Con “Dimmelo”, i Soulcor firmano il biglietto d’ingresso allo spettacolo che ci aspetta in Autunno con l’uscita del loro primo album.

Sì, il titolo è ironico – poiché gioca sul titolo del brano di cui tratteremo oggi, Dimmelo – e (bonariamente) provocatorio, perché ora siamo noi a volerne sapere di più su ciò che ci aspetta dalla musica dei Soulcor!

A dirla tutta, infatti, dopo i primi ascolti di Dimmelo, non sapevo esattamente come pronunciarmi: mi piaceva, era sfiziosa, seppur non tutto mi convincesse al 100% (è un’impressione personalissima, quindi concedetemi di uscire per un attimo dal ruolo di recensore imparziale che mi autopropongo: la tastiera, che a mo’ di sfottò definiremo un po’ insolente, durante il ritornello tende a colpire dritto al cervelletto dell’ascoltatore, sovrastando quella che è l’ottima ritmica della batteria e la vivace voce di Roberto Formisano). E’ scavando un po’ più in profondità, e osservando i singoli pezzi del puzzle, che mi sono convinto che i Soulcor hanno dei bei assi nella manica, e che zitti zitti, cacchi cacchi, hanno lavorato a mestiere.

Torniamo a noi, e costruiamo l’identikit di Dimmelo: base Reggae, dove a farla da padrone sono quella stessa tastiera insolente (ma che, lungo tutti e tre i minuti del brano, si muove egregiamente sotto le sapienti mani di Carla Boccadifuoco) e la ritmica, sprezzante anch’essa, poc’anzi citata; uno strato di Pop macchiato da profonde sonorità squisitamente partenopee (come quando andiamo indietro con la memoria e ripensiamo – e qui mi si conceda il paragone azzardato – ai tocchi più Pop che lo stesso Pino Daniele ha avuto nella sua discografia; non sarà propriamente la stessa cosa, ma credo che l’esempio renda l’idea), e un azzardo Fusion apprezzabilissimo in quel bridge di appena una ventina di secondi dove tutto si stravolge, con un cambio di tempo da parte della batteria (e qui i complimenti alla batterista Ludovica Muratgia si sprecherebbero), un basso ancor più profondo e rimarcato (a suonarlo è Gianni Varriale), e un gioco di percussioni ad opera di Formisano. Nessun solo o simili per la chitarra di Alessandro Sorace, che svolge dunque il compito di seguire (ed arricchire) tutta l’ottima costruzione musicale di cui abbiamo parlato.

Sul fronte lirico, ahimè, poco da dire: Dimmelo non mi ha stupito particolarmente, ma azzardando uno sforzo di immaginazione, potrei dedurre che, almeno per ora, si sia privilegiata la componente musicale e la sua (ottima) esecuzione, conservando per il testo un ruolo quasi secondario.

Volendo concludere, dunque, credo sia necessario ribadire che sì, ora aspettiamo che siano i Soulcor stessi a dirci qualcosa, e soprattutto a farci sapere quando possiamo aspettarci il nuovo album (in attesa per il prossimo Autunno, senza però una data specifica). La curiosità di ascoltarli è tanta, e Dimmelo è stata un biglietto da visita fondamentale, che ci porta a immaginare mille scenari diversi per un album che ha facilmente stuzzicato il nostro interesse.

Soulcor, appena sapete qualcosa, ditecelo!

 

 

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