Ritrovato nei fondali marini di Posillipo un carico di terracotta del XVII sec. Di alcuni pescatori locali che hanno allertato immediatamente il Centro Studi Gaiola Onlus
I fondali marini di Napoli non smettono mai di stupire, di meravigliare la sete di storia e di conoscenza di studiosi ed esperti, cittadini curiosi e turisti incalliti. Questa volta il luogo prescelto sono le acque al largo di Posillipo ove ad essere rilevato ecco un possibile relitto avente al suo interno un carico di diversi manufatti realizzati in terracotta. Le prime indagini da parte degli esperti del Centro Studi Interdisciplinari Gaiola Onlus hanno constatato come il materiale in questione non sia di origine greca o romana, bensì, con ogni probabilità, di matrice settecentesca. Inoltre questi resti erano stati già oggetto di “visite da parte di ignoti” presentandosi in una posizione diversa rispetto alla giacitura originale. Si tratta per lo più di mattoni in terracotta e vasellame di differente lavorazione e dimensione: orcioli, brocchette (qualità ordinaria per l’epoca), farebbero ipotizzare un unico carico di terracotte proveniente da qualche opificio dell’area. Il ritrovamento è avvenuto casualmente per opera di alcuni pescatori locali che hanno avvertito tempestivamente i ricercatori del Centro Studi Interdisciplinari Gaiola Onlus che cooperano da tempo con la Soprintendenza Archeologica di Napoli per lo studio e la tutela della vicina Area Marina Protetta Parco Sommerso di Gaiola. Il gruppo subacqueo dell’AMP sopraggiunto in loco ha poi eseguito i rilievi fotografici e i dovuti filmati del caso sui reperti sommersi.
“Potrebbe trattarsi del carico di un barcone – in partenza da Napoli e diretto a Posillipo/Pozzuoli – che trasportava i prodotti lavorati da un’officina vasaia e laterizia (curiosamente le stesse che vediamo usate all’interno del presepe napoletano). Tutto ci fa pensare che all’interno non ci fossero derrate alimentari. Dal punto di vista storico si tratta sicuramente di un ritrovamento interessante. Sono stati eseguiti gli opportuni sopralluoghi, che hanno messo al sicuro il materiale ancora in situ e stanno verificando la presenza sotto la sabbia di strutture lignee relative allo scafo. Tutto questo ha molte analogie con il “leudo del mercante“, un naviglio rinascimentale naufragato durante un trasporto di ceramiche dalla Liguria. Chiaramente, con le dovute differenze, il leudo può farci immaginare le possibili fattezze del barcone che navigava nelle acque del Golfo di Napoli“, ha chiarito Enrico Stanco, funzionario della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio del Comune di Napoli. “Fa ben sperare il fatto che pescatori della zona si siano immediatamente rivolti al Parco per segnalare il ritrovamento, se tutti si fossero comportati così in passato chissà oggi quante preziose testimonianze in più della nostra storia potremmo avere, purtroppo invece spesso questi ritrovamenti casuali diventano solo occasione di saccheggio. Speriamo che d’ora in avanti in tanti seguano l’esempio di questi pescatori di Posillipo“, ha dichiarato Maurizio Simeone, presidente del Centro Studi Interdisciplinari Gaiola Onlus.