Pubblicato il 13 Novembre, il nuovo album di Flo, dal titolo 31SALVITUTTI, si presenta come un’esperienza toccante, travolgente, appassionante. E’ un viaggio a 100 Km/H. E’ la concretizzazione di un potere, quello supremo dell’Arte, che si sprigiona in un’onda che bagna tutti noi, facendoci del bene.
Quanto leggerete di seguito è frutto di un weekend fatto di ascolti, riflessioni, sensazioni contrastanti, connubi tra dolore e gioia, rabbia e stupore, tristezza ed allegria. Ce la siamo presa comoda solo perché 31SALVITUTTI, in realtà, comodo non è.
Senza giri di parole: Flo ha centrato così bene il bersaglio, da aver suscitato sentimenti che – non mi freno dal dirlo – non percepivo da tanto. L’artista Partenopea m’ha fatto sentire di nuovo come quando, ormai più di un anno fa, quand’ero più piccolo di quanto io non sia ora, m’approcciavo per la prima volta a lavori maestosi come – ad esempio – Atacama di Alessio Arena, album di cui ancora adesso reputo lo spessore artistico e la potenza espressiva totalmente fuori dalla mia portata, fuori dai miei margini di comprensione.
Flo mi ha restituito quelle stesse sensazioni, quegli stessi vuoti nello stomaco, quella stessa sensazione di prosciugamento che solo un ascolto così impegnato, così “pesante” (lì dove la pesantezza è solo ed esclusivamente da attribuirsi alla ingente mole di contenuti, significati – alcuni più, altri meno – nascosti, e potenza dei racconti) sa restituire. M’ha fatto sentire ancora piccolo – come d’altronde sono – senza però spaventarmi o gettarmi in sconforto. Mi ha mostrato più di quanto io (ora) possa vedere, privandomi però di nulla e dandomi anzi il tempo, il modo, la possibilità di scorgere pian piano il tutto. 31SALVITUTTI è più grande di me, più grande di te, più grande forse di tutti noi, ma non ce lo fa pesare mai, e ci si mostra tranquillamente, bello com’è.
Flo e le note che ha riservato per noi ci raccontano un po’ di tutto: dalla salvezza dei bambini nelle aree popolari in 31SALVITUTTI (singolo che dà il nome all’LP), all’uomo cosiddetto “normale” che tanto sinceramente ci fa paura e ribrezzo in L’uomo normale, passando per reinterpretazioni di novelle come nel caso de La gaviota, a cui si sceglie di dare però un finale meno tragico rispetto alla narrazione originale. Che se poi ci pensiamo, c’è Radio Volkan che parla ad un popolo libero, ma libero davvero da ogni costrizione; quel popolo che crediamo d’essere noi, che però non sciogliamo mai le catene della finta bellezza – per lo più esteriore – da cui ci lasciamo affliggere. E poi ancora Accussì e Miracolosa Anarchica, che mi sciolgono il cuore, mettono a dura prova i sensi, frantumano ogni barriera emotiva.
E via così, tra lotte DI classe portate avanti CON classe, tra messaggi importanti per chi ha orecchie per coglierli. Ve l’ho detto prima e lo ripeto adesso: 31SALVITUTTI è infinito, e insistere in descrizioni che erroneamente diremmo complete non farebbe altro che sciuparlo. Ascoltatelo voi, e scovate ogni tema, ogni riferimento, tutta la poesia.
Poesia che – e qui apriamo una bella parentesi che vale la pena trattare – è espressa tramite ogni mezzo a disposizione. Lì dove infatti abbiamo un’ottima stesura sul fronte lirico, c’è da dire che a giocare una parte fondamentale è l’assetto musicale, tra ritmi e melodie, che riesce così a fare da perfetto coro alla penna intelligente di Flo. Musica, voce e parole vanno all’unisono, senza che nessuno tra i tre strumenti prenda il sopravvento ma piuttosto lavorando come fossero un tutt’uno, creando un effetto assolutamente convincente che innalza l’asticella di quella potenza espressiva che già poco sopra mi era capitato di citare. La voce di Flo è la voce di una professionista: non soltanto gradevole per natura, ma anche ottimamente allenata e sfruttata; è una voce potente sì, ma perfettamente bilanciata nei suoi alti e nei suoi bassi, che sceglie quando esplodere e quando affievolirsi; è una voce carismatica sì, ma che sa rompersi di dolore quando deve (Marte 27 ne è, a mio parere, valido esempio), essere briosa quando vuole (sfido chiunque ad ascoltare La gaviota senza abbozzare un sorriso), essere delicata eppure così sfrontata e sensuale (qualcuno ha per caso citato il blues di Oui Oui Savage?).
In chiusura, mi preme fare un’ultima riflessione: a chi, e a che momento andrebbero riservati i brani (undici per l’esattezza, per un totale di circa quaranta minuti) di quest’album? Per il “chi”, ritengo la risposta quanto mai semplice: 31SALVITUTTI è per tutti e, come detto in precedenza, si mostra a tutti spassionatamente e senza riserve. Per il “quando”, detto in tutta franchezza, il mio suggerimento sarebbe il seguente: quando ve la sentite.
È un album che va assaporato, e in virtù di ciò a voi tocca riflettere su quale sia il momento in cui maggiormente riuscite a godere di un qualcosa che potenzialmente potrebbe emozionarvi. L’occasione giusta per voi potrebbe essere una passeggiata in macchina all’imbrunire (magari però prima aspettiamo di superare questo difficile periodo di restringimenti…), oppure un momento di pausa affacciati al vostro balcone con indosso delle cuffie. La cosa importante è che diate modo a questa importante produzione di entrarvi dentro, di fluire lì, nei punti di congiunzione tra mente e cuore.
Come spesso ripeto: è lecito – qualora capiti – non apprezzare anche il più curato tra i lavori, ma gustare l’esperienza che quel lavoro porta con sé diviene quasi un obbligo per chi vuole arricchirsi e maturare. Questa, credetemi, è l’occasione giusta per dare a noi stessi qualcosa con cui crescere.