In Irpinia la ricorrenza in onore di Sant’Antonio Abate si rinnova con tre giorni di festa, tradizione, musica ed enogastronomia.
Dal 18 al 20 gennaio a Nusco, borgo irpino patrimonio dell’ UNESCO, va in scena “La notte dei Falò”, evento conosciuto quanto antico che si propone di festeggiare la figura di Sant’Antonio Abate.
Quasi tre giorni di festa in cui il sacro si mescola con il profano, dove la musica inebria più del vino, la cultura si sposa con il cibo e tutte le paure, le ansie e il “buio” dell’inverno vengono esorcizzate e bruciate in questi enormi falò eretti in più punti( strategici) del borgo.
Già nella simbologia classifica il fuoco è purificazione, a Nusco, per quest’occasione si chiama proprio “lo Santantuonu” e viene acceso per dar luce, calore, un punto attorno a cui le persone possono aggregarsi, stare vicino e far cerchio, scaricare così ogni pensiero. I riti in onore di Sant’Antonio Abate(17 gennaio), protettore degli animali, dei macellai e di conseguenza di tutte le realtà rurali in genere, sono molto radicati in gran parte del Sud Italia. In particolare, già dal XII secolo, nel Regno di Napoli, il culto di Sant’Antonio era molto sentito. All’epoca si distribuiva il “pane di Sant’Antonio”, un paninetto considerato dalle persone una sorta di “amuleto” sacrale preparato con il miglior grasso di un porcellino( l’animale che accompagna la figura del santo). Questo pane era un toccasana miracoloso per la cura dell’infezione dell’Herpes Zoster o Fuoco di Sant’Antonio.
Nel borgo irpino, invece, i fuochi di Sant’Antonio hanno anche una connotazione storica e culturale. Ivi furono accesi per la prima volta nel 1656 a causa di una tremenda epidemia di Peste che imperversava per la Campania, gran parte dell’Irpinia e che solo nel borgo nuscano aveva mietuto 1200 vittime. In quell’occasione, i falò funsero da rimedio e difesa contro l’imperversare del contagio, assunse anche una connotazione spirituale, quasi una purificazione, non solo corporale. Infine, divenne un’invocazione alle virtù taumaturgiche del santo, che appunto con il suo porcellino, rievoca salute, benessere ed abbondanza. D’allora, Nusco ogni anno rimette in scena il rito dei Falò. Ogni annualità è diversa, ma il calore con cui viene preparate e ricordata la ricorrenza è la stessa, generazione dopo generazione. Così, la Notte dei Falò è diventato un appuntamento imperdibile nell’inverno irpino. Anzi, quest evento rappresenta un po’ lo spartiacque fra le stagioni, il rito dei fuochi è diventato un po’ un anticamera del Carnevale e sicuramente aiuta a salutare la stagione fredda. I falò diventano dei punti liberatori, attorno cui un po’ tutti possono togliere le maschere, quelle metaforiche, ed indossare quelle classiche della festa…introducendo quindi il “Sant’Antuonu maschere e suoni”, dal grigiore dell’inverno, attraverso questa festa, la musica e il ballo si arriva all’allegria liberatoria del carnevale, appunto. Quest’anno la Pro Loco “Nusco Balcone delI’Irpinia”, con il patrocinio dell’amministrazione comunale con a capo il sindaco Ciriaco De Mita, dall’Unpli e dalla Regione Campania, hanno organizzato un evento ancora più centrato sull’aspetto culturale della ricorrenza. Saranno attive visite guidate al Museo Diocesano di Arte Sacra, alla Cattedrale di Santo Amato, al Palazzo Vescovile, alla Biblioteca Comunale e altri tour attraverso i vari vicoli del borgo, volti alla riscoperta di antichi palazzi nobiliari.
Saranno inoltre allestite mostre di pittura, scultura, artigianato ed oggettistica varia locale. Inoltre per intrattenere i visitatori sono stati interpellati circa 200, tra musicisti e artisti di strada, ed allestiti circa 40 stand, pronti a soddisfare e far conoscere le prelibatezze enogastronomiche della zona.
A Nusco, solitamente fa freddo, Ma niente riscalda più della coinvolgente atmosfera che si crea attorno ai falò di Sant’Antonio.