L’amica geniale è un successo librario e televisivo. È anche una testimonianza che la cultura vale, e che può far rivitalizzare zone abbandonate come la zona est di Napoli.
Il 28 gennaio il Rione Luzzatti è stato luogo di una bella iniziativa. È stato, infatti, fatto un murales sulla facciata della biblioteca Andreoli, in via Leonardo Murialdo. Il murales è opera di Eduardo Castaldo, già fotografo di scena della interessante fiction andata in onda su Rai1 L’amica geniale. All’inaugurazione del murales erano presenti le piccole ma promettenti attrici Ludovica Nasti (Raffaella Cerullo, detta Lila) e Elisa Del Genio (Elena Greco, detta Lenù).
Oltre alle ragazzine, anche le figure politiche hanno presieduto l’inaugurazione. Presente il presidente della regione Campania Vincenzo De Luca e Giampiero Perrella, presidente della IV municipalità (Poggioreale, Vicaria, Zona Industriale, San Lorenzo). Durante l’evento, De Luca ha colto l’occasione per annunciare lo stanziamento di due milioni per la fondazione di un centro sociale ed un ambulatorio nel Rione. Perrella si è mostrato molto entusiasta del progetto, dell’iniziativa di Castaldo, volta a far emergere il buono preesistente del Rione, non il marcio e l’abbandono della zona industriale.
Andando nello specifico, il murales presenta, sotto la scritta “Biblioteca Popolare Rione Luzzatti” le due figure di bambine di Lila e Lenù, sul lato sinistro. Sul lato destro, è raffigurato il maestro Collina e la maestra delle bambine. Ma i progetti per il Rione non sono finiti. La prossima opera in programma sarà situata nel Piazzale Lobianco, realizzata dagli alunni delle scuole medie del Rione Luzzatti.
L’amica geniale: luoghi della fiction
Il Rione Luzzatti è un non troppo antico Rione della zona est di Napoli, nel quartiere Poggioreale. Le paludi cospargevano la zona, ma il deputato Emanuele Gianturco la bonificò (non a caso la strada dopo i tre ponti è intitolata a suo nome). Via Emanuele Gianturco, infatti, è lo snodo principale della zona industriale, a pochi metri dal Rione. Durante gli anni ’20, quest’ultimo fu ampliato, con una piazza, un asilo, una scuola ed altri sei edifici. La zona era più che altro istituita per gli operai e le loro famiglie.
Purtroppo, il Rione ha subito lo scotto pesante della seconda guerra mondiale, perdendo molte delle sue strutture portanti. Una di queste era il primo stadio del Napoli calcio, finanziato da Giorgio Ascarelli. Chi avrebbe mai detto che la zona est aveva ospitato uno dei primi stadi a livello nazionale! Ascarelli fondò lo stadio nel 1930, e nel 1942 i bombardamenti lo distrussero. Non verrà mai più ricostruito. La stessa drammatica sorte l’ha avuta la piscina olimpionica XXVIII ottobre, chiamata come la prima scuola del Rione (anch’essa distrutta). Dopo i bombardamenti, la scuola XXVIII ottobre fu chiamata Quattro Giornate, in onore delle quattro giornate di Napoli.
Due chicche del Rione, sopravvissute ai bombardamenti e anzi rinvigorite negli anni, sono: la Chiesa di San Giuseppe Maggiore e la biblioteca Andreoli. La Chiesa fu letteralmente ricollocata da via Medina al Rione, nel 1934. Fu l’architetto Roberto Siano a curare la traslazione mattone per mattone, marmo per marmo ed affresco per affresco. La biblioteca, invece, è il polo culturale del Rione. È a ridosso dei binari della ferrovia, è un luogo tranquillo, di ritrovo per i ragazzi che vogliono studiare e confrontarsi.
La biblioteca nasce per l’iniziativa del professor Agostino Collina, figura storica del Rione, uomo di cultura e soprattutto di divulgazione culturale. Gli abitanti del Rione hanno sempre contestato l’assegnazione della nomina della biblioteca al professore universitario e matematico Andreoli, anziché all’amato Collina. Questo perché è fuori discussione l’apporto che ha fatto il professor Collina alla biblioteca e al suo Rione. Fu Collina, infatti, a vedere in quelle sale vuote della biblioteca un potenziale culturale. Al suo interno, iniziò a tenere le lezioni. Perfino gli scugnizzi lo ascoltavano con diffidenza e poi con piacere.
In più, il professore diede vita al giornale del Rione Luzzatti, finanziato collettivamente. E ancora, Collina costruì la biblioteca con i suoi libri, per poi donarli ampiamente alla allora chiamata Biblioteca Popolare Circolante. I libri donati erano 15mila. L’affetto della sua gente è testimoniato dal corteo funebre, dalla piazza gremita di persone, quando Collina spirò. Finalmente, però, dopo tante sollecitazioni, il Comune di Napoli ha deciso di assegnare alla Biblioteca il nome di Collina. Che l’esperienza di quest’uomo serva a ricordare che anche le zone più abbandonate, con ottimismo e cultura, possono rifiorire tranquillamente.