bellissimi. Non saprei scegliere altro modo per descriverli, neanche se volessi cercare di non far trasparire una componente di soggettività da parte mia.

Il treno di Dalì è dunque un particolare viaggio che si consuma in un’ottantina di pagine ma che ci accompagna anche nel post-lettura, quando riflessioni e considerazioni sorgeranno spontanee nella mente del lettore. Il fumetto è disponibile sul sito della Shockdom, in formato cartaceo o e-book.

Chiudo dicendo che, per stessa linea editoriale della casa Shockdom, Il treno di Dalì, così come una grossissima fetta dei prodotti della medesima casa editrice, è consigliato anche a chi non ha particolare dimestichezza col medium fumettistico.

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