Sesta parte. Umili pescivendole e fabbri indifferenti.

Pescivendole

Hanno trascinato il loro carretto, la madre e la figlioletta, fino alla strada che gira intorno al paese, per vendere ai passanti i pesci che il marito di lei ha portato a casa. Ogni notte esce con una barchetta consunta dagli anni e dalla salsedine per gettare le reti nel mare, non troppo al largo perché non si fida ad allontanarsi dalla riva con quella barchetta. All’alba torna a casa e scarica sul tavolo quello che ha pescato. Poi si getta sul suo giaciglio per dormire. Subito la moglie e la bambina raccolgono il pesce dal tavolo e lo caricano sul carretto che spingeranno fino al loro consueto punto di vendita sulla strada. Quasi sempre si tratta di pochi pesci, qualche volta nemmeno di uno. Hanno sentito raccontare di un uomo che, per dar da mangiare a un mucchio di affamati, sarebbe stato capace di moltiplicare i pochi pezzi di pane e i pochi pesci che aveva consé. A loro, però, non è mai capitato di incontrare un uomo del genere. Così, si avviano all’alba a spingere per qualche chilometro il loro carretto. Resteranno in attesa dei viandanti fin quando il sole raggiungerà in cielo il suo punto più in alto. Poi si avvieranno a tornare a casa, col carretto vuoto se la giornata sarà stata per loro fortunata, oppure col carretto con sopra ancora qualche pesce. Solo in questi casi anche a casa loro si mangerà pesce e non solo pane senza lievito e erbe amare per companatico. I soldi guadagnati con la vendita li useranno con parsimonia per integrare il cibo giornaliero o per coltivare la speranza, mettendoli da parte, di acquistare un giorno qualche capra per ricavarne latte.

Fabbri

Hanno piazzato in una grotta fuori del paese le loro incudini, i martelli e gli altri attrezzi del mestiere. E qui vengono ogni giorno a lavorare il ferro grezzo, acquistato da mercanti itineranti, spesso barattando con la materia prima i prodotti già da loro finiti. Martellano con vigore su quel ferro per dargli forma e trasformarlo di solito in spade, che si vendono bene alle guarnigioni militari sparse nel territorio, ma anche a individui meno inclini a far rispettare la legge, anzi pronti a violarla per un interesse materiale o per un ideale di rivolta. Ai fabbri importa poco che uso sarà fatto del loro prodotto. Per loro resta una merce da scambiare con monete o con altri merci. E, se un coltello sarà usato per affettare del pane o per tagliare la gola a qualcuno, non è affare loro. A loro spetta solo forgiare un coltello che tagli bene.

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