Tra un occhio puntato agli anni ’80 e l’altro puntato al futuro, 4EST decide di debuttare proponendo un incontro tra generazioni, con un gusto Cyberpunk
Parlare di Vaporwave, il prima lavoro di 4EST, significa puntare lo sguardo ad un progetto che, apparentemente, ha più spessore di quanto non sembri ad una prima occhiata.
Anzitutto, abbiamo a che fare con un lavoro della durata di dieci minuti, scanditi in quattro brani, ognuno liricamente inteso per affrontare una diversa tematica. Lo stile, neanche a dirlo, è proprio quello Vaporwave. C’è un’immensa cultura – che 4EST sembra padroneggiare sapientemente – dietro questo stile e questo genere. Una cultura riscontrabile e negli influssi musicali che si delineano nei quattro brani, e nelle scelte tematiche dei testi.
La Vaporwave, così come il gusto Cyberpunk, sono ad oggi basati sulla nostalgia degli anni ’80, e si occupano di rimarcare quegli anni attraverso (e qui viene il bello) la riproposizione, in immagini e suoni, dell’idea di futuro che circolava in quell’epoca. E’ qui che l’EP si rende quindi interessante: il trattare tematiche e problemi cari a TUTTE le generazioni (dal confronto con l’altro sino alla visione di sé stessi come mostri non accettati dalla società) fa sì che si evidenzi un dualismo, una vera e propria dicotomia. Da un lato, il suono della trap-house mista dubstep e il gusto per l’elettronico che declinano quelle tematiche secondo una visione lontana, quella degli 80’s; dall’altro, le strofe rimate che ricordano un sapore Hip-Hop tutto italiano, che ormai ben si è scandito negli ultimi quindici anni.
Temi eterni, e una musica che, tra voce e suoni elettronici, vuole raccontarli secondo i punti di vista di epoche diverse.