Lelio Morra: bella voce, musiche ben architettate e ritmate, testi con immagini fantasiose. Ma cos’è che manca?
Ci penso da quando ESAGERATO mi è capitato a tiro: cos’è che manca? Cos’è andato storto?
Certe volte rispondere è difficile, anche se, dentro, si è pienamente coscienti che c’è qualcosa che non va.
In cuor mio ho provato a rispondermi, e ora me ne convinco: ciò che manca è un’anima.
Lelio Morra, come dicevo già nel sottotitolo, ha prodotto un lavoro che – su carta – gode di ottime caratteristiche: un sound abbastanza incisivo ( e che può far battere il piede al giusto tempo pressoché ad ogni tipologia di ascoltatore, da quello dai gusti più malleabili a seconda del momento storico fino all’ascoltatore più navigato), una voce che fa il suo lavoro e tiene bene il filo ad una musica fatta di melodie incalzanti e suonate ottimamente, con ogni strumento che riesce a trovare il proprio spazio. Il problema, però, sta nel fatto che tutto ciò che c’è di buono in quest’album, in realtà, porta ad una amara sensazione di già sentito. E’ un lungo more of the same che, se da un lato si fa prova di una buona coerenza del progetto dalla prima all’ultima traccia, dall’altro risulta assai pesante per chi ha scoperto l’indie già da un po’ (e, nel 2019, gran parte del pubblico è ormai ben abituato all’indie, sia di buona che di pessima fattura…).
Si tratta di un album, dunque, senza troppo carisma e che, purtroppo, incespica e cade in alcune soluzioni (soprattutto sul fronte lirico) che, allo stato attuale della musica italiana, risultano essere fin troppo semplici e quasi ai limiti del banale.
Capirete bene, quindi, che questo mio commento ad ESAGERATO si articola su due differenti riflessioni contrastanti: da un lato c’è l’apprezzamento che deriva dal vedere che ogni elemento – tecnico e non – si incastri a dovere in questo puzzle; dall’altro lato, di contro, c’è l’amarezza nel riconoscere che questo insieme di elementi così ben congeniato in realtà porti ad un piattume incredibile e quasi inspiegabile.
Lelio Morra non è riuscito a garantire a questo suo primo progetto da solista (ed è probabilmente proprio questo aspetto il motivo di dispiacere maggiore) un carattere, una peculiarità, un qualcosa che facesse risultare il suo ESAGERATO unico, o comunque distinguibile, in questo mare esteso e in tempesta che è la musica italiana.
Una vera e propria maturazione è richiesta per il già citato ambito lirico, che in questo primo album ha sicuramente fornito immagini interessanti e scenari curiosi, ma non ha offerto nulla che colpisse davvero e che anzi, troppo spesso ha sacrificato una ricerca più attenta dei propri versi solo per dare man forte alle melodie tramite la musicalità di rime facili.
In conclusione, ESAGERATO è un inizio, un passo leggero. E’ un lavoro ben sviluppato anche se fin troppo acerbo, ma questo non è certo un dramma. A Lelio Morra, difatti, va fatto un augurio sincero, e cioè quello di riuscire a trovare il suo mood, la sua essenza. Le abilità ci sono, ora è il tempo di usarle in modo unico.