Montefusco, terra di antichi fasti, tradizione e bellezza. Il racconto sentito e appassionato di Emilia Dente, scrittrice.
Nella nostra meravigliosa terra meridionale, vi sono tanti borghi incastonati tra i monti e il mare, tesori di bellezza e arte, trame di storia e poesia. Luoghi dell’anima dove i giorni lenti sono scanditi dall’eco del tempo e dal riflesso del lucente oblio. Qui le pietre raccontano storie antiche di nobili e di dame, di gente umile, di uomini e di donne affaticati dalla vita e sacrificati dal destino. Nelle ombre inquiete che attraversano questi sconosciuti luoghi si illuminano spesso sorprendenti frammenti di bellezza e cultura, silenziose testimonianze e preziose tracce di risorse e saperi antichi. Così è per la mia Montefusco che, fin dall’epoca dei Longobardi, fu terra di assedi e di battaglie.
I Normanni edificarono nella parte più alta della rocca montefuscana un ”ingens castrum”, roccaforte inespugnabile e, in epoca successiva, per ordine dell’imperatore Federico di Svevia, nel perimetro del castello fu ricavata pure una ampia cisterna. Antica Capitale del Principato Ultra, terra di fasto e di gloria nei secoli delle dinastie angioine ed aragonesi, la sua autorevole storia resta incisa nelle pietre e nei monumenti disseminati nell’antico borgo. Re Ferrante D’Aragona, che dimorò a Montefusco e amò particolarmente la nostra cittadina, volle insignire questo territorio di tanti prestigiosi simboli di potere, ancora visibili nel centro storico dell’antico borgo, nella prestigiosa Regia Cappella Palatina di san Giovanni del Vaglio, come nella storica strada su cui si affacciano i palazzi nobiliari.
Montefusco fu terra di torture, terra di rivoluzionari e di eroi che si immolarono per la libertà. Sede, fin dal XIV secolo della Regia Udienza e di uno dei più temibili carceri dell’Italia Meridionale custodisce, ancora oggi, le voci e le tracce dei tanti prigionieri, colpevoli o innocenti, contadini e nobili, e custodisce le tormentate storie che ancora le mura possenti raccontano in una emozionante Rievocazione teatrale.
L’antica prigione divenuta, sin dal 1928, Monumento Nazionale, è oggi Museo composito di interesse regionale.
È terra di santi Montefusco, nel fascino mistico della cripta affrescata dell’Oratorio di san Giacomo, nelle suggestive Chiese e nei silenziosi conventi dove si attraversa la soglia dell’umano sentire, e sui passi di san Pio e delle mistiche presenze che nel borgo hanno dimorato. È terra di artisti Montefusco con le sue belle tradizioni artigianali, diffuse un tempo nei vicoli ombrosi e per le piazze assolate dove echeggiano ancora i fuselli delle umili donne che intrecciano pensieri ed emozioni nelle eleganti trine a tombolo, mentre è vivo ancora il ricordo dei faenzari e dei cretai e della loro antica arte della ceramica che aveva fatto di Montefusco un rinomato centro di produzione della maiolica campana. È terra rigogliosa Montefusco, lussureggiante nel respiro ampio dei monti e dei boschi, incorniciata da orti e da vigneti, scintillante nelle acque sorgive e nella flora variegata. È terra di storie e misteri che si aggrovigliano e si dipanano in un racconto corposo ed entusiasmante che, pure in tempi di limitazioni e distanze, vuole accogliere chi questa terra la vuole conoscere e questo affascinante racconto vuole ascoltare. E nell’audacia resiliente di una speranza per il domani, nasce un dinamico progetto che annoda secoli e stagioni, e intreccia le tante storie in trine che si assottigliano e si irradiano nel sussurro della storia, nel riflesso sbiadito delle immagini, dei filmati e delle parole che attraversano il tempo e divengono testimonianza viva. È il sito www.amontefusco.it lo scrigno prezioso che custodisce la Storia e le storie di questa illustre e sconosciuta cittadina e vuole tramandarle, valorizzarle e farle conoscere a curiosi e visitatori affascinati da questa meravigliosa terra. Un dono vuole essere questo album digitale in cui si intreccia la memoria personale e l’ impegno professionale, vuole essere la mano tesa ad accogliere chi insieme a me vuole camminare sulle pietre della storia, nel labirinto della memoria e negli abissi del cuore, e con me vuole perdersi e ritrovarsi nel bagliore dell’anima fiera e forte della terra mia.
Articolo a cura di Emilia Dente, scrittrice e custode della memoria