La Prof.ssa Katherine Esposito racconta il lungo cammino della ricerca.
Maddalena Venuso
Parlare con Katherine Esposito è un’iniezione di energia positiva. La professoressa, attualmente Ordinaria di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo presso l’Università Luigi Vanvitelli di Napoli, nonché ricercatrice in vari settori medico-scientifici, è infatti una persona fuori dal comune, che trasuda entusiasmo e ottimismo da ogni parola.
«Nasco con una grande curiosità scientifica. Tutti i miei sforzi sono stati sempre rivolti verso la Scienza, fin da bambina ho desiderato di essere una Scienziata, per poter scoprire nuove cure mediche che fossero di aiuto a chi soffre di patologie gravi». Così si presenta Katherine Esposito, e continua: «I libri? Li ho sempre considerati una finestra attraverso la quale potessi allontanarmi dalla mia stanzetta e sperimentare altre conoscenze e altre realtà».
Professoressa, lei una Wendy contemporanea e la Ricerca Medica la sua Isola che non c’è?
Direi piuttosto una ragazza prima, poi una donna che ha dovuto salire faticosamente tanti gradini, talora scoscesi, per arrivare dove volevo, cioè ad occupare un ruolo importante nella medicina. Non per mera ambizione o desiderio di primeggiare, ma solo con l’obiettivo di poter essere concretamente utile alla Scienza. Per una donna, fino a qualche anno fa era ancora molto difficile intraprendere un simile cammino. Oggi forse un po’ meno, ma ancora siamo lontani da una vera parità di opportunità.
Quante rinunce ha dovuto sopportare?
Una, due, poche, troppe, tante! Ecco, se fosse un crescendo musicale, lo eseguirei in quest’ordine. Soprattutto se penso alle assenze che ho imposto, sebbene con delicatezza, alla mia famiglia. Ho sempre cercato di spiegare ai miei figli, però, il motivo della mia scarsa presenza a casa, e loro hanno capito. Oggi, quando li guardo negli occhi e vi leggo la consapevolezza dell’importanza del lavoro che svolgo e la necessità di alcune rinunce per un bene più grande, sono fiera di quanto ho loro trasmesso e non devo giustificare le mie assenze.
Si è mai sentita sola?
All’inizio forse sì, e forse anche quando sono appena entrata nei primi gruppi di lavoro. Camminavo da sola, non badavo a che fosse riconosciuto il mio lavoro. Ma poi si cresce, ho costruito quello che oggi è il mio gruppo di lavoro dell’Endocrinologia e Malattie del Metabolismo, ho scelto le persone migliori con le quali ho instaurato un rapporto improntato su stima e rispetto reciproco e che si è trasformato, nel tempo, in affetto sincero. Oggi sono felice, mi sento una stella in un firmamento di stelle, tanto che spessissimo concludo i miei interventi pubblici con la frase: “insieme si vince!” Ci credo fortemente. Mi ritengo la donna delle alleanze, e il mio desiderio è insegnare ai giovani la generosità, aiutarli a coltivare i loro talenti e ad inseguire i sogni per la gioia di viverli con gli altri e per gli altri.
Di quali patologie vi occupate in particolare?
Il mio gruppo di ricerca si occupa di patologie endocrine, metaboliche e andrologiche, da quelle sociali a quelle rare. Nel corso della mia vita ho focalizzato i miei studi sui meccanismi patogenetici delle patologie croniche come obesità e diabete con particolare interesse all’infiammazione e alla disfunzione dell’endotelio. Durante gli anni ho dedicato parte della mia ricerca alla prevenzione delle complicanze delle malattie metaboliche e alle relative terapie innovative, incluse le tecnologie per la gestione e cura delle persone con diabete. La crescita del mio gruppo è testimoniata anche dall’ampliamento degli interessi clinici e scientifici che oggi includono anche l’autoimmunità endocrina e i rapporti fra le malattie endocrine e il cancro. Da sempre mi sono occupata degli effetti degli stili di vita salutari sulla salute, ed in particolare dello studio della Dieta Mediterranea, per la quale ho partecipato all’EXPO di Milano nel 2015 dove ho presentato il Piatto Mediterraneo. E, negli anni successivi, ho realizzato il Regolo del Piatto Mediterraneo, uno strumento ideato per la diffusione e l’implementazione della Dieta Mediterranea presso la popolazione. Il mio sogno è quello di poter realizzare il Regolo in un numero di esemplari tale da poterne far dono a tutti gli alunni delle scuole primarie, favorendo così la conoscenza di un modello alimentare salutare.
Prof.ssa Esposito, lei ha ricevuto riconoscimenti internazionali, e il 13 dicembre riceverà anche il Premio Terre di Campania. Quanto contano per lei questi riconoscimenti?
Molto, non tanto per i premi in sé, quanto perché io ho sempre raccontato la mia vita come una lunga bellissima fiaba, genere letterario che amo leggere e raccontare ai piccoli. Nelle fiabe c’è un lieto fine, e io spero che anche il racconto del viaggio che ho compiuto finora possa terminare con la realizzazione di una nuova speranza. I premi, i riconoscimenti, sono l’occasione per rileggere il proprio cammino, e ogni volta provo una grande emozione. Ricevere a breve un premio pensato per valorizzare il buono espresso da chi, nella nostra Campania, si impegna per un presente e un futuro migliori, rappresenta una nuova importante tappa da condividere con quanti coltivano la mia stessa speranza.