Romeo e Giulietta, i grandi protagonisti del dramma shakespeariano, hanno debuttato in una veste completamente nuova al Piccolo Bellini
La rappresentazione Romeo e Giulietta, ovvero la perdita dei Padri – prove di drammaturgia dello sport con gli adolescenti, edita dal Piccolo Bellini di Napoli non è sicuramente qualcosa di facile di cui parlare, facile in termini di semplificazione almeno.
Dilungarci sulla già nota trama dei due tragici amanti sarebbe inutile. Si tratterebbe di un esercizio di stile che toglierebbe tempo a note ben più importanti da citare. Romeo e Giulietta – ovvero la perdita dei Padri – prove di drammaturgia dello sport con adolescenti scava più a fondo di quanto si possa pensare. Lo spettatore è già sbigottito prima di entrare in platea, sin dalle scale si odono schiamazzi e urla pervadere l’interno del Teatro Bellini: i ragazzi, protagonisti indiscussi del dramma, sono in scena alle prese con la loro infinita partita di calcetto che si svolge parallelamente all’infinita e ben nota faida tra Montecchi e Capuleti. L’effetto è spiazzante, sconvolgente, nonostante il cartellone promozionale anticipasse, nella sua veste grafica, qualcosa. Lo spettatore stupefatto, si sente come un pesce fuor d’acqua, e quasi si chiede se non ha sbagliato posto. Le luci si abbassano.
Mossa azzardata quella di rimaneggiare una delle opere più famose di Shakespeare ma la regia, portata avanti dal duo del progetto Biancofango, Francesca Macrì e Andrea Trapani sorprende – seppure con qualche riserva – funziona e soprattutto emoziona il pubblico, questo è certo. Nel dare una voce alla misteriosa Rosalina, nelle movimentate e improvvisate coreografie col pallone, la tragedia si spolvera: lo spettacolo dà nuovo slancio e nuova forma alla pièce classica. Interessante la rivisitazione – inaspettata – calcistica: da notare che il progetto nasce a Roma in un contesto totalmente diverso da quello napoletano, ma che proprio a Napoli – dove il calcio è parte integrante della vita quotidiana – acquisisce significati altri, specifici della cultura partenopea. Lo spettacolo, dunque, pare aver trovato in Partenope il palco d’eccellenza.
La tematica centrale, intuibile dal titolo, ovvero lo scontro tra genitori e figli, è il vero dramma, la tragedia a cui tutti gli adolescenti, nel bene o nel male, devono affrontare. Questo divario pare incolmabile, e sembra quasi vano il tentativo dei giovani protagonisti di opporsi. L’interpretazione dei ragazzi napoletani è acerba ma al contempo graffiante, passionale, diretta; oscura a tratti i Padri, i veterani (Angelo Romagnoli e Andrea Trapani) che li accompagnano. Infine la soave musica del violoncello (Luca Tilli) incalza al culmine della scena, le luci si abbassano nuovamente, lo spettacolo finisce, e gli spettatori non possono evitare di continuare a pensare a ciò che hanno visto. Una tragedia classica, rivisitata in chiave moderna, una tematica sempre attuale che più che mai ha bisogno di nuove prospettive di vista, di nuove angolazioni. Romeo e Giulietta – ovvero la perdita dei Padri – prove di drammaturgia dello sport con adolescenti, in fin dei conti, riesce nel suo scopo.