Il 5 gennaio 2019 è uscito “La Stanza”, l’album d’esordio di Bif composto da otto brani e prodotto da Luma Records. Cantautore salernitano, Stefano Bifulco traduce in musica i suoi pensieri sul presente con voce limpida e gentile.
Il 5 gennaio 2019 Stefano Bifulco, in arte Bif, ha pubblicato “La Stanza”, il suo album d’esordio, per Luma Records. Composto da otto brani, con voce e chitarra gentili, è un dolce e a tratti malinconico racconto sul presente. È un navigare tra difficoltà e incomprensioni seguendo il bagliore di quel faro sempre luminoso che è l’amore.
I Venti Clandestini sono i primi che incontriamo sul nostro percorso. Una chitarra spensierata fa da sottofondo a un tema invece delicato: quel filo sottile su cui, oggi, avanzano barcollando integrazione, solidarietà, comprensione, che ormai rischiano sempre più di cadere e, così, annullarsi. Percussioni e violoncello vanno ad amplificare la serenità dell’intera atmosfera, in netto contrasto con le parole del testo.
In Resto, invece, in cui collabora Francesco Verrone (bassista e autore), la chitarra diventa flebile per dar voce alla malinconia sussurrata e al tempo stesso lacerante di chi deve scegliere tra partire e restare nella propria terra, nonostante le difficoltà. Adesso si disperde nell’aria, avvolta in un Amore Indipendente, libero da ogni limite. Poi riprende corposità e, con un ritmo incalzante che si imprime veloce nella mente, introduce Uomini di Mare, in cui collabora Spina. E a lei si uniscono violoncello, tastiera e percussioni: un’atmosfera calorosa e vivace che dà colore al grigiore di chi è immerso in una vita monotona, priva di emozioni che scaldano l’animo, vuota.
Ora, invece, la nostra chitarra si riposa e, con un velo di stanchezza, comincia il suo racconto assieme alla voce di Moreno Naddeo. Caro Diario: il pensiero sussurrato di chi sente il peso delle parole insostenibile e si rifugia nel silenzio. Così ci si lascia avvolgere dalle sue braccia sicure, col rischio però di essere soffocati. Nell’introdurre Nella Mia Testa la chitarra resta in sordina, quasi impercettibile, lasciando spazio a una tastiera pacata e al contempo decisa. Pacata e decisa come la presenza di quella persona che occupa un posto costante nella nostra mente: “la più bella imbucata non richiesta” che, però, non abbandona mai i nostri pensieri. In Chi Troppo Pensa Muore la nostra amica a sei corde ritorna gioiosa. Ci racconta di un amore dolce e spensierato, che sorride al mondo senza porsi problemi. “Chi troppo pensa muore, chi troppo ama no”.
E infine nell’ultima traccia del disco La Stanza, il suo ritmo cantabile apre uno scenario sereno e leggero, in cui il violoncello si inserisce molto bene, donandogli corposità e profondità. È un inno alla semplicità, alla gioia scaturita dalle piccole cose della vita. Perché, in fondo, può bastarci anche solo una piccola stanza per stare bene.
E possono bastare, qui, queste semplici melodie cantate dalla voce, dalla chitarra e dagli altri strumenti che danno colore all’intera atmosfera. La loro delicatezza può bastare per rendere piacevole l’ascolto di questo disco.